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STORIE DI ARCHEOLOGIA

I RINVENIMENTI SUL LUNGOMARE REGINA MARGHERITA

In concomitanza con i lavori di sistemazione del Lungomare Regina Margherita, il Comune di Brindisi ha dato incarico all’archeologa Paola Palazzo di condurre le indagini di scavo nell’area interessata.
I lavori, definiti dalla professionista come “il più grande intervento di archeologia urbana e preventiva allestito in città, nel suo centro storico e lungo la passeggiata tanto amata dai brindisini”, sono stati avviati nel febbraio 2012 e conclusi agli inizi di marzo 2013.
Si riporta un estratto dell'intervista che Ida Santoro ha effettuato a Paola Palazzo, pubblicata in data 16 luglio 2013 su stampa locale, dove si ponge particolare attenzione sui rinvenimenti archeologici.

Gli scavi sul lungomare di Brindisi (ph. Paola Palazzo)
Il tratto di scavi sul Lungomare regina Margherita, in prossimità della Capitaneria di Porto (ph. Paola Palazzo)

Alla domanda che Ida Santoro pone sui ritrovamenti, Paola Palazzo così risponde:
“Come ho già accennato non c'è stato bisogno di scendere molto in profondità per far riemergere, immediatamente al di sotto del piano stradale, reperti di diversa natura e tipologia riconducibili ad un arco cronologico piuttosto ampio compreso tra l'età romana e gli inizi del secolo scorso. Premetto che quasi tutto il tratto indagato ha restituito tracce consistenti delle diverse fasi insediative della città ma, volendo sintetizzare, fra le scoperte più significative, indubbiamente la più inaspettata e storicamente anche la più risalente, riconducibile all'età romana, è il poderoso manufatto, apparentemente un basamento, realizzato con filari sovrapposti di blocchi isodomi di carparo, anche di reimpiego, rinvenuto al di sotto della collinetta che domina il seno di ponente, immediatamente al di sotto dell'attuale scalinata virgiliana. La struttura è stata riportata alla luce in un pessimo stato di conservazione, fortemente danneggiata dall'attraversamento di due impianti fognari di recente costruzione e dall'impianto dei relativi pozzetti.
Molto suggestivo è stato il rinvenimento di una colonna in granito di età romana (conservata per una lunghezza di m. 2.75 e di circa m. 0,60 di diametro) emersa durante lo scavo della trincea per la messa in posa della fogna bianca, in corrispondenza dei civici 32-33 di Viale Regina Margherita. La colonna è stata ritrovata fra il materiale di riempimento utilizzato per il livellamento della banchina durante i lavori eseguiti nei primi decenni del secolo scorso; il contesto di rinvenimento sembrerebbe confermare quanto documentato sul finire del XIX secolo da F. Ascoli, il quale in un passo tratto da La storia di Brindisi scritta da un marinaio, 1886, riferisce che “Sulla strada della marina e di fronte al palazzo di Spiridione Cocotò giace negletta e abbandonata una colonna, la quale vuolsi appartenesse alla chiesa della Madonna del Ponte”. Attualmente la colonna, dopo essere stata recuperata e protetta, si trova all'interno della Casa del Turista.
Sicuramente di grande interesse sono stati i rinvenimenti archeologici nell'area antistante la Capitaneria di Porto dove, in fase di scavo, è stato disposto dalla Soprintendenza un esteso saggio di approfondimento. Si tratta di elementi strutturali di diversa fattura e tipologia (costituiti da blocchi isodomi reimpiegati, lacerti murari in opera cementizia, un piano stradale, plinti di fondazione, paramenti murari con blocchetti squadrati di tufo, oltre ad una colonna romana reimpiegata come bitta ed una palizzata lignea) attribuibili ad almeno quattro fasi edilizie che si sono succedute in un arco cronologico compreso fra l'età medievale (XV secolo) e l'età moderna (XX secolo).
Tale successione cronologica può essere brevemente schematizzata per fasi, a partire dalla più antica e più rilevante rappresentata da ciò che resta di due strutture di forma circolare con fondazioni in conglomerato cementizio, legate sul lato meridionale a muri rettilinei disposti parallelamente alla linea di costa. In mezzo alle due strutture passa un asse stradale realizzato con una tessitura irregolare di spezzoni di carparo, pietra calcarea e materiale di reimpiego, con utilizzo di blocchi squadrati di carparo allineati lungo i bordi laterali. Tali strutture sono, a mio avviso, riconducibili ad un tratto del circuito murario della città, edificato tra il 1463 ed il 1474 per volere degli aragonesi. Il ritrovamento conferma quanto riportato da A. Della Monaca in un passo della sua Memoria Historica dell’antichissima e fedelissima Città di Brindisi, 1674, dove si legge: "fece edificar Ferdinando la Porta, che da lui è detta Reale, posta in mezzo di due rotonde torrette". A conferma di tutto ciò è, inoltre, possibile riconoscere il tratto murario con le due torrette ed il varco di Porta Reale, disposto in asse con l'imboccatura del porto, in una rappresentazione della cinta muraria urbana risalente alla seconda metà del XVI secolo ed attribuibile a Carlo Gambacorta (1546-1599). L'ubicazione sembrerebbe corrispondere all'area antistante l'attuale edificio della Capitaneria di Porto.
Ad una fase successiva appartengono i setti murari che si sovrappongono alle due torrette circolari riconducibili, molto verosimilmente, a rifacimenti e modifiche strutturali del tratto di cinta muraria e dell'annessa porta, della cui esistenza rimane traccia in una rappresentazione della città di Brindisi realizzata nel 1739, la cosiddetta Pianta Spagnola, che riproduce l'ubicazione di Porta Reale, denominata Puerta Real, ed indicata in legenda con il n. 18. La porta è riconoscibile in un varco ricavato fra due strutture rettangolari legate a muri continui corrispondenti ai tratti allora visibili del circuito murario urbano.
Sono, invece, risalenti ai lavori eseguiti sul finire del XIX secolo, sia le strutture di fondazione costituite da muri con paramenti a blocchetti squadrati di tufo rosso e plinti in opera cementizia di un edificio rettangolare costruito sugli strati di obliterazione delle torrette e del piano stradale medievale, sia le palizzate lignee infisse nel terreno e trattenute per mezzo di tiranti di acciaio - molti dei quali ritrovati ancora in situ - messe in opera in occasione del ripristino di un crollo del tratto di banchina compreso tra "l’ufficio della Sanità e Palazzo Montenegro". 

