LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA STRADA NEGATA
Quel cancello che dal 1893 nega il transito
dalle sciabiche al Cillarese
Una controversia che va avanti da oltre
un secolo: l’apertura della strada sulla
banchina del Castello resta un sogno per i brindisini
Una questione da sempre nel
cuore dei brindisini riguarda l’apertura
e l’utilizzo, anche parziale, della strada
che costeggia a ovest il Seno di Ponente,
un tratto di porto interno di straordinaria
bellezza paesaggistica inaccessibile sin da
prima che l’intera area venisse concessa
alla Marina Militare.
Negli ultimi anni le diverse amministrazioni
municipali hanno progettato e cercato un compromesso
con i vertici militari per fare in modo che
questo percorso venisse riaperto e reso fruibile
ai cittadini, un tema spesso dibattuto ed affrontato
grazie anche alla forte spinta emotiva di tantissimi
cittadini che hanno potuto ammirare, solo durante
rari eventi, questo suggestivo spazio portuale.
Il primo giugno del 2013 infatti, in occasione
dell’inaugurazione ufficiale del “Parco
19 maggio 2012”, dedicato al
tragico giorno dell’attentato all’Istituto
Professionale Morvillo Falcone, i cancelli di
Porta Thaon di Revel della
zona Sciabiche si aprirono ai numerosissimi
brindisini che finalmente scoprirono ed attraversarono
illungo tratto di strada che fiancheggia la
banchina dell’Arsenale Militare, transitando
poi da Porta Monsignore,proprio
davanti all’ingresso del più grande
parco urbano della Puglia (43 ettari complessivi).
Una giornata indimenticabile, l’emozione
era impressa sul viso di tutti i partecipanti,
ammaliati dal fascino forse inaspettato di un’area
portuale sino ad allora sconosciuta, osservata
sempre con curiosità dalla sponda opposta.Il
percorso è stato reso fruibile in poche
occasioni, in particolare durante alcune manifestazioni
sportive, come la “Brindisi in bicicletta”
e per speciali gare podistiche “stracittadine”.
La strada contesa che
attraversa ilSeno di Ponente davanti al castello
(2013)
La ricerca documentale testimonia
come la querelle ha radici remote nella storia
della città, la “restituzione”
del tratto di costa che dalle Sciabiche
portava alla Contrada Ponte Grande
(oggi via Provinciale per San Vito), e quindi
al Casale, fu richiesta al Ministero dei Lavori
Pubblici già nel marzo del 1893 dall’allora
sindaco Engelberto Dionisi,
nell’occasione si chiese esplicitamente
“la costruzione di una strada lungo
il mare” ritenuta necessaria per
due motivi: “accontentare almeno in
una richiesta la Peninsulare” (Società
britannica della Valigia delle Indie) che minacciava
di lasciare lo scalo brindisino al termine della
convenzione con il governo italiano, la compagnia
“chiedeva un luogo ameno di passaggio
per i viaggiatori inglesi”, e far
risparmiare due chilometri di tragitto ai commercianti
dei paesi limitrofi che, per portare le loro
merci al porto, avrebbero potuto tagliare dalla
via provinciale.
Il Castello Svevo nel
1901
L’istanza sindacale non fu accolta dal
ministro Francesco Genala,
molto probabilmente in seguito alla relazione
dell’ing. Achille Somma
della sezione di Brindisi del Genio Civile,
“il quale incaricato di esaminare
la proposta, le negava ogni carattere di utilità
e di urgenza” (E. Lenzi, 1998). Nella
sua relazione l’ing. Somma scrisse che
la strada, passando tra la Casa di Reclusione,
a cui era adibito all’epoca il Castello
Svevo, e il Macello (antistante la Fontana Tancredi),
non poteva “rendere ameno quel sito”,
inoltre il tratto di mare interessato al passaggio
della strada non era ritenuto di particolare
pregio, poiché, avendo bassi fondali,
dava “luogo ad una folta vegetazione
di alghe” che, insieme agli “scarichi
fognari del reclusorio e delle materie di rifiuto
del macello”, causavano spiacevoli
esalazioni in tutta la zona.
In realtà l’insistenza dell’amministrazione
comunale per la costruzione di questa strada
di collegamento fra le Sciabiche e Ponte Grande,
detta anche “delle canne di
Monsignore” in quanto passava
davanti alle proprietà della Mensa arcivescovile,
fu sempre vista con molta diffidenza dalla direzione
del carcere, che nel frattempo aveva imposto
l’edificazione di un muro di cinta dalla
parte del mare, per garantire maggiore sicurezza
e per isolare ulteriormente la fortezza.
