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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

I MERCATI RIONALI DI BRINDISI
preziosi custodi di odori, sapori e saperi

Tra i banchi della “chiazzodda” e del mercato della Commenda da sempre è possibile coniugare
la qualità a chilometro zero con il senso di comunità e di appartenenza al rione

L'esigenza di instituire i mercati rionali a Brindisi nasce nell'immediato secondo dopoguerra al fine di fornite i quartieri in forte sviluppo demografico, distanti dal centro cittadino, di un'area pubblica da adibire alla vendita al dettaglio di generi alimentari di prima necessità, con cadenza giornaliera. I primi ad essere realizzati furono quelli dei rioni Cappuccini e Commenda, come egregiamente riportato nei volumi pubblicati dal compianto prof. Giuseppe Catanzaro, frutto di lunghe e dettagliate ricerche archivistiche.


Il sig. Gigliola alla Chiazzodda dei Cappuccini

Qualche anno dopo la fine delle ostilità, nel cuore del rione Cappuccini venne individuata un'adeguata superficie libera tra le vie Fulvia, Arione e Strabone, dove in precedenza vi era un terrapieno creato per celare un piccolo rifugio antiaereo sotterraneo, utilizzato esclusivamente dalle famiglie della zona durante i bombardamenti. Nel febbraio del 1947 venne deliberata l'edificazione del mercato rionale su quest'area a forma triangolare, utilizzando i fondi messi a disposizione dallo stato anche per alleviare la forte disoccupazione postbellica, ma dovettero trascorrere altri due anni prima che l'opera venisse approvata dall'Amministrazione Comunale e finalmente completata. Il piccolo e colorato mercato rionale assunse da subito l'appellativo de "la chiazzodda", come a distinguerlo dalla "chiazza" del centro, più ampia ed affollata. L'alto edificio coperto è stato utilizzato prevalentemente per la vendita del pescato, mentre nello spazio esterno, successivamente protetto con una struttura in cemento armato, si disponevano i banchi dell'ortofrutta. A trarre il maggiore beneficio dalla facile accessibilità di quest'area mercatale sono da sempre i consumatori abituali e di prossimità, in particolare quella parte della popolazione anziana con minore possibilità di spostamento e con un reddito contenuto: il cliente esigente e consapevole qui riusciva a coniugare la reale opportunità di risparmio con la scelta di prodotti alimentari a chilometro zero. Tra le bancarelle di questo luogo di commercio quotidiano era possibile individuare quel senso di comunità a cui si intrecciava il sentimento di appartenenza al rione, una importante occasione di socialità, data la capacità aggregativa e relazionale che i mercati rionali detengono da sempre. Oggi purtroppo sono rimasti pochi gli esercenti ancora disposti ad allestire quotidianamente un banco di vendita in questo spazio, il mercato rionale dei Cappuccini, custode di ricordi e di tante storie popolari, rischia di scomparire per effetto dei cambiamenti dettati dai tempi di vita che hanno inciso sul ruolo tradizionale dell'attività, lo si percepisce ormai da qualche anno attraverso un lento ma inesorabile disinteresse da parte di tutti.


Il mercato rionale coperto della Chiazzodda nel 1984 (foto G. Catanzaro)

Nei primi anni '60 del Novecento anche gli abitanti del vicino quartiere Commenda, dove la popolazione aveva raggiunto le quindicimila unità, vivevano un forte disagio per la mancanza di un luogo destinato alla vendita al dettaglio di frutta e verdura. Una prima deliberazione del Consiglio Comunale, risalente all'agosto del 1959, aveva istituito provvisoriamente il commercio giornaliero dei prodotti ortofrutticoli in via Lucania, una strada al centro del rione tra le palazzine popolari già costruite e quelle in fase di realizzazione, scelta perché poco frequentata da veicoli e dotata di marciapiedi ampi e liberi, ma la mancanza di "garanzie e le caratteristiche igieniche e di spazio recintato" non permise l'attuazione di questo primo progetto.
Tre anni dopo, nella concitata assemblea di Giunta del 12 maggio guidata dal sindaco Vitantonio Bruno, fu l'assessore ai Lavori Pubblici l'onorevole Italo Giulio Caiati ad evidenziare le tante carenze ancora presenti nel popoloso rione (fognatura, strade, acqua potabile, illuminazione, scuole, uffici, ambulatori e mercato) e quindi la necessità per il Comune di provvedere al più presto a sanare l'incresciosa situazione. Venne così deciso di realizzare "un mercato coperto, in maniera stabile, in un sito diverso e su un suolo libero da costruzioni": su una superficie libera di 2.500 metri quadrati acquisita tra vie Romolo, Cocceio Nerva, Mecenate e Numa Pompilio, fu innalzato, con qualche anno di ritardo rispetto al programma, uno stabile a piano unico da utilizzare per la vendita di pesce. Il locale però non è mai entrato in funzione come area di vendita pubblica, la sua capienza non era più sufficiente a contenere tutti i banchi utili alla vendita di beni essenziali necessari all'accresciuta popolazione del quartiere, oltretutto questo luogo era divenuto decentrato rispetto alle nuove aree residenziali in fase di espansione, come le zone di Santa Chiara e di Sant'Angelo. Il fabbricato è stato poi ceduto ad un privato ed impiegato con successo come supermercato.


