Lontani da casa, dagli affetti. Ma anche lontani
dalla battaglia, dall'adrenalina del fronte.
Erano soldati nel pieno della giovinezza, quelli
che fra il 1941 e il 1947 si ritrovarono esiliati
a Zonderwater, in Sudafrica. Un'intera generazione
rinchiusa nel campo che ospitò il maggior
numero di prigionieri di guerra italiani, quasi
centomila. In un paesaggio lunare, arido e bersagliato
dai fulmini, gli italiani dovettero inventarsi
un modo per sopravvivere alla fame, alle malattie,
alla noia, alla nostalgia del proprio Paese
(e alla mancanza di donne). Li aveva accolti
un altipiano brullo disseminato di tende: alla
loro partenza, sei anni più tardi, lasciarono
una vera città.
Fu un capo illuminato, il colonnello Hendrik
Fredrik Prinsloo, a capire che a quei giovani
uomini doveva prima di tutto restituire una
vita normale. Così scelse lo sport come
alleato: promosse gare di scherma, atletica,
ginnastica, oltre a un campionato di calcio
vissuto con tale passione da trasformare in
divi i più bravi fra i prigionieri. Come
accadde a Giovanni Vaglietti, anima della squadra
invincibile dei Diavoli Neri.
Carlo Annese ha composto un libro corale, che
racconta le storie umane di quei giovani italiani
che arrivarono in Sudafrica dopo aver perso
tutto, e lì, nel campo dimenticato di
Zonderwater, ritrovarono la dignità.
Prefazione di Gian Antonio Stella.
Il libro "I diavoli di Zonderwater"
di Carlo Annese, edito da Sperling e Kupfer,
ha vinto la 48ma edizione del premio Bancarella
Sport, con 24 voti sui 67 espressi da librai,
giornalisti ed esponenti del Panathlon Club.