|  LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
  RITI 
                          E RIMEDI DELLA MEDICINA POLOLARESin dall'antichità ogni malanno è stato 
                          curato con le erbe officinali e pratiche diagnostico-terapeutiche 
                          basate su tradizioni, credenze e superstizioni. Solo 
                          qualcuna è giunta sino a noi
 La lotta dell'uomo 
                          contro ogni forma di male risale alla notte dei tempi. 
                          Nel passato, quando il mercato non era ancora in grado 
                          di fornire un farmaco per curare ogni patologia, la 
                          gente si arrangiava come meglio poteva, spesso si affidava 
                          ai guaritori oppure si mettevano in pratica saperi e 
                          pratiche legate ad antichi rimedi della medicina popolare, 
                          tramandate oralmente da chissà quante generazioni. 
                          Alcune di queste teorie erano razionali ed efficaci, 
                          altre risultavano inutili o addirittura nocive per la 
                          salute. Per guarire da ogni tipo di malessere si tenevano 
                          in grande considerazione le cure proposte dall'esperienza 
                          dei più anziati, quasi sempre donne, soluzioni 
                          a volte legate a piccole pratiche magico-religiose tipiche 
                          del Mezzogiorno italiano, derivanti da antichi culti 
                          pagani e basate su concezioni puramente illusorie. Ma 
                          poco importava.   Dipinto del Kunstsammlung der 
                          Universität Göttingen (da Wikipedia)
 Il compianto Raffaele 
                          Cucci è stato uno dei primi studiosi ad occuparsi 
                          degli aspetti antropologici inerenti pratiche terapeutiche 
                          popolari diffuse nel nostro territorio. Nei suoi studi, 
                          pubblicati nei primi anni Ottanta, sono raccolti una 
                          serie di testimonianze già all'epoca quasi del 
                          tutto in disuso, rituali diagnostico-terapeutici che 
                          forse in pochi ricordano ancora. Diverse usanze erano 
                          comuni in tutta l'area salentina, non mancavano le attinenze 
                          con altre zone italiane, lo confermano le numerose ricerche 
                          avviate negli ultimi anni in ogni area geografica della 
                          penisola. L'otite, ad esempio, veniva curata ovunque 
                          introducendo direttamente nell'orecchio dei bambini 
                          alcune gocce di latte materno, per gli adulti il trattamento 
                          era simile ma si utilizzava l'urina di lepre. Più 
                          comune e diffuso era l'uso della borsa dell'acqua calda 
                          sul quale poggiare l'orecchio dolorante. Il latte materno, 
                          in miscela con origano arrostito, aveva oltretutto la 
                          capacità di alleviare il mal di pancia dei ragazzini, 
                          per i più grandi si preparava invece un infuso 
                          di foglie di salvia per bloccare il fastidioso "tulori 
                          alla vocca ti lu stomucu". A questa pianta 
                          aromatica sono riconosciute importanti proprietà 
                          antisettiche, antinfiammatorie e diuretiche: in passato 
                          veniva usata anche per sbiancare i denti e purificare 
                          l'alito, o nei suffumigi per liberare il naso e la gola 
                          intasati dal raffreddore; stesso effetto si otteneva 
                          facendo bollire in pentola del rosmarino. Le foglioline 
                          di quest'ultima essenza, bruciate e avvolte in un panno 
                          di lino inzuppato in aceto, era un rimedio efficace 
                          per attenuare il dolore causato da un dente cariato, 
                          bastava tenere il piccolo involucro sulla parte dolorante 
                          per fermare la nevralgia. Ed ancora, lessate nel vino 
                          bianco, si applicavano sulla pelle per sanare i problemi 
                          di acne. Il raffreddore si curava abitualmente con infusi preparati 
                          in casa, esistevano diverse ricette a base di malva, 
                          camomilla, fiori di papavero e di arancia amara.
 A Brindisi si faceva 
                          uso del vino caldo, talvolta zuccherato: si metteva 
                          un quarto di vino a bollire in un pentolino, l'alcol 
                          evaporato si bruciava con un fiammifero, solo quando 
                          la fiammella scompariva del tutto si beveva a piccoli 
                          sorsi il liquido ancora bollente. Un altro infuso, filtrato 
                          e addolcito, si preparava con i fiori secchi di fico 
                          d'India, bastava berne due cucchiai tre volte al giorno 
                          per agevolare la guarigione. Si poteva procedere contestualmente 
                          con la "furzioni", un massaggio sul 
                          petto e alla schiena con dell'olio di oliva riscaldato, 
                          eseguito poco prima di andare a letto.Per la tosse "stizzosa" di piccoli 
                          e grandi si preparavano decotti a base di radice di 
                          malva (una delle sedici piante officinali coltivate 
                          negli orti dei monasteri sin dal medioevo) in miscela 
                          con altri prodotti (carrube, fichi o castagne secche, 
                          bucce di limone e zucchero), da assumere un cucchiaio 
                          per volta, mattina e sera. Un lungo straccio, o un fazzoletto 
                          annodato stretto alla fronte, era utile per mitigare 
                          il mal di testa, di solito serviva anche frizionare 
                          sulle tempie un preparato a base di ruta, cotta insieme 
                          all'aceto. C'era un detto popolare che diceva "la 
                          ruta tutti li mali stuta", proprio per riconoscere 
                          le tante virtù curative, sedative e benefiche 
                          di questa interessante pianta ornamentale.
