LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA GRANDE ADUNATA
- MUSSOLINI A BRINDISI
8 settembre 1934
Il Duce Duce visitò la città e il porto
accolto da un bagno di folla
La macchina organizzativa
era pronta, il prefetto Marino Mutinelli
e il podestà Corrado Panico Sarcinella,
insieme alle gerarchie fasciste locali, avevano disposto
il tutto nei minimi particolari, curando ogni dettaglio.
Non appena era giunta l’ufficialità della
visita a Brindisi di un “altissimo personaggio”,
furono avviati i preparativi per l’abbellimento
e addobbo della città con imbandieramento ed
illuminazione degli edifici pubblici, affissione di
manifesti informativi alla popolazione, pulizie e sistemazione
stradale.
Tutto si svolse nel migliore dei modi. Puntuale come
nelle previsioni, alle ore nove dell’8 settembre
1934 giunse alla stazione marittima il treno proveniente
da Taranto con a bordo il capo del governo Benito
Mussolini, accompagnato nel suo viaggio in
Puglia dal segretario del partito fascista Achille
Starace, dal ministro ai Lavori Pubblici Araldo
di Crollalanza e dal capo dell’Uff. stampa
Galeazzo Ciano. Ad accogliere le importanti
personalità, sulle note della “Marcia Reale”
e “Giovinezza”, vi erano anche i parlamentari
Ugo Bono e Luigi Dentice di
Frasso, il segretario federale Lorenzo
Mugnozza, il console generale della milizia
Gino Martinesi, il vescovo Tommaso
Valeri e il presidente della Provincia Giuseppe
Simone. Il convoglio, partito alle 7 dal capoluogo
jonico, aveva sostato brevemente a Francavilla Fontana
ed era stato salutato entusiasticamente dalla gente
dei paesi e delle campagne incontrata durante l’intero
tragitto.
Mussolini davanti alla scalinata
delle Colonne
Dopo aver passato
in rassegna i reparti della Marina e dell’Esercito,
il Duce salì sull’automobile decappottabile
per dirigersi a Palazzo Montenegro;
il corteo percorse lentamente il lungomare accolto dalle
acclamazioni della folla riunita ai lati della strada,
e prima di giungere a destinazione si rispettarono due
soste, la prima a piazzetta Dionisi, dove Mussolini
depose una corona di alloro davanti al Monumento
ai Caduti realizzato da Edgardo Simone, quindi
poco più avanti, dinanzi alla scalinata delle
colonne, dove erano schierati ottocento piccoli balilla
pronti ad intonare l’inno a Roma, che il leader
del Partito Fascista ascoltò in piedi prima di
proseguire e giungere a destinazione.
Il corteo di auto con Mussolini
sul lungomare diretti a Palazzo Montenegro (Istituto
Luce)
La autorità
locali accolsero l’importante ospite nel salone
principale del palazzo del governo, e quando il Duce
si affacciò dal balcone per parlare al popolo,
vide davanti a se la piazza gremita di gente: una moltitudine
di camice nere e di comuni cittadini agitavano festanti
cappelli e fazzoletti, tantissime persone affollavano
anche la sponda opposta del porto, assiepati sulla scalinata
e nel piazzale antistante il Monumento al Marinaio,
con le acque del Seno di Ponente punteggiate da ogni
genere di imbarcazione; furono necessari ripetuti squilli
per acquietare la folla acclamante e dare modo al podestà
di rivolgere al primo ministro il saluto a nome della
cittadinanza.
Nel discorso pronunciato da Mussolini vi furono riferimenti
all’elevazione di Brindisi a capoluogo di provincia,
avvenuta nel 1926 proprio per suo volere, e dopo aver
chiesto obbedienza e fedeltà assoluta alla Patria,
annunciò l’avvio dei lavori di edificazione
dell’Accademia Navale dell’Opera Nazionale
Balilla, quello che poi sarà il Collegio Navale
“Tommaseo”.
