Ditegli sempre
di sì, lesilarante e caustica commedia
di Eduardo De Filippo con Carolina Rosi e Tony Laudadio,
per la regia di Roberto Andò, arriva sul palco
del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi. Appuntamento venerdì
27 gennaio, con sipario alle ore 20.30, con uno dei
primi testi scritti dal regista e drammaturgo napoletano.
Biglietti disponibili in botteghino, dal lunedì
al venerdì ore 11-13 e 16.30-18.30, e online
alla pagina rebrand.ly/DitegliSemprediSì. Info
T. 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.com.
Completano il cast Andrea Cioffi, Antonio DAvino,
Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Nicola Di
Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo
DAmato, Gianni Cannavacciuolo e Boris De Paola.
In un perfetto equilibrio
tra comico e tragico, fra pirandellismi e spontanee
risate, lo spettacolo si sviluppa intorno ai tipici
equivoci eduardiani e al personaggio centrale che
non manca mai nella commedia del grande drammaturgo.
Uscito dal manicomio, Michele Murri sembra perfettamente
guarito: cortese attento, affabile. Invero, vede la
realtà a modo suo prendendo alla lettera ogni
iperbole o metafora, staccando bottoni, creando confusione:
se la sorella zitella dice che le piacerebbe sposare
il vicino di casa, corre in giro a raccontare di questo
matrimonio; se un amico di famiglia giura che farà
pace con il fratello solo da morto, ecco che si affretta
a mandare un telegramma con la mesta notizia. Così
lamico prima manda una corona, poi si presenta
in casa. Panico, sconcerto, poi risate e riconciliazione
tra i due fratelli. Un altro vicino dà del
pazzo a Luigi Strada, un giovanotto che corteggia
la figlia. Luigi è un attore e poeta scapestrato,
con cui Eduardo figura la cialtroneria di alcuni rappresentanti
della categoria. Michele lo apprende e si attiva per
tagliare la testa al povero innamorato: perché
la testa - ne è convinto - è il luogo
in cui si annida la pazzia. Troppa allucinata coerenza
riporta inevitabilmente il povero matto in manicomio.
Pazzia candida e pietosa, indirizzata al bene comune.
Ditegli sempre
di sì è una delle prime opere
eduardiane: due atti, scritti nella seconda metà
degli anni Venti e andati in scena in principio quando
ancora il drammaturgo napoletano lavorava nella compagnia
di Vincenzo Scarpetta, che saranno consegnati per
iscritto alla Cantata dei giorni pari
in due versioni, una del 1932 e una, con la suddivisione
in scene, datata 1927 e rimasta poi definitiva. La
commedia rientra tra quelle registrate per la Rai
nel ciclo degli anni Sessanta. Nel prologo Eduardo
la presenta dicendo: «Eccomi a voi. Non cè
filosofia nella farsa che recito stasera, ma un personaggio
della vita vera, un tal dei tali affetto da follia.
Non cè tesi specifica, né un fatto,
ma cosa pensa e come vive un matto. Allora è
un dramma, mi direte voi, io vi rispondo è
una tragedia nera, ma non è nostra. E
la tragedia vera diventa farsa se non tocca noi. Ditene
male del lavoro mio, ma la pazzia non lho inventata
io. Divertitevi dunque, riflettendo che ognuno può
trovarselo davanti un vero matto e accade a tutti
quanti di commuoversi e ridere piangendo. Riderebbe
persino un missionario a contatto ad un folle. Su
il sipario».
Roberto Andò,
reduce dalla regia del film La stranezza
(2022), si cimenta nella sua prima esperienza eduardiana
proponendo una versione efficacemente originale che,
nel rispetto dei profili pirandelliani dei personaggi,
restituisce il giusto equilibrio tra pazzia e normalità
lasciando allo spettatore la scelta del tratteggio
che vuol far prevalere: un lavoro che contribuisce
allopera di valorizzazione del patrimonio culturale
della più grande famiglia teatrale napoletana,
nella quale è da tempo impegnata Elledieffe,
la compagnia di teatro di Luca De Filippo diretta
proprio da Carolina Rosi. «Michele Murri - ha
detto il regista - vigila sullo sguardo degli altri,
svicola dal senso delle parole e delle intenzioni
assumendone la letteralità. Quante volte ciascuno
di noi lo ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche
facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti,
è un forsennato contestatore della vita e del
suo senso. La prima versione della commedia risale
al 1925 e dunque è la prima volta che in un
lavoro di Eduardo compare la follia. Il tema della
pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi,
ma di solito è giocato al rovescio con un sano
che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre
di sì il protagonista è pazzo
davvero. Tra porte che si aprono e si chiudono, menzogne,
illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in
un clima pirandelliano privato tuttavia della sua
filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.
Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle
apparenze assume un andamento beffardo, sino a sfiorare,
nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto,
una forma spiazzante». Malgrado il successo
della prima messinscena ad opera della compagnia Scarpetta
nel corso delle stagioni del teatro umoristico, Ditegli
sempre di sì da un certo punto in poi
venne messa da parte. Si ritiene per attenuare, dopo
la separazione artistica dei due fratelli De Filippo,
il ricordo dellinterpretazione di Peppino nei
panni di Luigi Strada.
Brindisi, mercoledì
25 gennaio 2023