Brindisini illustri
GIANNI IAIA
IL TENORE BRINDISINO APPREZZATO IN TUTTO IL MONDO
Il cantante lirico è stato uno dei più
grandi artisti che hanno reso celebre il Bel Paese nel
mondo, la sua straordinaria voce era ideale per i repertori
e le opere molto complesse e iperacute
La sua voce è
ricordata come una delle migliori del mondo lirico,
il suo canto è stato definito comunicativo, profondo,
istintivamente commuovente, tanto da riuscire a muovere
l'applauso senza sforzo e senza spinte audaci. Con queste
parole nel 1960 il cronista di un settimanale indipendente
brindisino raccontò le qualità canore
di Gianni Iaia, uno dei più grandi interpreti
lirici del Ventesimo secolo, scomparso ormai da dieci
anni. Il suo temperamento e la sua voce calda ed elegante
riecheggiano ancora in diverse registrazioni disponibili
sul web, ci restano di lui anche tante belle parole
e i ricordi di colleghi, allievi e amici, per tutti
era una persona solare, sempre sorridente e cordiale,
generoso ed onesto, per Lionello Maci - che lo
ha inserito nel suo secondo volume sui personaggi brindisini
- era "una persona suggestiva nella semplicità
dei modi, un grande artista pur nella modestia del carattere".
Nato a Brindisi il
7 ottobre del 1924 da Alessandro e Maria Cagliarini,
Gianni Iaia (in numerosi documenti è chiamato
Jaia, per un puro errore di alcuni media) ha studiato
canto dapprima al conservatorio di Lecce per poi affidarsi
alla scuola dei famosi maestri Raul Frazzi e
Tullio Serafin, rispettivamente a Firenze e Roma,
del primo è rimasto un pupillo, come attestano
le belle parole di stima scritte in una lettera gelosamente
conservata dalla famiglia. Il suo debutto avvenne a
Gand, in Belgio, a soli venticinque anni, durante la
sua lunga e luminosa carriera ha cantato nei più
prestigiosi teatri lirici italiani e internazionali,
Vienna, Berlino, Londra, Monaco, Parigi, New York, Osaka,
Tokyo, Pittsburg giusto per citarne alcuni. Grazie alle
caratteristiche della sua voce forte e piuttosto estesa
in alto, ha potuto interpretare e spaziare in numerosi
ruoli drammatici nel vasto repertorio di opere scritte
da autori italiani (Bellini, Donizetti, Rossini, Verdi,
Puccini, Mascagni) e stranieri. I suoi acuti erano sicuri
e squillanti, con suoni pieni di centri e un buon registro
di note gravi, il suo canto era agile e limpido, ideale
per repertori ed opere molto complesse e iperacute.
Un talento eccezionale, un autentico mito per gli appassionati
di musica lirica di tutto il mondo, è ancor'oggi
ricordato come uno dei più grandi artisti che
hanno reso celebre la tradizione italiana del Bel Canto.
I giornali degli anni Cinquanta e Sessanta raccontano
spesso dei suoi tentativi di nascondersi per seguire
uno spettacolo tranquillamente, anche all'uscita dei
teatri veniva assediato dalla folla che gli chiedeva
fotografie da autografare, a volte è dovuta intervenuta
persino la forza pubblica per liberarlo.
Gianni Iaia davanti ai reali
di Danimarca dopo il Rigoletto
Al Teatro Regio di
Parma probabilmente l'esibizione più applaudita
ed apprezzata, davanti a un pubblico notoriamente esigente
e preparato: la sua voce possente nell'interpretazione
del ruolo di Edgardo, nella tonalità originale
dell'opera di Gaetano Donizetti "Lucia di
Lammermour", mandò in visibilio tutti i
presenti. Era il 1958, probabilmente il momento più
alto della sua carriera, proseguita per molti anni ancora.
Amante dello sport (era fiero di aver praticato pugilato,
atletica leggera, scherma e canottaggio), per Gianni
Iaia cantare era una vera gioia, un'enorme passione,
tanto da subire raramente l'emozione iniziale e quasi
mai la stanchezza, era inoltre bravo a fronteggiare
gli imprevisti e i disagi, da vero e grande professionista.
Il suo registro vocale è rimasto praticamente
inalterato negli anni, l'ultimo concerto lo tenne infatti
alla metà degli anni '90 a Volendam, in Olanda,
e dopo il ritiro dalle scene continuò a dedicarsi
all'insegnamento del canto. "Poneva molta attenzione
alla respirazione, poi passava alla tecnica ed al resto"
ricorda la moglie Anna Maria Piccardi, nota artista
professionista di danza classica di quegli anni. "Molti
dei suoi allievi sono entrati a far parte del coro catanese
già alla prima edizione. Gianni era sempre sincero
e autentico con loro, non gli illudeva, se non li avesse
ritenuti idonei al canto gli avrebbe consigliato di
fare altro".
