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Monumenti - LA DIFESA DELLA COSTA NEL CORSO DEL TEMPO - 4

di Gianluca Saponaro

LE ARMI, L’ARTIGLIERIA
Le torri avevano pianta quadrangolare proprio per posizionare l’artiglieria sui quattro fronti, infatti ne erano usati di diversi tipi:

  • l’Alabarda, tipo di ascia da combattimento a punta, tagliente da entrambi i lati;
  • le Balestre, molto antiquate;
  • gli Archibugi, tipo di fucile leggero;
  • il Bastardo, pezzo di artiglieria che non rispettava le proporzioni ordinarie;
  • la Colubrina, si indicavano quei pezzi di artiglieria che risultavano più lunghe dei corrispondenti cannoni;
  • Il Moschetto, il più piccolo pezzo di artiglieria che venne a sostituire progressivamente il più antiquato archibugio;
  • la Spingarda, Il Falcone ed il Falconetto erano pezzi d’artiglieria che lanciavano palle di pietra.
  • Il Sagro ed il mezzo Sagro, pezzo di artiglieria molto utilizzato nel ‘500 e ‘600;
  • Mortaretti, una sorta di fuochi d’artificio.

I SISTEMI DI DIFESA

  • Difesa “Piombante" si usava lanciare dei sassi, sostanze infiammate, liquidi bollenti o con le armi attraverso le caditoie che servivano anche per far defluire l’acqua;
  • Difesa a "Tiro ficcante" tipica difesa con le piccole armi da fuoco, pistole di piccolo e medio calibro e con l'utilizzo anche della balestra;
  • Difesa a "Tiro radente", questo tipo di difesa veniva realizzato con delle armi da fuoco che venivano poste in un locale detto casamatta con varie feritoie o troniere, dove venivano piazzate le armi da fuoco caricate a mitraglia, cioè con pezzi di ferro, chiodi, catene e tutte quello che poteva servire per spazzare via eventuali assalitori in linea orizzontale;
  • Difesa a "Tiro angolato", questo tipo di difesa si effettuava con armi pesanti che venivano piazzate sopra i tetti delle torri e che avevano bisogno di una angolazione per colpire il bersaglio che si trovava ad una certa distanza.


Esempio di Difesa Piombante (da www.icastelli.org)

L’EQUIPAGGIAMENTO

  • Oltre alle armi personali e a quelle poste sopra i tetti, le torri ed i torrieri disponevano di fascine di legna o di stoppie per le segnalazioni notturne comunemente dette fani. Il numero di fiaccole accese corrispondevano alle imbarcazioni nemiche o amiche avvistate;
  • Vecchie gomene (corde per l'attracco delle navi) che venivano accese durante il giorno per segnalare con il fumo l'eventuale avvicinarsi di navi nemiche o amiche;
  • Il carbone veniva usato per riscaldarsi nei giorni di freddo eccessivo e di grande umidità;
  • Alcune delle torri di maggiore importanza, per la dimensione e il posto dove erano costruite, venivano dotate anche di cannocchiali;
  • Altri modi di comunicare un allarme potevano essere acustici, con campane, corni, o, dopo l’introduzione delle artiglierie, con lo sparo di cannoncini;
  • Un altro interessantissimo strumento in dotazione ai torrieri era la "brogna" una comunissima conchiglia di grosse dimensione che con il suo suono serviva ad avvisare le genti nei pressi della torre dell'approssimarsi di un nemico.

Ma in realtà, se anche le torri più importanti erano provviste di bocche da fuoco leggere, la disponibilità di armamenti era spesso molto scarsa, mancavano le munizioni e la difesa veniva affidata ad archibugi e moschetti, la cui efficacia, soprattutto nella difesa ravvicinata era scarsa o nulla. Quindi per i pirati costituivano uno scarso deterrente. Le incursioni lungo le coste, infatti, non diminuirono, le cronache del tempo ne parlano diffusamente: per esempio nel XVII secolo Maruggio e Torchiarolo vennero saccheggiate; anche a Brindisi nel 1676, per ben due volte, e curiosamente i pirati turchi sbarcarono proprio nella zona di Punta Penne. Questi avvenimenti evidenziano così l’inefficienza del sistema difensivo e paradossalmente spesso gli sbarchi avvenivano proprio vicino alle torri!