Quindi a bordo di un motoscafo visitò “il
triplice porto” della città: nell’avamporto
(porto medio) l’idroscalo, le zone militari e
l’area delle bonifiche di Fiume Grande, poi i
depositi di carburanti e combustibili presenti nel Seno
di Levante e, superato il ponte di zattere realizzato
per l’occasione davanti al Monumento, costeggiò
il vecchio rione delle Sciabiche, già destinato
alla demolizione, prima di attraccare al molo del Castello
Svevo. Dopo una breve visita all’antico maniero,
il Capo del Governo venne portato sulla sponda opposta
per dare inizio ufficiale allo scavo delle fondamenta
del nuovo e grande edificio dell’Accademia Marinara,
qui “alla testa di un gruppo di operai dà
i primi vigorosi colpi di piccone tra vive acclamazioni”.
Mussolini al balcone di Palazzo
Montenegro
La piazza antistante Palazzo
Montenegro gremita di gente (Istituto Luce)
La tappa successiva
fu il Monumento al Marinaio, inaugurato
dieci mesi prima alla presenza del re: dopo la sosta
nella cripta, dove si fermò in raccoglimento
dinnanzi ai nomi dei marinai caduti durante la Grande
Guerra e per deporre una corona di alloro alla statua
della “Stella Maris”, Mussolini visitò
l’imponente mole del monumento progettato da Luigi
Brunati e Amerigo Bartoli, salendo a piedi - “a
passo sveltosissimo” - la scala interna per
raggiungere la cima del Timone ed ammirare dall’alto
la conformazione del porto e il suggestivo panorama
sulla città.
Rispettando rigorosamente
il protocollo, la delegazione governativa si trasferì
in macchina all’aeroporto civile, qui venne inaugurata
la palazzina Comando e si attese la partenza per Roma
di un trimotore proveniente da Tirana prima di passare
all’area militare dell’aerostazione.
A mezzogiorno, dopo il saluto delle fanfare e dei reparti
schierati, il Duce fece rientro in città attraversando
ancora una volta il porto a bordo di un motoscafo. Dai
giardinetti venne quindi accompagnato alla stazione
centrale, un tragitto che le cronache raccontano difficoltoso
e lento per le ali di folla che lasciavano poco spazio
al passaggio delle auto: Mussolini restò in piedi
nell’Ardita durante tutto il percorso a rispondere
romanamente ai saluti e alle ovazioni del popolo esultante,
tra bandiere, festoni e tricolori esposti dalle finestre
e dai balconi. Prima del commiato consegnò al
podestà la somma di 30mila lire per essere distribuita
alle famiglie numerose e povere della città,
quindi con gli onori di una compagnia mista, l’illustre
ospite salì sul treno con destinazione Foggia.
Mussolini sul motoscafo nel porto
di Brindisi (archivio Panico)
Nei giorni successivi
il Capo del Governo inviò al prefetto Mutinelli
una nota di compiacimento elogiando la cittadinanza
per l’accoglienza ricevuta durante questa sua
seconda visita a Brindisi; Mussolini infatti era già
stato nella nostra città il 26 luglio del 1929,
quando alle ore 14 giunse all’idroscalo militare
a bordo dell’idrovolante Savoia-Marchetti S59,
pilotato da Cesare Balbo e dal comandante
brindisino Umberto Maddalena, a capo
della squadriglia di quattro velivoli simili. Dopo una
breve colazione, Mussolini espresse il desiderio di
compiere una rapida visita nel capoluogo, quindi su
un’auto della prefettura, accompagnato dal Prefetto
e da Balbo, riuscì a compiere un veloce giro
nel centro abitato; nell’occasione “mostrò
vivo interesse per i lavori al Campo Sportivo”
del Littorio in costruzione.
Dopo una sosta all’hotel Internazionale, alle
15.30 su un motoscafo fece rientro all’idroscalo
e mezz’ora dopo ripartì a bordo del “Tevere”
sul volo che lo condusse a Rimini. Le cronache locali
raccontano dello stupore e della meraviglia di Mussolini
nel guardare la città dall’alto: “ora
mi spiego perché il porto di Brindisi viene unanimemente
celebrato!”.
Ma la propaganda
dei mezzi di comunicazione dell’epoca, allineata
al regime, non ha mai dato spazio alla dura repressione
nei confronti dei tanti dissidenti impegnati nell'attività
politica antifascista che, soprattutto in queste occasioni,
venivano scrupolosamente controllati o peggio ancora
sottoposti a dure misure cautelative. Questura e carabinieri
tenevano infatti appositi elenchi di “sovversivi
pericolosi da arrestare in determinate circostanze”,
venuti alla luce solo dopo la caduta della monarchia.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.113 del 6/9/2019
|