Si sono conosciuti in Germania nel 1970 durante una
tournée, "inizialmente non mi era simpatico,
forse per l'indole del suo ruolo teatrale. Ci siamo
sposati in Canada sette anni dopo, con una cerimonia
semplice". La signora Piccardi racconta, con
coinvolgente passione, diversi aspetti della loro vita,
le sue parole sono ricche di dolcezza e di amore. Per
restare vicino al suo compagno di vita, assiduamente
impegnato in giro per il mondo, ha addirittura deciso
di abbandonare la sua carriera teatrale e di danzatrice
per seguirlo quasi ovunque, "insieme abbiamo
viaggiato molto, amava definirsi uno zingaro di lusso".
Gianni Iaia con la moglie Anna
Maria Piccardi
È stato il
primo tenore a comparire sui palcoscenici del Giappone,
"qui ha poi insegnato all'Accademia Musicale
per circa tre mesi, fu perfino ricevuto dall'imperatore
Hirohito. Anche a Copenaghen, dopo uno spettacolo, fu
omaggiato dai reali di Danimarca". La coppia
ha lavorato insieme in una sola occasione, nell'opera
Pagliacci andata in scena al Teatro Bellini di Catania,
città dove hanno vissuto per ben tredici anni,
prima di trasferirsi definitivamente a Roma. Dalla loro
unione è poi nato un figlio.
Gianni Iaia con la moglie Anna
Maria Piccardi all'aeroporto di New York
Gianni Iaia è
sempre rimasto legato alla sua città natale,
ha cominciato a cantare da bambino nella chiesa di San
Benedetto, a dieci anni si esibì al Teatro Verdi
con "il canto delle sirene" prima di
essere segnalato e vincere un concorso al Conservatorio
di Santa Cecilia a Roma. "A Brindisi siamo venuti
frequentemente, Gianni ci teneva a rivedere i fratelli
e gli altri parenti; quando morì, il 15 luglio
del 2011 all'età di 87 anni, ho rispettato le
sue volontà: dopo la cremazione le sue ceneri
sono tornate a Brindisi per un ultimo viaggio, sono
tumulate nella tomba della madre (scomparsa prematuramente)
a cui era fortemente legato. Infatti, al principio della
carriera, scelse il cognome materno come nome d'arte
(Nino Cagliarini), era un modo per poterla onorare".
Gianni Iaia in abiti da scena
dei Puritani con il M° Siciliani
Il tenore brindisino,
bravo anche come pianista, veniva apprezzato da molti
suoi colleghi italiani e stranieri, "Placido
Domingo lo stimava tantissimo per la sua arte
- rivela la sig.ra Piccardi - da qualcun'altro ha
subito qualche cattiveria, forse per invidia, ma lui
ha sempre preferito sorvolare e non parlare male di
nessuno, nonostante ne avesse i motivi". Il
suo idolo era il tenore leccese Tito Schipa,
"lo venerava, era incantato dalla sua voce.
Una volta, durante un concerto alle Terme di Caracalla,
era talmente estasiato da trovarsi istintivamente in
piedi, fu richiamato e invitato a sedersi dagli altri
spettatori".
Nel 1966 il Secolo XIX gli dedicò un titolo a
caratteri cubitali quando sostituì brillantemente
l'indisposto tenore Georges Liccione nel Rigoletto
in scena all'Opera di Parigi: "lo spettacolo
rischiava di saltare - racconta la sig.ra Piccardi
- fu chiamato solo nel pomeriggio e poche ore dopo
era già imbarcato sul volo da Milano per Parigi
(un sacerdote, probabilmente amante della musica lirica,
gli cedette il posto, altrimenti non sarebbe partito),
giunto nell'aeroporto della capitale francese fu prelevato
ed accompagnato a tutta velocità al teatro su
un'auto scortata da quattro poliziotti in motocicletta,
mi raccontò che non si era mai sentito così
importante nella vita come in quell'occasione. Il sipario
si aprì solo con mezz'ora di ritardo, lui cantò
in italiano, gli altri in francese, il pubblico e la
stampa apprezzarono tantissimo l'esibizione".
Il mattino dopo Gianni Iaia era già in volo per
New York, lo attendava il Metropolitan per l'interpretazione
dell'opera belliniana dei "Puritani". Ma da
buon sportivo, tutto ciò non lo spaventava affatto.
La sua memoria è ancora viva in molte località
italiane, "in Sicilia furono aperte alcune associazioni
di amanti della lirica a lui intitolate", Brindisi
invece non ha ancora fatto nulla per omaggiare uno dei
suoi figli più illustri.
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Gianni Iaia in abiti da scena
al Teatro alla Scala di Milano
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Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 230 del 24/12/2021
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