» L'l'intervista integrale a Paola Palazzo a cura di Ida Santoro del 15/7/2013

Per quanto riguarda le strutture rinvenute nei pressi di Palazzo Montenegro, l'archeologa Paola Palazzo aveva già riferito, in una precedente intervista alla stampa locale (23 aprile 2012) sempre a cura di Ida Santoro, circa l'interpretazione e l'attribuzione del manufatto, nonché la sua cronologia, che di seguito viene riportata.
Alla domanda "Allora oggi sei ancora qui per lo scavo sul lungomare Regina Margherita. Riguardo questo sito si è detto e scritto molto negli ultimi mesi. Cosa mi puoi dire?", l'archeologa ha così risposto:

Al di sotto delle lastre di pietra lavica, rimosse per il rifacimento della pavimentazione stradale, sono emerse strutture riconducibili ad alcuni contesti edilizi ben definiti realizzati alla fine del 1700, nell’ambito dei lavori di riassetto urbanistico della città voluti dal re di Napoli Ferdinando IV. Gli scavi hanno finora messo in luce, nel tratto compreso fra Palazzo Montenegro e l’Hotel Internazionale, il muro di delimitazione della precedente banchina portuale, su cui s’innestano a distanza regolare i moletti di attracco per le imbarcazioni e, davanti a Palazzo Montenegro, un edificio a cisterne con ambienti ipogei voltati, realizzato nel 1798, su progetto dell’ing. Carlo Pollio, incaricato dal re di completare le opere di bonifica del porto di Brindisi già avviate dal Pigonati.

» L'intervista integrale a Paola Palazzo a cura di Ida Santoro del 23/4/2012

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