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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

La popolazione brindisina nei Censimenti Istat
Com’è cambiata dal 1861 (anno dell’Unità d’Italia) ad oggi

Erano 89.780 i cittadini residenti nel Comune di Brindisi alla fine del 2010 (sono i dati più recenti, che risultano dall’ufficio anagrafe del Comune, resi noti dall’Istituto Nazionale di Statistica); dei quali 46.810 di sesso femminile e 42.970 di sesso maschile. Nell’anno, il saldo naturale, ossia la differenza tra nati e morti, è stato positivo: 815 nati contro 767 morti. Il saldo migratorio, la differenza tra gli iscritti nelle liste anagrafiche per trasferimento da altri Comuni e i cancellati dalle stesse liste perché trasferitisi altrove, è di poco negativo (- 3).

Nella provincia di Brindisi erano 403.229 i residenti alla fine del 2010, dei quali 209.689 di sesso femminile e 193.540 di sesso maschile. Nell’anno il saldo naturale è stato negativo (3576 morti contro 3418 nati), più che compensato dal saldo migratorio positivo (291).


Brindisi. Corso Umbero I (2010)

Nell’occasione del 15° Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni, in corso di svolgimento, che fa riferimento alla giornata del 9 Ottobre 2011, può interessare conoscere alcuni dati relativi all’ultimo Censimento svolto, quello del 21 Ottobre 2001; e alcune delle variazioni più notevoli intervenute nella popolazione brindisina rispetto a dieci anni prima (1991), a 50 anni prima (1951) e a 140 anni prima (1861, anno dell’Unità d’Italia oltre che del primo Censimento Generale).

Dal 1991 al 2001 la popolazione legale (quella che risulta dai Censimenti) della provincia di Brindisi si è ridotta da 411.314 a 402.422 residenti (meno 8.892; 2,2 %). Le riduzioni maggiori si sono avute – in ordine decrescente, in valori assoluti - a Brindisi (da 95.383 a 89.081, meno 6.302; 6,6 %), Mesagne (da 30.267 a 27.587, meno 2.680; 8,9 %), Ostuni (da 33.551 a 32.901, meno 650; 1,9 %), Cellino San Marco (da 7.367 a 6.818, meno 549; 7,5 %), Torre Santa Susanna (da 11.137 a 10.614, meno 523; 4,7 %), San Pietro Vernotico (da 15.469 a 15.004, meno 465; 3 %), San Vito dei Normanni (da 20.483 a 20.070, meno 413; 2 %), San Donaci (da 7.425 a 7.117, meno 308; 4,1 %), Torchiarolo (da 5.391 a 5.127, meno 264; 4,9 %), Latiano (da 15.592 a 15.371, meno 221; 1,4 %); e in misura inferiore a San Michele Salentino, Erchie e San Pancrazio Salentino.

Aumenti della popolazione legale si sono avuti, invece, nello stesso decennio, a Francavilla Fontana (2279, + 6,7 %), Ceglie Messapica (565, + 2,7 %), Carovigno (374, + 2,6 %), Villa Castelli (372, +4,5 %), Cisternino (127, + 1,1 %) e Oria (120, + 0.8 %). Ma è opportuno precisare che, almeno nel caso di Francavilla, l’aumento eccessivo fu dovuto al recupero di residenti “sfuggiti” alla rilevazione del Censimento 1991.

In generale, si può osservare il trasferimento della popolazione provinciale dai Comuni costieri verso quelli collinari dell’interno, e dai Comuni maggiori a quelli medi e piccoli; con ogni probabilità alla ricerca di un ambiente più sano e dal costo della vita più contenuto.


Brindisi. Piazza Mercato (oggi della Vittoria)

In 50 anni, dal 1951 al 2001, il maggiore incremento della popolazione si verificò a Brindisi (da 58.313 a 89.081), Fasano (da 25.745 a 38.667), Francavilla (da 27.663 a 36.274), Carovigno (da 10.256 a 14.960), Mesagne (da 23.372 a 27.587), Erchie (da 5.468 a 8.760), Torre (da 7.482 a 10.614), e Villa Castelli (da 5.516 a 8.635); aumenti dovuti soprattutto allo sviluppo dell’industria e dei servizi, oltre che all’aumento e al miglioramento della produzione agroalimentare. Un calo della popolazione si è avuto, sempre in 50 anni, solo a Ceglie Messapica (da 23.018 a 21.370), a causa della forte emigrazione degli anni 50 e 60.

Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, i Comuni più popolosi della provincia (o, più esattamente, che avrebbero costituito il 12 gennaio 1927 la provincia di Brindisi) erano Francavilla con 17.654 abitanti, Ostuni con 16.185 e Ceglie con 11.468. Invece Brindisi, piccolo Comune oppresso dalla malaria e ancora in attesa di veder rinascere il suo porto (la “Valigia delle Indie” vi avrebbe fatto scalo nove anni dopo, nel 1870), aveva solo 9.137 abitanti. Nel 1901, col 4° Censimento Generale (non fu effettuato quello del 1891), Brindisi diventerà il maggiore dei venti Comuni che costituiscono la provincia, con 23.106 abitanti, seguita a brevissima distanza da Ostuni con 22.811; e poi da Francavilla con 20.510, Fasano con 17.012 e Ceglie con 16.801.

