LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LE
COLONIE EBRAICHE A BRINDISI
Documenti e ritrovamenti archeologici
hanno permesso di confermare la presenza di una fiorente
e numerosa comunità ebraica in Brindisi
sin dal IX secolo, anche se non si può escludere
una loro presenza antecedente.
Queste colonie di ebrei hanno vissuto a Brindisi alterne
vicende che li hanno visti talvolta scacciati dalla
città e talvolta invocati e favoriti, seguendo
la logica economica che da sempre li vede protagonisti
nella storia: possessori di cospicui capitali liquidi
(non potevano avere beni stabili) assumevano ruoli importanti
per le sorti economiche del popolo grazie ai loro prestiti,
che concedevano con forti interessi, un mercato che
si contendevano ai banchieri veneziani, genovesi e fiorentini.
Quando l'usura raggiungeva importi troppo elevati, per
la popolazione talvolta era utile nascondere dietro
argomentazioni religiose le motivazioni per allontanarli
e quindi non pagare i debiti contratti, per poi richiamarli
quando subentrava una crisi economica.
A
Brindisi il più antico ritrovamento ebraico sembra
essere quello risalente all'832, si tratta di una epigrafe
sepolcrale (foto a lato e
sotto) ritrovata nella zona di via Tor Pisana,
nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria, una zona
destinata a necropoli.
L'interessante pietra è oggi conservata nel Museo
Provinciale e riporta un lungo epitaffio in lingua ebraica
dedicata a Lea, una bella e giovane fanciulla morta
all'età di 17 anni, al quale viene chiesto che
per lei si aprano le porte del giardini dell'Eden (leggi).
Queste comunità, che esercitavano principalmente
il commercio di spezie, di preziosi, di sete e cotone
ed anche di schiavi, vivevano in un agglomerato di abitazioni
nel rione Giudea, non un ghetto confinate ma
un quartiere a loro riservato e separato dalla popolazione
cristiana, che corrisponde all'area collinare che va
dall'attuale chiesa dell'Annunziata sino alla Mena,
l'odierna Corso Garibaldi. La strada principale che
attraversava il rione era intitolata, nel 1321, come
"Ruga Lame Judayce", corrispondente all'attuale
via Giudea (toponimo ripristinato dopo le leggi razziali
fasciste che l'avevano trasformata in via Tunisi). Al
centro del quartiere vi era la chiesa dei SS. Simone
e Giuda, forse una precedente sinagoga, che nel 1565
era già in rovina.
Nel rione vi era anche una fontana "solo destinata
per servitio di quelle genti quando dimoravano a Brindisi,
acciò nè anche con l'acque si mischiassero
con i Cristiani".
In
epoca normanna la condizione degli ebrei in Brindisi
era migliorata rispetto all'età bizantina, in
questo periodo vi fu il passaggio degli ebrei dal dominio
diretto dei principi a quello dei vescovi, a cui era
dovuto il pagamento delle imposte.
Un documento del 1199 riporta un accordo tra Isacco,
giudice e probabile capo ebraico locale, insieme a importanti
cittadini e al comune di Brindisi, con i capitani delle
Repubblica di Venezia, al fine di non concedere ospitalità
nel porto alle navi dei pisani e dei genovesi, concorrenti
dei veneti. Lo stesso Isacco è uno dei
seguaci locali dell'ammiraglio Margherito ed esponente
di spicco del gruppo antifedericiano che tiene il controllo
della città durante il periodo anarchico, anch'egli
partecipa al saccheggio della chiesa di Santa Maria
del Ponte.
Sempre di epoca sveva è la concessione di libertà
voluta dall'imperatore Federico II, limitata
poi nel 1221 con alcune ordinanze. Lo stesso sovrano
nel 1231 protegge la colonia ebraica e gli concede "la
facoltà di concedere il pegno e il cambio",
per dare maggiore sviluppo all'economia, permettendo
agli stessi l'esercizio dell'industria e delle arti,
in particolare quello della tintoria dove gli ebrei
erano esperti, come dimostrato da una testimonianza
risalente al 1165 che informa della presenza in città
di 10 famiglie ebree che esercitavano quest'arte.
Seguirono
periodi di persecuzione con l'avvento degli angioini,
che instaurarono una politica antigiudaica. Fu fatto
obbligo per gli ebrei uomini indossare sul petto un
cerchio di panno di colore giallo tagliato orizzontalmente
nel mezzo, mentre per le donne vi era l'obbligo di un
copricapo color indaco. I giudei venivano aggrediti
dai cristiani "Cum fustibus seu lignis et armis"
e venivano obbligati a convertirsi al cattolicesimo,
oltre che a pagare forti tributi; i loro figli venivano
strappati violentemente alle famiglie per essere forzatamente
battezzati. Questa politica portò l'allontanamento
delle colonie dalla città. Nel 1409 le popolazioni
locali, che avevano sino ad allora sopraffatto in ogni
modo le comunità ebraiche, chiesero al re Ladislao
di permettere agli ebrei di prestare il denaro senza
incorrere nelle pene imposta da Stato e Chiesa, permettendo
anche interessi pari al 40-45% annui. Questa innovazione
portò un grande benessere alle colonie di giudei
pugliesi e di tutto il meridione per l'intero XV secolo,
che contrastava con le condizioni sempre critiche nel
resto d'Europa, tanto che vi fu un grosso afflusso di
ebrei stranieri.
