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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

IL NUOVO TEATRO VERDI

Nel 1965, la Giunta municipale appena insediatasi propose al Consiglio di realizzare, sull'area di risulta del teatro, un "complesso edilizio costituito da un edificio a carattere commerciale o rappresentativo e da un cinema-teatro per 1100-1200 posti a strutture indipendenti ma con linee architettoniche unitarie".
Solo il cinema-teatro sarebbe stato di proprietà comunale; il resto del complesso sarebbe rimasto di proprietà dell'impresa aggiudicataria, a compenso dei lavori dell'intera costruzione.
Il 28 febbraio 1966 l'impresa CISET di Brindisi propose al Comune, in cambio dell'area resa libera dal "Verdi", la costruzione di un teatro-cinema da 1600-1700 posti nel rione di San Pietro degli Schiavoni, in cui era stata appena riportata alla luce - a seguito dell'abbattimento di abitazioni fatiscenti - un'interessantissima insula della Brindisi romana, cancellata dopo il terremoto del 3 dicembre 1456 e il rifacimento del rione da parte degli immigrati schiavoni, albanesi e greci: un tratto di cardine lungo 55 metri con resti di edifici e pavimenti musivi. Su quest'area si era pensato inizialmente di costruire il nuovo Palazzo di Giustizia, che aveva allora sede nel vicino palazzo Granafei-Nervegna (metà del sec. XVI).
L'impresa CISET presentò in quell'occasione un originale progetto dell'architetto romano Enrico Nespega: un'imponente struttura d'acciaio sospesa sugli scavi archeologici, che sarebbero stati così preservati ed esposti, senza ostacoli dovuti agli elementi portanti dell'edificio da costruire, alla vista dei cittadini e dei forestieri. Come avrebbe detto in seguito il Soprintendente ai Beni Archeologici dell'epoca, il prof. Stazio, "invece di portare i reperti in un museo, si è edificato un luogo di cultura sopra i reperti". Lo stesso architetto Nespega, che ha operato molto in tutta la provincia, è autore tra l'altro del Piano Regolatore Generale di Brindisi e del Piano


L'inerno del nuovo teatro nel 2002

Particolareggiato del Rione di San Pietro degli Schiavoni (dove sono in corso i lavori di ripristino e di riutilizzo dei locali, adibiti ad abitazioni e a varie attività, per la riqualificazione di tutta l'area circostante il nuovo teatro).
La proposta fu accolta e il secondo teatro "Verdi", concepito secondo criteri di polivalenza, con particolare riguardo ai congressi per merito dell'impianto di traduzioni simultanee, è - dopo 36 anni dall'idea che ha generato il progetto esecutivo - una splendida realtà (sintesi straordinaria di oltre duemila anni di storia brindisina), pronta a cominciare la sua vita al servizio non solo della cultura cittadina, ma anche della crescita civile e del progresso economico e sociale dell'intera provincia.

Testo di Roberto Piliego

Nota redazionale
Il Teatro dispone di 1246 posti a sedere, di cui 800 in platea. Per le dimensioni del palcoscenico in legno, 600 mq, è al terzo posto (dopo il San Carlo di Napoli e il Bellini di Catania) tra i teatri più grandi del Mezzogiorno.
E' stato inaugurato, la prima volta, il 12 novembre 2002 con un concerto del maestro Accardo. Per lavori di adeguamento alle norme di sicurezza è rimasto chiuso sino alla nuova inaugurazione del 20 dicembre del 2006, con il concerto diretto dal maestro Riccardo Muti.
Sull'ingresso spicca il bassorilievo realizzato da Amerigo Tot, "un pannello monocromo composto, in impasto cementizio vinato, da una successione di piani sovrapposti, secondo un delicato andamento geometrico modulare"
(prof. Massimo Guastella).
Sulle fondamenta e' visibile una zona archeologica di epoca romana (il teatro è sospeso sugli scavi), con un complesso termale, alcune abitazioni e una larga strada basolata
(scheda), una parte degli scavi sono visibili anche dal foyer del teatro attraverso un ampio pavimento di cristallo.

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Ingresso
Part. esterno
Foyer
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