Iniziative
IL CARCERE
INCONTRA RAFFAELE NIGRO
giovedì 12 dicembre
un progetto del TeatroDellePietre
Il progetto
del TeatroDellePietre entra
nel vivo. Dopo avere avviato a novembre il laboratorio
teatrale con il gruppo di detenuti che prenderanno
parte allo spettacolo sul brigantaggio di cui
sono già cominciate le prove (titolo
in via di definizione) giovedì
12 dicembre si terrà all'interno
della Casa Circondariale di Brindisi il primo
incontro di una serie di appuntamenti con l'autore,
dove nomi del giornalismo e dello spettacolo
terranno delle "conversazioni" con
i detenuti. Ad inaugurare é Raffaele
Nigro, giornalista e scrittore che
ha appena pubblicato per Rizzoli il romanzo
"Il custode del museo delle cere"
che include anche la storia di un brigante che
é stata il punto di partenza per la costruzione
dello spettacolo che vedrà la luce in
primavera il cui argomento sará proprio
il brigantaggio. Nigro, esperto di storia del
brigantaggio (numerosi sono i libri da lui scritti
dedicati proprio a questa triste pagina della
storia dell'unità d'Italia, troppo spesso
taciuta o ridotta a pochi capitoli nei libri
di storia. Il progetto del TdP, iniziato l'anno
scorso, si snoda in un percorso sociologico/spettacolare.
"Siamo convinti che utilizzare il mezzo
scenico per snidare tutte le resistenze per
sradicare il concetto di detenuto=insensibile
sociale sia una strada difficile ma che può
aprire piccoli varchi di fantasia sui muri della
stanza in cui avvengono gli incontri con i detenuti.
I pochi metri quadrati che ogni settimana ci
accolgono diventano di volta in volta lo sfondo,
la scenografia, il palcoscenico, la sala prove,
l'aula per la scrittura: un piccolo teatro concentrato,
un teatro inesistente eppure pulsante di vita"
affermano Marcantonio Gallo e
Fabrizio Cito.
Raffaele Nigro - ph.
Basso Cannarsa
"Con
il TeatroDellePietre abbiamo avviato un laboratorio
di teatro ma soprattutto di "esperienze"
con i detenuti, prefiggendoci principalmente
lo scopo di farli riflettere sulla loro condizione
e fornendo loro i mezzi adeguati per scrivere
del proprio "ruolo" di uomini privati
della libertà. Non é semplice,
non lo é per niente. A volte é
già difficile parlare in un contesto
in cui spesso sono gli occhi a raccontare e
a spiegare meglio delle parole, figuriamoci
scrivere, allineare parole e dare loro un senso
compiuto e soprattutto un significato e un valore."
aggiunge Gallo. "Dopo molte ritrosie e
qualche esuberanza ci siamo trovati inaspettatamente
di fronte ad una scrittura sospesa e indecisa,
ma potente e tesa, forte di un ermetismo sconcertante
ma in fin dei conti molto vera. Una scrittura
adatta ad essere applicata al teatro, di poche
parole e quindi concentrata e tesa più
al "riassunto" emotivo che ad una
narrazione vera a propria. Spesso, per sollecitare
la fantasia, abbiamo utilizzato la tecnica del
cut-up, portando in carcere frasi già
scritte da noi, pezzi di poesie e frammenti
e frasi tratte da libri, che hanno generato
una serie di "poesie/monologhi" brevi
e tragiche, a volte involontariamente comiche"
conclude Cito.
Rappresentazione teatrale
all'interno del carcere di Brindisi
Si ha sempre
l'idea - sbagliata - che i detenuti appartengano
ad una razza sconosciuta, o siano loro stessi
una categoria a parte, alieni capitati per caso
sulla terra. Invece sono uomini che continuano
ad avere le stesse esigenze di ogni altro essere
umano. Gallo e Cito forniscono loro un ideale
"manuale d'istruzioni" per muoversi
nella scrittura creativa e nella recitazione,
recuperando un approccio artigianale al mestiere
dell'attore o sarebbe meglio dire a quello del
teatrante, al guitto di strada che anticamente
improvvisava il "teatro" ovunque ci
fosse qualcuno ad ascoltare. "Ci interessa
molto questo aspetto: al contrario di quello
che fanno molte piccole compagnie di provincia,
che vogliono dare messaggi e si prendono così
sul serio da diventare ridicolmente autoreferenziali,
noi preferiamo esporre contenuti, e come moderni
cantastorie raccontare vicende in cui identificarsi.
Lo spettatore vuole l'affabulazione, l'intrattenimento
e il divertimento. A nessuno interessa calarsi
nella psicosi altrui, tantomeno quelle di registi
cosiddetti "impegnati": per noi il
contenuto di uno spettacolo deve coincidere
con il suo messaggio, di forma e non ultimo
estetico.
Marcantonio Gallo
La comunicazione
applicata al divertimento, al gioco e al significato
che ogni gioco contiene: questo é il
nostro obiettivo. In fondo recitare in inglese
e in francese si traduce con due termini che
indicano anche il gioco: to play e jouer. Negli
spettacoli del TdP convivono gli elementi del
gioco e del l'intrattenimento senza chiaramente
dimenticare quelli che sono gli strumenti e
il linguaggio comune per indicare un sentimento
di disagio, incertezza, inadeguatezza e ambiguità
delle relazioni umane di oggi; relazioni che
all'interno del carcere sembrano non esserci
ma che invece sono prepotentemente presenti
nei rapporti tra detenuti ma anche tra i detenuti
e il resto della società. Gli incontri
con l'autore sono pensati proprio per questo:
portare all'interno della struttura penitenziaria
la quotidianità di un incontro, la bellezza
di un dialogo, il concetto di racconto e ascolto
che é alla base del teatro ma soprattutto
della vita.
Dopo Raffaele Nigro, il prossimo appuntamento
(19 dicembre) vedrà protagonista Marco
Baliani, attore e scrittore di successo.
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