LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA BATTAGLIA DI
LEPANTO (7/10/1571)
rappresentata nelle chiese brindisine
La sconfitta della temuta armata turca
celebrata con preziosi affreschi a San Vito dei Normanni
e Tuturano. Ricordato anche il porto di Brindisi
La battaglia di Lepanto
è considerata una delle più grandi battaglie
navali della storia, che ha segnato la prima grande
vittoria di un'armata cristiana contro l'Impero ottomano.
Tutta la Cristianità festeggiò l’avvenimento
con enorme entusiasmo, poiché si era riusciti
finalmente a sconfiggere l’invincibile armata
turca riunendo le forze sotto le insegne pontificie
della Lega Santa.
La battaglia di Lepanto rappresentata
da Fernando Bertelli (1572). Museo Storico Navale
Nonostante la battaglia
ebbe in realtà un irrilevante valore strategico,
il memorabile successo ottenuto quel 7 ottobre
1571 all'imboccatura del Golfo di Corinto,
che riuscì a fermare temporaneamente il forte
movimento espansionistico turco verso occidente, fu
celebrato come il più grande trionfo sul mondo
islamico, un risultato che assunse anche un profondo
significato religioso, in quando l’esito del combattimento
fu determinato dall’intercessione della Vergine
Maria, invocata dalle truppe prima della battaglia
con la preghiera del Rosario. Grande
effetto si ebbe, inoltre, sotto l’aspetto propagandistico:
negli anni immediatamente successivi allo scontro navale
vi fu una notevole produzione di documenti memoriali
e numerosissime rappresentazioni artistiche a ricordo
del grande evento: ovunque in Italia e in Europa, per
celebrare il successo dell’eroica flotta cristiana,
si realizzarono raffigurazioni pittoriche ed iconografiche,
molte delle quali commissionate dai singoli reduci a
noti artisti dell’epoca, come Paolo Veronese,
Tintoretto, Giorgio Vasari,
Lazzaro Calvi e Luca Cambiaso.
Tuturano (Brindisi), interno
della chiesetta della Madonna del Giardino
Anche nel territorio
brindisino esistono alcuni rilevanti richiami alla battaglia
di Lepanto (l’odierna cittadina greca di Naupatto),
uno è presente nell’antica chiesetta dedicata
alla Madonna del Giardino, nella frazione
di Tuturano, dove è visibile
un affresco ritenuto risalente alla fine del cinquecento
o i primi del seicento, sul quale sono rappresentati
la Madonna del Rosario, il Papa
Pio V, promotore della coalizione cristiana
a cui fu attribuito il merito della vittoria navale,
e altri protagonisti che determinarono il successo dell’impresa.
La pittura murale, recuperata nel 1982 dopo quasi tre
secoli di occultamento, è visibile sull’altare
maggiore della chiesetta risalente al 1300 e quasi interamente
riedificata nel 1598: all’interno di una ampia
arcata spicca l’immagine di Maria Santissima con
bambino sul trono di nuvole, coperti nella parte superiore
dall’altare barocco posto successivamente. In
basso a sinistra il Santo Padre raffigurato in atto
di preghiera, riconoscibile dal piviale rosso sul vestito
bianco e la tiara sulla testa; di fronte le figure di
“due contadine dal volto rubicondo, in ginocchio
in una lunga veste che sono senza dubbio le committenti
di tutto l'affresco, se non proprio le pie donne che
con l'aiuto delle offerte raccolte tra i fedeli costruirono
o ricostruirono la chiesa” (Marco Fina).
Alle spalle del pontefice sono rappresentati i due personaggi
principali della battaglia navale, don Giovanni
d'Austria - figlio di Carlo V - e Marcantonio
Colonna, rispettivamente comandante e luogotenente
generale della flotta cristiana, entrambi con un diadema
sul capo. Sono inoltre raffigurati santa Caterina,
coperta dalla colonna dell’altare, e un personaggio
ottomano in atteggiamento di preghiera, individuabile
dal volto bruno e dal tipico turbante: secondo alcuni
studiosi il turco potrebbe rappresentare un “convertito
alla religione cristiana” dopo la sua cattura
nella battaglia del 1571.