 Le proprietà 
                          antibatteriche e disinfettanti dei bulbi di aglio e 
                          cipolla ne hanno permesso l'efficace utilizzo contro 
                          le punture di api, vespe e insetti. Bastava semplicemente 
                          strofinare energicamente uno spicchio di aglio tagliato 
                          a metà, o applicare sulla parte arrossata una 
                          fettina di cipolla fresca, per far allentare il fastidioso 
                          dolore. Un altro antibiotico naturale è il timo, 
                          l'erba aromatica è stata tante volte utilizzata 
                          per disinfettare le ferite sulla pelle, così 
                          come per combattere le infezioni della gola e dei bronchi. 
                          Perfino il prezzemolo è riconosciuto come ottimo 
                          antinfiammatorio, utilizzato direttamente sulla parte 
                          interessata.Nel passato si faceva tanto, troppo uso della "paparina", 
                          un sedativo preparato con i semi di papavero per tenere 
                          tranquilli i bambini irrequieti o per farli dormire 
                          quando le madri dovevano lavorare nei campi. L'azione 
                          anestetica degli alcaloidi, principalmente le morfine 
                          presenti nell'oppio grezzo contenuto nei semi essiccati 
                          al sole, era pressoché immediata. Purtroppo, 
                          sono noti anche i tanti casi di sovradosaggio con gravi 
                          reazioni tossiche, spesso letali. Meno efficace nell'azione 
                          calmante, ma certamente non pericolosa, era la mistura 
                          a base di camomilla e alloro, una tisana sempre molto 
                          attuale.
 
                           
                            |  |  |   
                            | Raffaele Cucci | Anziana guaritrice |  Per attenuare altri 
                          tipi di dolori si ricorreva a pratiche terapeutiche 
                          basate sulla tradizionale "scienza sociale" 
                          e sul sapere popolare, alcune di queste tecniche, perfezionate 
                          negli anni, sono giunte con successo sino a noi, come 
                          la famosa "coppettazione". L'antica procedura, 
                          particolarmente efficace contro il mal di schiena, da 
                          noi era conosciuta con il nome di "coppi a vientu", 
                          ed era basata sull'utilizzo della depressione creata 
                          con coppette o bicchieri applicati sulla parte indolenzita, 
                          facendo uso di un panno bagnato nell'olio, all'interno 
                          del quale era posta una moneta. Grazie alla fiammella 
                          di una candela, che bruciava l'aria all'interno del 
                          contenitore in vetro, si creava il vuoto che scioglieva 
                          le tensioni muscolari. I tipici rigonfiamenti sulla 
                          pelle che si creano durante il trattamento, scompaiono 
                          nel giro di pochi giorni. Per superare i traumi da slogatura erano molto efficaci 
                          gli impacchi di albume d'uovo sbattuto, alcuni aggiungevano 
                          del sale grosso, tenendo fasciato stretto. Una applicazione 
                          simile, fatta con semi di lino bolliti in acqua per 
                          mezz'ora e messi in un panno di cotone, si preparava 
                          per alleviare i dolori muscolari ma anche per accelerare 
                          il processo di maturazione dei foruncoli negli adolescenti.
 La febbre si faceva 
                          scendere con impacchi di aceto e acqua sulla fronte, 
                          sui piedi e ai polsi, alle scottature si rimediava grazie 
                          ai lavaggi ripetuti con acqua di calce, mentre per le 
                          bruciature si adagiava sulla parte una fetta di patata 
                          per circa un'ora più volte al giorno, o direttamente 
                          la polvere di calce. Inoltre, per ottenere un immediato 
                          sollievo, bastava bagnare la parte con acqua fredda 
                          - ricorda Raffaele Cucci nel suo studio - subito dopo 
                          si doveva coprire con molto sale fino, in questo modo 
                          si evitava il formarsi della "bolla".L'orzaiolo (lu rasciulu), per essere riassorbito in 
                          poche applicazioni, bastava una leggera sfregatura di 
                          un anello d'oro sul gonfiore, nulla più; un simile 
                          risultato "miracoloso" si otteneva per i bernoccoli 
                          sulla testa: si risolvevano nel giro di una notte ponendo 
                          una moneta sopra la parte gonfia, tenendola fasciata 
                          e ben stretta. Per disinfettare e causticare le ferite 
                          originate da un taglio accidentale, era normale far 
                          uso della propria urina prima di fasciare la parte, 
                          oppure si copriva "lu tagghiu" con cenere, 
                          polvere di legna o di tufina così da bloccare 
                          la fuoriuscita di sangue, quindi si continuava a lavorare.
 Oltre ai processi 
                          di guarigione qui esposti, esistevano numerosi altri 
                          riti, talvolta ancestrali, poco credibili e fantasiosi, 
                          che spesso agivano per semplice suggestione. Tutto ciò 
                          rappresenta una pagina fondamentale della storia e della 
                          cultura di ogni territorio, un fenomeno che negli ultimi 
                          anni è stato decisamente rivalutato. Giovanni Membolaper Il 7 Magazine n.295 del 31/03/2023
 
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