Le bancarelle al mercato rionale di via S.Maria Ausiliatrice

Solo nel 1966 il Consiglio Comunale deliberò, con urgenza, di allestire il mercato rionale sull'ampio suolo di via Santa Maria Ausiliatrice, esso offriva uno spazio sufficiente alla sistemazione dei banchi di vendita e di strutture destinati ad uffici comunali, dei vigili urbani e un ambulatorio medico. Altri locali vicini vennero destinati alla vendita di prodotti ittici e di alimenti vari. Queste costruzioni separavano fisicamente le due aree di commercio, quella dei rivenditori sul fronte strada da quella dei piccoli produttori locali (ortolani e contadini) che si disponevano sulla parte retrostante gli uffici di delegazione, in corrispondenza di via Pace Brindisina. Con il passare degli anni questo mercato ortofrutticolo si è costantemente arricchito di bancarelle, occupando ulteriori spazi antistanti la piazza o nelle immediate vicinanze, una situazione diventata insostenibile sia per i residenti della zona ma anche per chi doveva transitare da quelle strade, ostacolati dagli ingorghi causati dai tanti veicoli parcheggiati in maniera disordinata su entrambi i lati della carreggiata. Un vero inferno tra clacson e gas di scarico, per non parlare della situazione indecorosa al termine della giornata lavorativa, quando l'intera piazza restava sommersa dai rifiuti abbandonati, un pericolo costante per i pedoni. Non sono mancate le risse tra venditori, gli scippi e purtroppo anche tanti incidenti.
Nel dicembre 2014 il mercato rionale è stato trasferito nella nuova sede di via Risorgimento - via S. Domenico Savio, nei ristrutturati capannoni ex Inapli (complesso utilizzato dalla metà degli anni Sessanta come officine e laboratori del centro di addestramento e di perfezionamento dei lavoratori dell'industria), un rinnovamento che inizialmente non è stato accettato da una buona parte dei commercianti, in tanti hanno manifestato il loro malcontento opponendosi allo spostamento, minacciando persino azioni legali. Si contesta ancora, giustamente, la presenza costante di tanti venditori abusivi nei pressi del mercato e nelle strade del quartiere, una concorrenza sleale per chi paga regolarmente imposte e tributi.


Mercato rionale nei capannoni ex Inapli (ph. Mino Errico)

Luoghi tipici, dal fascino particolare e dalla frenetica vivacità, continuano ancor'oggi ad incarnare la spiccata funzione di presenza territoriale e di garanzia della qualità, fatta di colori, odori e rumori, come il vociare cadenzato attraverso cui vengono promossi le produzioni locali. Sono stati da sempre un modello privilegiato per lo scambio di prodotti alimenti tra la vicina campagna e la città, dove le trattative tra il cliente, quasi esclusivamente di tipo stanziale, e il venditore avvengono con una processualità simbolica ricca di significati, tra linguaggi e atteggiamenti ripetuti e consolidati nel tempo, nel rispetto della fiducia reciproca. Ma queste animate aree mercatali rischiano seriamente di essere sopraffatte dalla rigorosa competizione con la grande distribuzione, dove quell'elemento caratterizzante di attenzione per la filiera produttiva non è più assicurata. Il loro futuro potrebbe legarsi a processi di rigenerazione urbana e di attrattività per quel turismo enogastronomico da anni in grande crescita, dove poter guardare, ascoltare, assaporare e acquistare, come avviene già in numerose realtà in tutto il bacino del Mediterraneo.

Fotogallery (clicca per ingrandire)

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.197 del 30/4/2021

Bibliografia:
» Giuseppe M. Catanzaro, Il rione Commenda di Brindisi, 2000
» Giuseppe M.Catanzaro. Il quartiere Cappuccini di Brindisi. 1997

Documenti correlati
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» Il Mercato coperto


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