.:. CHIESE

Angelo Raffaele MASSARO
IL BASSORILIEVO SCALPELLATO DEL TEMPIETTO DI SAN GIOVANNI A BRINDISI

Quanti hanno visitato in Brindisi San Giovanni al Sepolcro, avranno notato che uno dei bassorilievi presenti sugli stipiti dell’originario ingresso volto a ovest dell’edificio è stato scalpellato e reso illeggibile, per motivi sconosciuti, probabilmente in tempi lontani (fig.1 e fig.2). Quand’anche non lo avessero notato, avrà quasi sicuramente richiamato la loro attenzione su questo fatto singolare il custode del tempietto, che con premura encomiabile fa da guida ai visitatori di turno [1].
“Nessuno è riuscito a capire cosa fosse scolpito in questa parte dello stipite – mi ha detto il cordiale custode qualche tempo fa – ma doveva essere qualcosa di sconveniente a un edificio sacro! Per esempio un capro, che, come si sa, ha spesso avuto a che fare con il demoniaco”. In realtà le chiese romaniche e gotiche sono ricche d’immagini demoniache che non sono state per nulla scalpellate, avendo esse un loro peculiare significato simbolico e didattico. Al contrario, le scalpellature di nomi, volti, stemmi, dovuti a “damnatio nominis” o a “damnatio memoriae”, a seguito della presa di potere di fazioni avverse, sono fenomeni piuttosto frequenti nella storia.
Ho fotografato l’oggetto incriminato e, raccogliendo la sfida, mi sono ripromesso di venire a capo dell’enigma. Quella sera stessa, a casa, ho attentamente studiato gli ingrandimenti. Alcune cose sono apparse subito evidenti: vi sono quattro zoccoli fessi, con le relative quattro zampe, di un animale con sul capo due corna che pare intravvedersi nella formella. Vi è un’arma da taglio che pare essere brandita da un pugno chiuso, a sua volta parte di un braccio (fig.3 [2]), e, sul basso della formella, una linea zigzagante che potrebbe a prima vista sembrare un puro fregio ornamentale (fig.4 [3]).
La chiave d’interpretazione dell’insieme scaturisce proprio dalla presenza di questa linea zigzagante sul basso dell’immagine. Ho già detto che essa sembrerebbe avere una funzione puramente decorativa che tuttavia non ha. Il senso reale di quel fregio mi è divenuto chiaro nel ricordare che qualcosa di simile avevo in precedenza visto su una scultura con l’effige del dio Mitra, proveniente dal mitreo di Ostia Antica. In essa, oltre alla tipica rappresentazione del dio che atterra il toro, è presente anche il serpente rituale, molto stilizzato, posto sulla base della statua. Esso è molto simile a quello rappresentato nella formella di Brindisi e pare essere scolpito su un pezzo di marmo separato, applicato in seguito sulla suddetta base (fig.6) [4]. Partendo da questo dato mi è poi stato facile trovare altri elementi nella formella che potevano ben accordarsi con un’ipotesi mitraica del simbolismo dell’intera immagine scalpellata e, di conseguenza, identificare il misterioso animale della formella con un toro e non con un capro.
Un bassorilievo di analogo argomento, conservato nel museo del Louvre e di più elegante fattura (fig.7 [5]) mostra gli elementi tipici della tauroctonia mitraica:
1. Il dio che uccide il toro con un colpo di daga al collo.
2. Il serpente e il cane che attingono al sangue che cola dalla ferita inferta al toro.
3. Lo scorpione che si attacca ai testicoli del toro.
4. Il corvo.
5. Le due divinità maggiori presenti come medaglioni sui due angoli superiori dell’immagine.
Osservando le aree evidenziate con delle frecce negli ingrandimenti delle foto (figg. 4 e 5 [6]) non sarà difficile concordare che esse identificano motivi tipici dell’iconografia mitraica; specificatamente: il serpente, lo scorpione, il toro, la mano che colpisce il toro con una daga e, forse, un mantello svolazzante che pare intravvedersi nel quadrante superiore destro. Un’ulteriore attenta osservazione può far vedere, nell’angolo inferiore destro, un piede, una gamba, un ginocchio e, con un po’ di fantasia, una coscia flessa sul ginocchio (fig.5). Anche nel bassorilievo del Louvre e nella statua di Ostia una delle gambe di Mitra che atterra il toro è flessa in analoga maniera (figg. 5-6 [6]). La punta del piede destro di Mitra potrebbe essere quella identificata nella figura 4 da un asterisco sovrapposto.
Se questa mia ipotesi apparisse convincente, ci si dovrebbe domandare perché una simile immagine si sia venuta a trovare sullo stipite di un tempio cristiano, peraltro di costruzione tardo-medioevale, quando il mitraismo era stato da tempo superato dal cristianesimo. Si possono formulare due ipotesi. La prima è che, come in tanti casi simili, gli stipiti siano in realtà del materiale riciclato, di fattura tardo-romana, appartenuto in precedenza a un luogo di culto mitraico. A Roma, ad esempio, la basilica di san Clemente è sorta sopra un luogo di culto mitraico.
La seconda ipotesi è che lo scultore medioevale del bassorilievo abbia agito suggerendo un’iconografia sacra oramai standardizzata del cui significato né lui né i contemporanei conservavano più la conoscenza. Quest’ultima ipotesi, pur suggestiva, è forse la meno probabile poiché, se fosse vero che al momento dell’esecuzione dell’opera si era perduto il significato dell’immagine, sarebbe vero anche che non vi era più alcun motivo per censurarla scalpellandola selettivamente.
Ove invece il materiale fosse di origine non-cristiana, riciclato già nel periodo successivo alle rivalità che probabilmente vi furono per il prevalere di una delle due religioni, è ragionevole credere che ancora vi fosse memoria del significato “pagano” dell’immagine stessa e che, di conseguenza, essa sia stata erasa per ovvia incompatibilità con un luogo di culto cristiano.
Vi potrebbe essere una terza ipotesi, che sarebbe più nel dominio della pseudo-storia, oggi tanto di moda, che non della vera storia scientificamente documentata. Si potrebbe supporre, infatti, che l’edificio brindisino possa aver riportato qualcosa dell’iconografia legata all’ipotetico culto eretico dei cavalieri del tempio. Essendo questa eresia nota solo a una ristretta cerchia di persone nel periodo in cui l’ordine cavalleresco fu sciolto, vi può essere stato chi, nell’ambito di questa cerchia, abbia coscientemente censurato quanto appariva chiaramente collegato a un’aberrazione di tale credenza. Che questa eresia di una parte dei templari fosse di tipo dualistico, vale a dire, ipotizzasse la presenza di un principio del Bene e di uno del Male, è cosa che pare abbia un fondamento. Anche il mitraismo era una religione iranica dualistica d’ispirazione zoroastriana. Non ci sarebbe nulla di strano, pertanto, se il supposto dualismo dell’eresia templare avesse tratto origine o ispirazione da correnti religiose anatolico-iraniche sopravvissute in area medio-orientale all’epoca del fiorire dell’ordine cavalleresco. In questo caso bisognerebbe ammettere che il censore abbia fatto parte dei “pentiti” di tale ordine, oppure della cerchia dei giudici inquisitori. È noto, infatti, che le aberrazioni dei cavalieri templari, ammesso che siano realmente esistite, erano note solo a una cerchia ristretta di persone.
Se si accettasse quest’ultima ipotesi, è ovvio, la fattura degli stipiti dovrebbe appartenere a uno scalpellino contemporaneo al periodo di fioritura dell’ordine templare.
Credo di avere portato sufficiente materiale sul quale studiosi ben più ferrati di me potranno dire la loro. In particolare, sarebbe interessante conoscere se anche le altre immagini scolpite su questi due stipiti, quelle delle formelle non “censurate”, abbiano qualcosa a che fare con il culto mitraico o con la misteriosa eresia di una parte dei templari. Quest’approfondimento potrebbe portare qualche informazione in più nel conoscere la mitologia di questi antichi credenti – mitraici o templari che fossero – la quale, finora, non è soltanto una mitologia misterica ma anche una mitologia in buona parte sconosciuta.