L'area delle Sciabiche
e del Castello ai primi del '900
Solo dieci anni dopo (nel
1903) si tornò a parlare della strada
in occasione delle opere di sfangamento del
Seno di Ponente e della realizzazione del muretto
di sponda lungo le sue rive, due progetti approntati
già nel 1901 e riuniti in un unico intervento
curato dall’ing. Luigi Manfredonia.
I lavori furono avviati soltanto nella seconda
metà del 1907, quando finalmente si trovò
una ditta disponibile ad eseguire le prestazioni
richieste, infatti le precedenti aste per l’appalto
dei lavori erano andate costantemente deserte,
ciò procurò un ritardo di oltre
tre anni. L’impresa Edoardo Almagià
di Bari, che aveva già eseguito l’escavazione
nel porto del capoluogo pugliese, completò
le opere di sistemazione del Seno di Ponente
e la realizzazione della famosa strada nel dicembre
del 1910, quasi due anni dopo il passaggio del
Castello svevo dal Ministero dell’Interno
a quello della Marina.
In effetti dal febbraio 1909 il maniero aveva
cambiato destinazione d’uso, cessò
di essere Bagno Penale, così come aveva
istituito Gioacchino Murat intorno al 1810,
e fu adibito a sede di una delle più
importanti basi militari navali e logistiche
della Real Marina.
I lavori di costruzione della strada si erano
svolti senza non poche difficoltà, la
presenza degli operai sotto le mura del penitenziario
avevano sempre preoccupato il direttore, costui
aveva persino richiesto un intervento risolutivo
al prefetto affinché venisse realizzato
al più presto quel muro di cinta, che
fortunatamente non venne mai costruito.
Il Castello quando era
Bagno Penale e la riva dei pescatori alle Sciabiche
(1870)
Con il passaggio alla Marina
il castello aveva finalmente cessato di essere
una “presenza sinistra”
nella città, un luogo ostile ed inaccessibile
al quale era impossibile avvicinarsi sia dalla
parte di terra che dal mare. Per evitare ai
pescatori e alle barche di accostare, era stata
innalzata una palizzata in legno già
prima del 1890. Ma l’apertura al transito
della strada appena realizzata fu comunque impedita
anche dalla Real Marina, negazione giustificata
dalla presenza di “tanti delicati
elementi della difesa nazionale di cui la natura
è gelosamente riservata”,
ma anche “per evitare grave danno
e pregiudizio, tanto alla difesa dello Stato
[…] che al pubblico stesso di cui non
saprebbe garantirsi la necessaria sicurezza
e l’incolumità”.
L’intenzione di non aprire mai più
questa strada allarmò la popolazione,
“serpeggia un vivissimo malcontento
nella nostra cittadinanza” scriveva
un noto giornale locale dell’epoca, pure
il sindaco Barnaba, nel marzo
del 1911, pressato dagli operatori commerciali
e marittimi locali, si adoperò - invano
– per cercare di limitare le concessioni
demaniali, e chiese al deputato locale on. Pietro
Chimenti di intervenire ed interessarsi
alla questione della strada, il parlamentare
riuscì a farla aprire il 12 aprile 1911,
lasciando facoltà alla Marina d’interrompere
le comunicazioni per esigenze militari. Ma già
due mesi dopo, il 21 giugno, il transito fu
nuovamente bloccato.
Porta Thaon di Revel
che separa l'area della Marina con il rione
Sciabiche
La stampa locale intervenne
duramente sull’argomento, accusando ripetutamente
la R. Marina di essersi impossessata della strada
“in barba ai nostri sacrosanti diritti”,
anche in considerazione dell’utilità
e della necessità del libero passaggio,
visto anche l’incremento della popolazione
nel rione Casale. La controversia venne sospesa
con lo scoppio del primo conflitto mondiale,
riaprendosi inevitabilmente alla fine delle
ostilità: una apposita commissione esaminò
l’annosa questione e nel 1920, al termine
dei lavori, il Comune dovette riconoscere che
le esigenze militari non potevano consentire
l’apertura al traffico pubblico dell’arteria
tanto desiderata, la R. Marina “per
dimostrare alla città quanto abbia a
cuore il suo benessere”, riaprì
ad uso comune il solo tratto della strada delle
Sciabiche “fino al cancello est della
Difesa”.
Porta Monsignore, accesso
da nord della strada da sempre contesa
Il confronto ed il dialogo
continuano ancora oggi con la Brigata
Marina San Marco, che cura ottimamente
la manutenzione e la conservazione del castello,
sede del Comando, e ne permette l’ingresso
programmato per le visite guidate e per alcuni
eventi culturali.
Un compromesso per il recupero anche di quelle
zone da troppo tempo interdette alla città
è possibile e auspicabile, un giorno
sicuramente torneremo a riavere l’intero
porto disponibile e fruibile, senza interruzioni
di vario genere, mantenendo con orgoglio la
preziosa presenza della Marina Militare a Brindisi.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.152 del 12/6/2020
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