CLASSIFICAZIONE
Le strutture difensive possono essere raggruppate in otto tipi diversi:

  1. Torri Tipiche del Regno: a base quadrata, tronco piramidali, con tre o più caditoie in controscarpa per lato. A loro volta possono esserw suddivise in piccole medie e grandi;
  2. Torri Troncopiramidali a base quadrata con tre o più caditoie a filo scarpa;
  3. Torri Troncopiramidali a base quadrata con nessuna caditoia visibile, c’è da dire però che in origine è probabile la loro presenza, poi crollate;
  4. Torri della “serie di Nardò” o “tipo masseria”: a base quadrata tronco piramidale, cornice toriforme marcapiano che divide la parete verticale da quella a scarpa, sono le più grandi perché utilizzate come sedi di comando, stipare merci e radunare uomini;
  5. Torri a pianta circolare: suddivisibili a loro volta in grandi, medie e piccole sono tipiche dei periodi precedenti l’editto del 1563;
  6. Torri a base quadrata, con caratteristiche atipiche: ad esempio senza basamento a scarpa o in materiale differente come Torre Mattoni sul fiume Bradano;
  7. Torri ottagonali, a forma di stella dette anche a cappello di prete: è il caso, per esempio, di Torre S. Giovanni Marittima ad Ugento, Torre S. Sabina vicino Carovigno, o Torre S. Pietro in Bevagna vicino Manduria;
  8. Ci sarebbero anche Torri non riconosciute, che non possono essere ascrivibili ad alcuna tipologia in quanto presentano caratteri architettonici non uniformi e abbastanza variegati. Un esempio è costituito da Torre Fiume a S. Maria al Bagno.

Torre a stella di Santa Sabina
Torre Santa Sabina, a forma di stella

DAL XVIII AL XX SECOLO
Tra il XVIII e XX secolo le torri hanno subito trasformazioni, alcune abbattute, altre cedute a privati. Furono anche utilizzate per l'isolamento degli infetti durante le epidemie, specie nel XVIII secolo, quale cordone sanitario. Le coste inoltre si arricchirono con la costruzione dei fari. Nel XX secolo ed in particolare tra le due guerre mondiali entrarono a far parte del sistema difensivo dello Stato Italiano, con la costruzione nelle vicinanze di batterie militari, casematte, rifugi, polveriere per esempio sul litorale di Brindisi vi era il cosiddetto “Cerchio di Fuoco” come fu retoricamente denominato dal regime, che doveva difendere la città ed il territorio circostante.
Attualmente le condizioni di queste sentinelle è molto variegata, alcune restaurate per strutture ricettive turistiche, abitazioni private, altre ancora utilizzate come sedi dei comandi locali delle forze dell’ordine: polizia, carabinieri, guardia di finanza; ma la maggior parte sono completamente abbandonate, diroccate a causa dell’azione dei venti, del mare, dell’uomo e vicine al crollo.


Batteria militare Menga - Punta Penne (ph. Mario Carlucci)

Nella speranza che in un prossimo futuro possano essere recuperate, inserendole nella più generale riqualificazione delle coste e che non siano più avamposti contro i nemici ma punti di incontro, scambio tra popoli e culture diverse.

 

BIBLIOGRAFIA

  • R. Caprara, Le torri di avvistamento anticorsare nel paesaggio costiero; in “La Puglia ed il Mare”, a cura di D. Fonseca, Milano, 1988.
  • M. Cati – F. Pontrelli, Sentinelle di pietra: le torri costiere nel brindisino; in Dal mare… verso il mare, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brindisi, Brindisi, 2005.
  • V. Faglia, Censimento delle torri costiere nella provincia di Terra d’Otranto, Roma, 1978.
  • G. Cosi, Torri Marittime di Terra d’Otranto, Galatina (LE), 1992.
  • G. Carito, Brindisi: Nuova Guida, Brindisi, 1993.
  • G. Carito – P. Bolognini, La Guida di Brindisi, Capone Editore, 1995.
  • AA. VV., Castelli torri ed opere fortificate di Puglia, a cura di R. De Vita, Bari 1974.
  • F. Ascoli, La Storia di Brindisi scritta da un marino, Rimini, 1886.
  • G. Roma, 200 pagine di Storia Brindisina nella Millenaria Tradizione del Cavallo Parato, Brindisi, 1969.
  • G. Maddalena – F. P. Tarantino, Torre Cavallo, in ALEPH, n. 9, Brindisi, dicembre 1986.
  • P. Camassa, Guide to Brindisi, Brindisi, 1897.
  • G. Maddalena – F. P. Tarantino, Delle insegne che ancora veggonsi nella città di Brindisi, Editrice Alfeo, 1989.
  • R. Alaggio, Brindisi medievale. Natura, santi e sovrani in una città di frontiera, Editoriale Scientifica, 2009.
Documenti correlati:
» Scheda sulle Torri Costiere del litorale brindisino - a cura di Gianluca Saponaro
» Salviamo le Torri Costiere Brindisine - a cura del Gruppo Archeologico Brindisino
 

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