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I GIARDINETTI, in un secolo numerosi cambiamenti
La piccola area verde pubblica è da sempre uno dei principali luoghi d'incontro dei brindisini, custodisce memorie e tante storie di vita cittadina. Nei primi anni del '900 era destinata a scomparire

Il piccolo giardino di piazza Vittorio Emanuele II è un'area di circa duemila metri quadri racchiusa tra Corso Garibaldi, via san Francesco e il lungomare, donata dalla famiglia Villanova alla città verso la fine dell'Ottocento. Durante l'ultimo secolo questo grazioso spazio verde pubblico ha subito notevoli cambiamenti negli elementi vegetativi e nelle opere architettoniche, come testimoniamo le numerose immagini d'epoca che raccontano e documentano le tante trasformazioni subite dai "giardinetti", come da sempre i brindisini preferiscono chiamare quest'area dedicata al passeggio e al relax, un prezioso luogo della memoria che custodisce una pluralità di piccole storie e situazioni della vita cittadina.


I Giadinetti visti dall'alto (ph. Tasco, 2005)

Nel 1897 l'intera area circostante era racchiusa in un vasto recinto del quale facevano parte l'ufficio della delegazione marittima e la Dogana, all'interno ricadevano inoltre il chiostro e il giardino dell'ex convento dei padri di san Francesco di Paola, fabbricati dove attualmente ci sono l'ufficio postale e il Comando Gruppo della Guardia di Finanza, ma anche il piccolo giardinetto pubblico dedicato al primo sovrano d'Italia sul trono dal 1861 al 1878. In prossimità dell'area verde sorgeva l'antico palazzo della regina Giovanna (Casa della Corte, XIV secolo) e il varco della Porta Reale, demolita durante i lavori al porto diretti da Andrea Pigonati, i cui resti sono stati rinvenuti nel 2012.


I Giardinetti ai primi anni del Novecento

La denominazione della piazza, dedicata al protagonista con Cavour e Garibaldi dell'unificazione nazionale, venne poi confermata nel 1900 dall'apposita commissione incaricata dalla Giunta Comunale per "proporre i nomi da darsi alle vie anonime e a quelle ripetute" [1], sulla base della legge sul censimento generale del regno. Il Consiglio Comunale deliberò a larga maggioranza quasi tutte le proposte presentate dai delegati Alfredo Mazari-Villanova, Giustino Minunni, Baldassare Terribile e Giuseppe Nervegna, convalidando alcune definizioni già in vigore e modificandone altre, ad eccezione di Largo Duomo, che su mozione del consigliere Ernesto Bianchi da quel giorno venne chiamata Piazza Antonio Balsamo, di via Marina che su invito del sindaco cav. Federico Balsamo assunse il nome di via Regina Margherita, e di via San Benedetto che su proposta del consigliere Antonio Sierra sostituì via Giovanni Bovio.


I Giardinetti di Piazza Vittorio Emanuele II

La più antiche fotografie dell'area mostrano un giardino particolarmente ricco di vegetazione, con folte siepi sempreverdi e diversi alberi di pino, il piccolo parco venne poi integrato con alcune piante di palme ornamentali e da dattero tipiche dell'area mediterranea, che ricordiamo presenti sino a pochi anni fa, quando furono irrimediabilmente compromesse dagli attacchi del famigerato punteruolo rosso. Altre immagini risalenti ad epoche più recenti evidenziano l'intervento di sfoltimento delle piante, la creazione di una serie di aiuole con bassi cordoli e l'introduzione di alcune caratteristiche panchine semicircolari in pietra; la vegetazione era sempre lussureggiante, ma la sistemazione dei vialetti permetteva una più adeguata sosta all'ombra, utile a godersi una temperatura estiva mitigata anche dalla vicinanza del mare.
Nel 1904 il giardinetto venne salvato dalla programmata distruzione decisa dal Ministero delle Poste e Telegrafi, ed approvata dal governo comunale, che qui voleva costruire il palazzo dove riunire gli uffici postali, telegrafici e telefonici. Fortunatamente l'energica e ferma campagna di opposizione messa in campo dalla stampa locale dell'epoca, fortemente appoggiata dal ceto commerciale brindisino ben rappresentato dal "convincente" Edoardo Musciacchio, scongiurò la gravissima decisione, al contrario venne presa in considerazione l'idea proposta proprio dai giornalisti e commercianti locali di edificare il nuovo palazzo delle poste in Piazza Mercato (oggi della Vittoria), espropriando "quel vecchiume di casupole che fanno brutta mostra nel punto più centrale di Brindisi" [2]. Fu così preservato il modesto spazio a giardino ritenuto essenziale allo sviluppo commerciale del porto, "l'unico adiacente alla banchina centrale del nostro porto" [3]. Ricordiamo che dopo la distruzione del Parco della Rimembranza, l'area a ridosso dello scalo portuale è stata per decenni l'unica zona a verde urbano del centro cittadino, un triste primato difficile da dimenticare.

