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Teatro, Carlo
Buccirosso in "La rottamazione di un italiano perbene"
Carlo Buccirosso
in scena a Brindisi nei panni di un imprenditore, un
comune italiano perbene, deciso ad accusare lo Stato
di istigazione al suicidio per l’insopportabile
cappa di tasse cui è obbligato: una commedia
divertente ma che invita a riflettere sulle conseguenze
della oppressione e della invasività del Fisco.
Appuntamento al Nuovo Teatro Verdi martedì 3
marzo, con sipario alle ore 20.30. Prima dello spettacolo,
nel foyer sarà protagonista la danza contemporanea
con una performance di Sam Amos dedicata al tema della
solitudine e dell’isolamento.
Carlo Buccirosso arriva
per la prima volta al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi
con una commedia tra le più divertenti del suo
repertorio, degna della migliore tradizione napoletana,
«La rottamazione di un italiano perbene»,
in arrivo martedì 3 marzo con sipario alle ore
20.30. È attiva la promozione 2x1 che consente
l’acquisto combinato con lo spettacolo «Non
è vero ma ci credo» con Enzo Decaro (12
marzo), al prezzo di un solo biglietto. La promozione
è disponibile solo per posti di poltrona e galleria
presso il botteghino del Teatro (T. 0831 562554).
Prima dello spettacolo,
alle ore 20, il foyer farà da scenario al decimo
appuntamento del «Brindisi Performing Arts»,
il festival internazionale di arti performative organizzato
dalla AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica con la
direzione artistica del coreografo Vito Alfarano. Al
Verdi sarà protagonista Sam Amos, fondatore della
compagnia di danza «TrashDollys» con sede
a Bristol, con «5 days of falling», una
performance che esplora la solitudine e l’incapacità
dell’uomo di esprimere emozioni. Un viaggio tra
fisicità, parole e musica nell’immaginario
di un ragazzo che combatte contro l’isolamento.
L’Arts Council England, l’agenzia statale
di sviluppo per l’arte e la cultura in Inghilterra,
sostiene il progetto di Amos per la produzione di un
cortometraggio.
«La rottamazione
di un italiano perbene» è firmata da Carlo
Buccirosso e tratta da un’altra sua commedia,
«Il Miracolo di Don Ciccillo», sua anche
la regia e il ruolo di protagonista. Alberto Pisapìa
è un ristoratore sull’orlo del fallimento.
Non passa giorno che non riceva una cartella esattoriale.
A causa della crisi economica in cui versa il Paese
e che si ripercuote sulla sua attività commerciale,
aggiunta ad alcuni investimenti avventati consigliati
dal fratello, suo avvocato e socio in affari, Alberto
è ormai bersaglio sensibile di Equitalia. La
pressione è insostenibile: la casa è ipotecata
e non ci sono più risorse. Alberto è in
preda a un esaurimento nervoso aggravato dalla freddezza
arcigna della suocera, integerrimo funzionario della
Agenzia delle Entrate che non ha alcuna intenzione di
aiutarlo. Nemmeno l’amore della moglie, di cui
anzi sospetta il tradimento, e le cure altrettanto amorevoli
dei figli sembrano riportarlo alla lucidità e
mostrargli una realtà diversa da quella che vede.
In Alberto prende campo sempre più il pensiero
della morte: la sua o quella della suocera.
Da questa grave e
tristemente realistica condizione, Carlo Buccirosso
crea e dirige una commedia divertente giocando sulla
costruzione di ruoli sempre in tensione tra loro, credibili
seppure molto caratterizzati. Una pièce irriverente
che ha l’indiscusso merito di essere una rappresentazione
corale. «La commedia nasce dieci anni fa - ha
detto Buccirosso - e prende le mosse da un’esperienza
personale, ora però l’ho riscritta con
più consapevolezza anche alla luce dei molteplici
episodi di suicidio di imprenditori strangolati dal
Fisco. Una scrittura decisamente più coraggiosa
e matura».
Il protagonista affronta
difficoltà e ossessioni con grande ilarità
e sagacia, riuscendo a riportare lo spettatore all’essenzialità
delle cose attraverso un percorso di risate ma anche
di riflessioni. «È la cifra delle mie commedie
- ha sottolineato l’attore e regista -. Mi piace
affrontare problemi sociali con grande ironia, che tuttavia
non deve far perdere la drammaticità di fondo.
Affronto il teatro e la scena come si deve affrontare
la vita, l’ironia è la medicina giusta,
penso ad esempio alla nevrosi che stiamo vivendo in
questo periodo». Pisapìa si ritrova al
centro di un dramma economico-esistenziale che fa fatica
a risolvere, di certo l’uomo non trova la forza
di patteggiare con lo Stato e quindi temporeggia in
una estenuante lotta contro cavilli e burocrazia. «Il
punto è proprio questo - ha aggiunto Buccirosso
-. Lo Stato prima ti soffoca e ti opprime, poi ti tende
la mano proponendoti la rottamazione delle cartelle
come soluzione dei tuoi guai. Ma è una finta
soluzione perché se il cittadino malcapitato
avesse la forza di iniziare una battaglia giudiziaria,
probabilmente alla fine non pagherebbe nulla. Ma scendere
a compromessi spesso è la via più comoda
per evitare spese, attese e lungaggini snervanti. Per
questo la rottamazione conviene solo allo Stato».
Infine, una riflessione sullo stato della commedia napoletana.
«Il teatro non è un affare - ha concluso
-. Io ci metto tutti gli ingredienti della tradizione,
come se fosse una ricetta. Penso alle scenografie, alle
storie che parlano della famiglia, quelle nelle quali
il pubblico si possa riconoscere. Io scrivo quando ho
qualcosa da dire, da raccontare, quando incontro un
problema che mi ispira e che sento particolarmente.
Non vedo continuità di tradizione, la crisi del
teatro è anche una crisi di testi e di drammaturgia».
Lo spettacolo sottolinea
come al solito la straordinaria prova di Carlo Buccirosso,
al cui fianco si fa apprezzare un gruppo di attori affiatato
e complice. Stupenda la voce di Donatella De Felice
nei panni della moglie, esilarante Davide Marotta in
quelli del postino, la cognata svampita di Fiorella
Zullo, il cognato doppiogiochista di Peppe Miale. Frizzanti
e complementari i due fratelli: Elvira Zingone e Giordano
Bassetti, come pure Gino Monteleone (il sacerdote),
Matteo Tugnoli (il filippino) e Tilde De Spirito (la
suocera). Le scene sono di Gilda Cerullo e Renato Lori
che rappresentano nel primo atto una camera da letto
di una casa della media borghesia e nel secondo la cucina
del ristorante di Alberto, il “Picchio Rosso”.
Si comincia alle ore
20.30
Durata: 120 minuti (due atti)
Info www.nuovoteatroverdi.com - T. (0831) 562 554 -
229 230




La rottamazione di un italiano
perbene - ph Gilda Valenza
Comunicato
UFFICIO STAMPA FONDAZIONE NUOVO TEATRO VERDI
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