Appuntamenti
AL VERDI
LOMAGGIO DI DANILO REA A ENRICO CARUSO
Ha per titolo «Omaggio
a Enrico Caruso» lo straordinario evento con protagonista
Danilo Rea, uno dei pianisti più creativi della
scena jazzistica nazionale e internazionale, in programma
al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi domenica 28 novembre,
con inizio alle ore 18. Un viaggio tra celebri arie
di grandi opere liriche, improvvisate e riarrangiate
da un pianista appassionato di improvvisazione. Danilo
Rea rende omaggio a uno tra i più grandi tenori
di tutti i tempi nel centesimo anniversario della scomparsa,
Enrico Caruso, con la partecipazione dellattrice
Barbara Bovoli, in veste di voce narrante, e la drammaturgia
di Alessandra Pizzi.
Biglietti disponibili
online alla pagina Vivaticket https://bit.ly/3nobHmf
e presso il botteghino del Teatro, aperto al pubblico
dal lunedì al venerdì, dalle ore 11 alle
13 e dalle 16.30 alle 18.30. Il giorno dello spettacolo
dalle ore 11 alle 13 e a partire dalle 19. Ingresso
consentito solo con Green Pass.
Lanima jazz
di Danilo Rea si intreccia con la ricerca e la passione,
incessanti, e nelloccasione la sua musica tratteggerà
episodi e aneddoti della vita di Enrico Caruso, raccontati
da Doroty Park, la moglie americana che sposò
il tenore: musica e traccia narrativa ricostruiscono
il filo biografico delluomo e dellartista
che più di ogni altro ha rappresentato la musica
italiana nel mondo. Dal suo arrivo a New York, in quel
tempio della musica che era il Metropolitan, sino al
rientro a Sorrento, prima della sua morte. Virtuosismi
musicali e racconti segnano così il profilo di
uno spettacolo che si propone come un tributo alla grande
musica dautore, alla grande tradizione musicale
italiana e internazionale, alla magnificenza dellarte,
omaggiando una delle icone più riconoscibili,
quel tenore napoletano che divenne più famoso
di Roosevelt, a cui Dalla dedicò una canzone
che porta il suo nome e che, a distanza di oltre trenta
anni dalla pubblicazione, resta tra le canzoni italiane
più famose nel mondo.
«Una popstar
ante litteram - ha detto Danilo Rea - nel modo in cui
ha vissuto e attraversato il suo lavoro, tra produzioni
discografiche, registrazioni e una vita senza troppe
regole. Quando ha smesso di sentire da un orecchio,
ha messo ancora più alla prova la sua voce, dunque
un uomo che ha fatto della sofferenza la propria forza
grazie alla coscienza del talento. Ha saputo essere
personaggio, un grande comunicatore che ha unito mondi
e appassionati cantando a modo suo, a volte a dispetto
dei puristi, spaziando con eclettismo tra forme e linguaggi
musicali».
Caruso risuona ancora
con la sua smisurata personalità. La carriera,
i trionfi, i palcoscenici, le ovazioni, il talento che
sfida la modernità, non sono che un pretesto
che lo spettacolo utilizza per tratteggiare il personaggio,
la sua dimensione che travalica il tempo. Larte
di Caruso è conservata nelle incisioni di vecchi
vinili, che girano ancora sui piatti dei grammofoni
da collezione, eppure levoluzione della tecnologia
non ha scalfito lintegrità dello scenario
artistico di quelle opere senza tempo. Una grande eredità
cui Danilo Rea attinge con tutta la sua anima jazz per
rileggere in divenire il genio e il divo.
Sullo sfondo linnovatore,
celebrato e rappresentato in ogni forma possibile, un
mito che ha saputo intercettare i prodromi della tecnologia
per diffondere la sua arte ponendosi come modello
di riscatto sociale. «Il mondo della cultura
- ha aggiunto Rea - a volte pone ostacoli al di fuori
di certa ortodossia tradizionale segnando un discrimine
tra corretto e non corretto. Credo che allepoca
Caruso sia stato amato più dal pubblico e dai
musicisti che dalla stessa critica».
Lo spettacolo di Danilo
Rea porta la firma di Alessandra Pizzi, dallideazione
alla drammaturgia. «Lidea mi è venuta
in mente leggendo uno dei tanti episodi sulla vita di
Caruso che nel 1903, contravvenendo al rigore dellepoca
e al giudizio della critica, fu tra i primi artisti,
in assoluto il primo interprete lirico, a consegnare
la sua voce alla modernità incidendo il primo
disco in vinile. Mi sembrava un pretesto imperdibile
per raccontare limportanza dellavvento della
tecnologia applicata alla musica e limportanza
che ha avuto nella sua divulgazione. Cosa sarebbe stato
della musica se non ci fossero stati i dischi? E quali
e quanti artisti oggi ricorderemmo? Da qui lidea
di chiedere a Danilo Rea di raccontarci, attraverso
la sua arte, quello che conosciamo e riconosciamo di
unopera e la sua capacità di evocare emozioni
ben oltre lesecuzione da maniera. Perché
se i metodi di riproduzione e di fruizione cambiano,
allora larte in sé si evolve conservando,
come in uno scrigno segreto, il valore del messaggio»

Ufficio
Stampa & Comunicazione
Fondazione Nuovo Teatro Verdi
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