Clicca sulle foto per ingrandirle
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Foto:
1. Brindisi. San Giovanni al Sepolcro. Portale ovest.
2. Brindisi. San Giovanni al Sepolcro. Portale ovest. La formella scalpellata.
3. Brindisi. San Giovanni al Sepolcro. Portale ovest. Particolare ingrandito dell’angolo superiore sinistro della formella.
4. Brindisi. San Giovanni al Sepolcro. Portale ovest. Particolare della parte inferiore della formella.
5. Brindisi. San Giovanni al Sepolcro. Portale ovest. Particolare della parte inferiore della formella.
6. Roma. Ostia antica. Museo Ostiense. Gruppo del Mitra tauroctono.
7. Parigi. Louvre. Bassorilievo mitraico.

NOTE
[1] Si tratta del sig. Angelo De Luca cui va il mio ringraziamento.
[2] I vari elementi iconografici identificabili sono evidenziati da frecce
[3] I vari elementi iconografici sono identificati da frecce. Si possono notare gli arti seriali tipici dello scorpione. Le frecce bianche sul lato destro pongono in evidenza il piede e la gamba del dio Mitra. Un asterisco è posto su quella che dovrebbe essere la punta del piede destro di Mitra.
[4] Si noti sulla base il serpente stilizzato indicato dalla freccia. Esso appare essere di fattura posticcia.
[5] Qui tutti gli elementi tipici della iconografia mitraica sono presenti, comprese le due divinità nei medaglioni ai due angoli superiori del bassorilievo.
[6] Nella figura 5 è proposto il particolare del lato destro in basso della formella. Il piede, la gamba e il ginocchio del lato sinistro del dio Mitra sono evidenziati, a maggiore ingrandimento, da tre frecce bianche. L’arto del dio è stato accuratamente scalpellato in maniera selettiva, preservando il contiguo arto del toro.

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