Anche gli aragonesi furono favorevoli agli ebrei,
al quale fu permesso di avere sinagoghe e scuole. A
Brindisi vi sono documenti che confermerebbero la presenza
di una scuola ebraica ancora presente nel '500, ma non
è accertata la presenza di una sinagoga.
Il re Ferrante d'Aragona, spinto dai cittadini,
emanò un ordine di protezione degli ebrei poveri
presenti a Brindisi (1469) ma con la sua morte si scatenò
in tutto il regno l'odio contro questi gruppi: le popolazioni
ovunque si rifiutavano di restituire il denaro avuto
in prestito e vi furono persino violenze e saccheggi.
Per evitare la stessa sorte gli ebrei brindisini giocarono
d'anticipo e d'astuzia: con un atto pubblico del notaio
Nicola De Lacu rinunciarono al denaro prestato come
segno di riconoscenza ai cittadini per i favori da loro
ricevuti. Era il 1495.
Due anni più tardi l'intera colonia ebraica di
Brindisi, che contava 240 anime su una popolazione di
4000 persone, sospettando una nuova sommossa nei loro
confronti, decise di trasferirsi a Gallipoli mantenendo
i privilegi e le franchigie di cui godevano a Brindisi,
nel frattempo passata sotto la dominazione veneziana.
Nella città salentina furono ospitati e trattati
come normali cittadini, grazie soprattutto all'aiuto
economico che portarono al commercio locale. Da qui
pretesero il pagamento dei debiti brindisini rinunciando
all'accordo stipulato nel 1495, che si aprì un
contenzioso che durò per circa dieci anni.
Con il regno di Ferdinando il Cattolico vi fu
un inasprimento nei confronti di tutte queste comunità,
sino all'emanazione dell'editto di espulsione dal regno
di tutti gli ebrei (1510). Ma la mancanza di denaro
portò un forte rallentamento ai traffici commerciali
ed industriali, pertanto vennero nuovamente richiamati
da Carlo V nel 1520, per poi essere definitivamente
allontanati nel 1541. Dopo questa data non si sono più
avute notizie di comunità ebraiche a Brindisi.
Si
possono segnalare altri passaggi di queste comunità
nella città adriatica: una si riferisce all'esodo
di ebrei dalla Russia e da altri paesi orientali nel
1891, alcuni di questi giunsero in città e chiesero
la concessione di suoli per edificare le proprie case,
che gli fu accordata "si per senso di ospitalità,
sia perché si sperava un incremento economico
dalla presenza in città di ricchi ebrei".
Nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, in
località Bocche di Puglia venne istituito un
campo di concentramento e smistamento degli ebrei superstiti
provenienti da tutta l'Europa, in attesa di partire
per il loro nuovo stato d'Israele.
Sempre qui all'alba del 29 novembre 1956, dalla motonave
"Achylleos", sbarcarono a
Brindisi 86 profughi ebrei, in prevalenza italiani,
provenienti dall'Egitto da dove erano stati espulsi
dal governo di Nasser, a seguito della "crisi di
Suez". Molti di loro si erano imbarcati con i soli
oggetti personali e pochi soldi, lasciando tutti i beni
accumulati in anni di lavoro.
A Brindisi furono ospitati nel campo di "Bocche
di Puglia" dove furono accolti con solidarietà
e calorosa amicizia. Ripartirono nelle settimane successive
e in tanti rimasero in Italia. Di questa esperienza
parla Carolina Delburgo, all'epoca profuga di 10 anni
proveniente dal Cairo, nel suo libro di memorie "
Come
ladri nella notte
".
Immagini nel
testo (dall'alto verso il basso):
Epigrafe ebraica risalente al 832 d.C. scoperta a Brindisi
nei pressi di via Tor Pisana
via Giudea e via Annunziata oggi,
zone dell'area collinare del rione Giudea
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Documenti
correlati
» Brindisi
Porto di accoglienza nel Mediterraneo
Riferimenti
bibliografici
» Giacomo Carito - Brindisi - Nuova Guida,
1993
» Nicola Vacca - Brindisi ignorata,
1954
Sitografia
» Gli ebrei
a Trani e in Puglia nel medioevo - Tesi di laurea
di Emanuele Gianolio (web
link)
» Una nuova
Sion sulle rive dell'Adriatico (web
link)
Libri
sull'argomento:
» Angela
Frascadore, Gli ebrei a Brindisi nel '400.
Da documenti del Codice Diplomatico di Annibale
De Leo. 2002
» Carolina
Delburgo,
Come ladri nella notte
2006 |
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