Il prof. Alberto Del Sordo ricorda che tutte le domeniche, sino al 1915, qui si esibiva la banda musicale per allietare la vita dei cittadini [4]. Subito dopo la fine del primo conflitto mondiale nel giardinetto venne sistemata la Fontana dei Delfini, un elemento architettonico che ha sempre caratterizzato l'oasi verde: la si vede raffigurata in numerosissime immagini d'epoca ed è presente in quasi tutti gli album fotografici di ogni famiglia brindisina e in chissà quanti archivi privati dei tanti turisti stranieri che in quest'area hanno sostato per ore prima dell'imbarco sui traghetti diretti in Grecia. La fontana fu realizzata nel 1876 in sostituzione di quella chiamata "Crisostomo", in principio venne sistemata nel piccolo piazzale triangolare tra l'attuale corso Umberto I e via Cesare Battisti (all'epoca via delle Ferrarie) e veniva alimentata dalla condotta idrica realizzata nel 1618 dal regio governatore Pedro Aloysio De Torres per porre rimedio alla carenza di acqua potabile all'interno della città. L'aspetto della fontana è rimasto sempre lo stesso, ovvero con un "circolo a rosone" nel cui centro è posta una vasca in marmo poggiante su una base quadrangolare alta circa un metro. Nel mezzo di questa vasca si vede il "gruppo di tre faune marine a foggia di piramide, il cui vertice è formato dalle code" [5], dalla bocca di questi delfini sgorga l'acqua "con abbondante zampillo", che si versa, attraverso quattro piccole aperture, nel sottostante catino "a circolo in pietra vesuviana". Nel 1897 la fontana fu spostata in piazza Baccarini, proprio di fronte al Palazzo Montenegro, allora sede della Peninsular and Oriental Steam Navigation Company, la società proprietaria dei piroscafi della Valigia delle Indie. Tale esigenza fu avvertita dall'amministrazione comunale al fine di poter dotare l'area portuale di una necessaria fonte d'acqua, nell'occasione fu prolungata l'antica condotta idrica sino al lungomare. Il terzo e ultimo trasferimento avvenne nel 1918, quando la fontana fu portata nella sede attuale, anche se nei primi anni Ottanta si ipotizzò un ritorno nel luogo precedente, mai concretizzato.

Ad arredare il giardino contribuì anche la scultura del busto di Virgilio, commissionato nel 1930 dal Comune di Brindisi all'artista leccese Raffaele Giurgola in occasione del bimillenario della nascita del sommo poeta latino. L'opera fu posta al centro di una aiuola dove rimase per diversi anni, prima di essere spostata all'interno della Scuola Media intitolata all'autore dell'Eneide. Ne prese il posto il gruppo scultoreo sempre dedicato a Virgilio realizzato da Floriano Bodini, uno dei massimi esponenti dell'arte contemporanea nel secondo Novecento. La bella e suggestiva scultura in marmo bianco di Carrara, qui collocata nel 1988, rischia frequentemente di essere danneggiata per quella antipatica consuetudine che hanno alcuni ragazzini di arrampicarsi e cavalcare le figure simboliche di cui è composta, sotto l'occhio compiaciuto dei loro genitori.


La Fontana dei Delfini

I Giardinetti sono stati da sempre considerati un luogo del cuore per la loro semplice ma efficace funzione sociale e ricreativa svolta nel contesto urbano: oltre ad essere l'area ideale per la sosta a due passi dal mare, qui venivano ospitati alcuni piccoli eventi, come l'irrinunciabile appuntamento con il teatrino domenicale dei burattini. Un rituale irrinunciabile era fermarsi per bere e rigenerarsi alla fontanella che era alla base della palma, c'è chi non dimentica i vari chioschetti dei gelati e panini che nel tempo si sono alternati. Per anni, durante tutta l'estate, lo spazio interno veniva interamente occupato per il bivacco dei numerosissimi turisti in attesa dell'arrivo del treno nella vicina stazione marittima o dell'imbarco sui traghetti. Agli inizi del nuovo millennio c'è stato un ulteriore intervento su questo storico "monumento vivo", il suo aspetto si è ancora una volta modificato con l'eliminazione dei cordoli in pietra, della pavimentazione sconnessa e delle bordure di oleandri e pitosfori, spesso infettati da fastidiosi afidi e dall'antiestetica fumaggine, furono introdotti alcuni interessanti esemplari di ulivi tipici della campagna pugliese, ed ampliate le aree a prato. Un'azione che ha gradevolmente cambiato la fisionomia originaria di questa piazza-giardino, valorizzandola esteticamente.

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 241 del 11/03/2022

Fotogallery - clicca per ingrandirle
Il busto di Virgilio
La fontanina
Turisti nei giardinetti
 
Turisti nei giardinetti
I giardinetti e la fontana
Giardinetti e Fontana dei Delfini
 
I Giardinetti negli anni '70
I Giardinetti
I Giardinetti
 

Bibliografia:
[1] Archivio di Stato di Brindisi, delibera del Consiglio Comunale del 8/11/1900 n.71
[2] La Città di Brindisi - anno V n.1 del 8/1/1904
[3] La Città di Brindisi - anno IV n.45 del 18/12/1903
[4] Alberto Del Sordo. Toponomastica brindisina, il centro storico, 1990 (pag. 111)
[5] Ferrando Ascoli. La storia di Brindisi scritta da un marino, 1886

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