Al centro della scena un albero sul quale è appollaiata
una civetta dagli occhi fosforescenti,
l’uccello notturno che oggi simboleggia la frazione
tuturanese. Secondo lo studioso Fina, l’artista
ha voluto inserire nel paesaggio una “nota caratteristica”,
ovvero “con un volo pindarico, da Lepanto
sulla costa meridionale della Grecia passa in Egitto
e rappresenta le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino,
con le sponde del fiume Nilo sulle quali vegetano le
piante verdi di papiro, rappresentate come agave”.
Tuturano (Brindisi), chiesetta
della Madonna del Giardino. Affresco della battaglia
di lepanto (particolare)
Anche nella chiesa
matrice di San Vito dei Normanni si conserva
un'immagine, su tela seicentesca di probabile scuola
veneta, in cui la Vergine Maria con il Bambino annunciano
dal cielo la vittoria della battaglia di Lepanto. L'opera
(cm 450 x 300), come molti quadri votivi, è suddivisa
in due parti: sul livello superiore sono raffigurati
alcuni Santi disposti intorno a Maria
e al piccolo Gesù che reggono
in mano un ramo di palme, emblema della vittoria, mentre
nel livello inferiore sono rappresentati i principali
personaggi storici della battaglia, con al centro il
pontefice, a cui è rivolta la frase dell’angelo
“Caelitus victoria”
(dal cielo la vittoria), il capitano Colonna,
il Doge di Venezia e il re di Spagna
Filippo II con alle loro spalle i relativi
Santi protettori. Sullo sfondo è riprodotto lo
scontro navale.
San Vito dei Normanni. Basilica
Pontificia di Santa Maria della Vittoria. Tela della
Battaglia di Lepanto
La stessa chiesa,
dal 1998 proclamata Basilica Pontificia Minore, fu portata
a termine proprio dopo la battaglia di Lepanto, probabilmente
grazie al contributo di alcuni reduci sanvitesi ritornati
indenni dall’evento bellico, pertanto si decise
di dare all’edificio sacro il nome di
Santa Maria della Vittoria.
San Vito dei Normanni. Basilica
Pontificia di Santa Maria della Vittoria
Secondo le note storiche
di Ernesto Alvino, tra i tantissimi volontari imbarcati
per combattere l’orda turca vi erano numerosi
salentini, tra loro spiccano i nomi del brindisino Giovan
Battista Monticelli e del sanvitese Ruggiero Danusci,
entrambi a capo di compagnie di concittadini che si
fecero molto onore fra le file cristiane, il primo fu
anche nominato nobile ed ottenne dal sovrano una pensione
vitalizia di quindici scudi al mese. Sono inoltre ricordati
il mesagnese Valeriano Capodieci, già
capitano di cavalleria sotto Carlo V che “in
venerabile età lo riassalì la nostalgia
delle battaglie e corse a Lepanto”, l’ostunese
ed esperto di diritto Francesco Palmieri
“più amante della spada che della toga”,
e i francavillesi Antonio Cotogno e
Colella Papatodero, “furono
essi superati da alcuno in valore bellico e sprezzo
di vita?”.
Anche in occasione
della grande campagna navale si ribadì l’importanza
del porto di Brindisi, infatti nel corso delle operazioni
militari i veneziani scelsero il nostro scalo per l’armamento
di venti galee, mentre gli spagnoli fecero della nostra
città la loro grande base logistica (G. Maddalena
Capiferro, 2014).
Le sanguinosa battaglia
che si svolse nelle acque di fronte al Peloponneso,
non lontano da Corfù, secondo le principali fonti
storiche produsse circa novemila caduti cristiani, ben
trentamila furono gli ottomani che persero la vita,
tra loro anche il comandante della flotta Mehmet
Ali Pascià, e alcune migliaia i musulmani
catturati. Delle oltre 180 imbarcazioni turche, solo
trenta riuscirono a fuggire, 117 furono catturate e
divise tra gli stati membri della Lega, le restanti
vennero distrutte.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.100 del 31/05/2019
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