.:. STORIA

STORIA DELL’ARCIDIOCESI
2 - secoli VII-IX
a cura del prof. Giacomo Carito

I Longobardi, distrutta Brindisi intorno al 670, fecero di Oria il loro caposaldo facile da difendere grazie alla sua posizione sopraelevata. Allora fu anche sede dei vescovi di Brindisi come conferma l'epigrafe che riporta il nome del vescovo Magelpoto.
I confini tra Longobardi e Greci, nel Salento, non furono mai stabili. II cosiddetto "limitone dei Greci", che correrebbe da Taranto a Brindisi, secondo alcuni segnerebbe uno stabile confine tra gli opposti schieramenti. Esso è invece un opera difensiva, un fossato con terrapieno di cui si scorge qualche tratto a Sud dì Oria. Da Oria i Longobardi penetrarono nella penisola salentina e giunsero anche ad occupare Otranto che presto restituirono ai Greci perché potessero usare quel porto per un commercio vantaggioso anche per loro.

I limiti delle attuali diocesi ecclesiastiche di Brindisi ed Oria sembrano delineare quelli che furono i termini della dominazione longobarda nel cui ambito, sino al secolo XVIII, si sposava jure longobardo, mentre nel resto del Salento il matrimonio si celebrava jure romano.
È noto che Carlo Magno, pur ponendo fine nel 774 al regno longobardo in Italia, lasciò in vita il ducato di Benevento il cui capo, Arechi, si dichiarò suo tributario.

Due manufatti dell'epoca testimoniano l'influenza franca sul territorio di Brindisi tra VIII e IX secolo: una vera di pozzo e uno stampo col nome di Santa Petronilla, patrona dei Franchi.
Potrebbero essere appartenuti, questi monumenti, al monastero di Santa Maria Veterana, oggi San Benedetto, dai Normanni ricostruito nell'XI secolo per ospitare le suore benedettine. Questo edificio religioso è l'unico documentato in Brindisi fra VIII e IX secolo nell'ambito della vecchia città che, come si è detto, era stata abbandonata dopo la distruzione voluta dai Longobardi. La documentazione epigrafica dà la certezza che rimasero, ai margini della città, solo alcuni gruppi di Ebrei, parte stabiliti nella zona detta "Giudea" presso il seno di levante del porto interno, parte presso l'attuale via Tor Pisana.
Essi rimasero a Brindisi perché tenevano uno scalo marittimo della fiorente colonia che viveva in Oria. Qualche sparuto gruppo di cittadini si stabilì intorno al vecchio martyrium di San Leucio. L’abbandono della città è confermato da quanto scrive l'Anonimo Tranese secondo il quale la città era quasi priva d'abitanti quando i suoi concittadini trasportarono a Trani, perché poi passassero a Benevento, le spoglie del santo vescovo Leucio che nel V secolo aveva dato una grande spinta all'evangelizzazione del Salento.

Rapporti esistettero tra i monaci salentini e quelli di Oriente; l'esame degli impianti planimetrici di alcuni. santuari in grotta conferma queste precedenze cultuali con la presenza dei due vani affiancati come è in esempi ecclesiali della Palestina e della Siria. Oltre i riferimenti indicati nella Vita Antonii scritta da Sant'Atanasio, è accertato che i rapporti tra monaci dell'Oriente e del Salento furono più stretti a partire dal IX secolo. Fuggendo dai territori occupati dagli Arabi, nuclei sempre più consistenti di Orientali si rifugiarono in queste contrade. Durante il vescovado di Teodosio (circa 865-895), uno di questi profughi portò in Oria le reliquie dell'eremita palestinese san Barsanofrio per deporle nella chiesa che sarebbe stata a lui intitolata e che in precedenza era dedicata a sant'Antonio Abate. Questa chiesa in grotta doveva essere la più importante per gli anacoreti che vivevano nei dintorni di Oria, nelle grotte lungo il vallone delle Salinelle e nelle altre del colle dell'Iride. È certo che monaci orientali, sbarcati ad Otranto, per tutto il X secolo si sparsero nel Salento.
II monachesimo meridionale fu inoltre iniziatore di quel movimento che portò alla costituzione delle comunità basiliane di San Nilo, in Calabria, e poi presso Roma e di quelle eremitiche di Romualdo da Ravenna (verso il 950-1027) a Vallombrosa. L'influenza del monachesimo orientale sulle popolazioni del Meridione determinò una cultura che può definirsi come umanesimo greco-cristiano, nel cui solco non s'interrompe la meditazione degli autori greci, da Esiodo ad Aristofane e da Aristotele a Plotino.

I rapporti con la Chiesa romana, dopo lo scisma di Michele Cerulario, ebbero momenti difficili anche se i monaci orientali del Salento erano uniati cioè di rito e concezione teologica ortodossa pur nel riconoscimento della supremazia apostolica romana. Dopo la conquista normanna, alcune grotte basiliane, e fra queste anche quelle dell'agro di Brindisi, furono trasformate in abbazie rupestri benedettine.

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