Può interessare sapere che i nomi di alcuni Comuni della provincia erano più brevi prima dell’Unità d’Italia. Difatti, fino al 1862 Cellino San Marco era semplicemente Cellino e San Pancrazio Salentino solo San Pancrazio. Fino al 1864 Francavilla e Ceglie erano denominate soltanto così. I nomi cambiarono in particolare, ma non solo, allorché con l’Unità del Paese fu necessario differenziarsi dagli altri numerosi Comuni che avevano lo stesso nome. Sono infatti ben 23 i Comuni italiani che si chiamano San Pietro, undici quelli che si chiamano San Vito, otto quelli che hanno il nome di Francavilla, sei quelli che hanno il nome di San Michele e due che si chiamano Cellino (l’altro è Cellino Attanasio, in provincia di Teramo). Ceglie è unica, e l’aggiunta della qualifica “messapica” ha avuto lo scopo di ricordarne le antiche origini (risalgono al IV-III sec. a. C. i resti delle mura messapiche (il Paretone). Più complesse le vicende del nome di San Vito dei Normanni: era San Vito de’ Mauri nel XIII secolo, Santovito degli Schiavoni nel XVII secolo (poi abbreviato in Santovito degli Schiavi); in seguito semplicemente San Vito prima di assumere, nel 1863, l’attuale nome per ricordare il fondatore Boemondo il Normanno, che fece costruire nell’XI secolo la torre quadrata tuttora esistente.

Dal 1861, la popolazione dei Comuni che costituiscono la provincia di Brindisi (che a quel primo Censimento risultò di soli 114.790 residenti) è aumentata costantemente fino al 1991, dopo di che è iniziata la fase discendente (da 411.314 del 1991 a 402.422 del 2001, - 2,2 %, come si è visto)). E’ pressoché certo che al termine del Censimento in corso di svolgimento, la popolazione provinciale si manterrà su quest’ultimo livello, come tendono a dimostrare i dati anagrafici citati in premessa.

Nella regione Puglia la riduzione è stata più contenuta, - 0,3 %: da 4.031.885 residenti nel 1991 a 4.020.707 nel 2001 (- 11.178). Le perdite maggiori di residenti si sono verificate, in percentuale, proprio nella provincia di Brindisi (- 2,2 %), seguita dalle province di Lecce (- 2 %), Taranto (- 1,7 %) e Foggia (- 0,8 %).

Soltanto nella provincia di Bari si è avuto un aumento di residenti: 29.492 in più, pari all’1,9 %; dov’è anche la densità maggiore della popolazione (303,5 abitanti per kmq), di molto superiore alla media regionale che è di 207,6 (quella della provincia di Brindisi è di 218,8). Un aumento considerevole dovuto con ogni probabilità allo sviluppo del terziario tradizionale, inclusi gli uffici regionali, e di quello avanzato e sofisticato che trova nel capoluogo regionale il terreno più fertile per nascere e svilupparsi; dell’economia agro-alimentare di qualità, molto orientata all’esportazione, e alla presenza di un’affollata Università, una delle maggiori del Paese. Dal Comune di Bari, che ha assistito in un solo decennio (1991-2001) al calo dei suoi cittadini da 342.309 a 316.532, vi è stato lo spostamento, favorito dalla fitta rete ferroviaria locale, ai Comuni dell’area metropolitana, dove la popolazione è ovunque in aumento.

A livello nazionale, invece, la popolazione residente è aumentata dell’0,4 %: da 56.778.031 a 56.995.744. Il merito è interamente del Nord-Est del Paese (+ 2,5 %), che ha avuto un saldo migratorio estremamente positivo, dovuto a un’economia molto vivace che attira lavoratori (e le loro famiglie) dalle altre regioni e da altri Paesi, soprattutto da quelli che non fanno parte dell’Unione Europea. In valori assoluti si è trattato, nel Nord Est, di 256.485 residenti in più in un solo decennio (1991-2001), che hanno compensato largamente i saldi negativi delle altre macroregioni del Paese. Anche a livello nazionale si è riscontrato nel 2001 il trasferimento dei cittadini dalle grandi città a quelle medie e piccole, alla ricerca di migliori condizioni di vita, spesso al seguito delle imprese che hanno trovato più conveniente trasferire le loro sedi nei piccoli centri di provincia.

Allorché saranno stati raccolti ed elaborati tutti i dati contenuti nei questionari del 15° Censimento Generale, sarà possibile avere un’idea aggiornata e precisa delle variazioni intervenute nella popolazione italiana in quest’ultimo decennio; e di conseguenza si potranno formulare piani e programmi, a tutti i livelli (nazionale, regionale, provinciale, comunale), più realistici, e soprattutto più vicini alle esigenze e alle aspettative dei cittadini.

Testo di Roberto Piliego (ottobre 2011)

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