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               Venerdì 20 febbraio, 
                h. 19.00. Brindisi. Chiesa di Sant’Anna (g.c.). 
                XXXIV Colloquio di studi e ricerca storica 
                Presentazione del volume 
                In viaggio verso Gerusalemme. Culture, 
                economie e territori 
                a cura 
                di ANNA TRONO, MARCO LEO IMPERIALE E GIUSEPPE MARELLA, Galatina: 
                ed. Congedo, 2014 
              INTERVENTI 
               ISABELLA BERNARDINI D’ARNESANO 
                Direttrice Centro per la diffusione della lingua e cultura greca 
                “Dimitri Glaros” 
               GIACOMO CARITO 
                Direttore Centro studi per la storia dell’arcidiocesi di 
                Brindisi-Ostuni 
               MARIA STELLA CALÒ MARIANI 
                Università degli Studi “Aldo Moro” – 
                Bari 
               COORDINA I LAVORI 
                ANTONIO MARIO CAPUTO 
                Società di Storia Patria per la Puglia 
               Saranno presenti i curatori del volume  
                Dalle ore 17.30 alle ore 18.55 sarà possibile visitare 
                il complesso di Sant’Anna (via San Benedetto), sede del 
                Centro studi per la storia dell’arcidiocesi di Brindisi 
                – Ostuni, col supporto del Gruppo Archeologico Brindisino. 
               
             
               
                “Ossessivamente sogno di un labirinto 
                piccolo, pulito, al cui centro c’è un’anfora 
                che ho quasi toccato con le mani, 
                che ho visto con i miei occhi, ma le strade erano così 
                contorte, così confuse,  
                che una cosa mi apparve chiara: sarei morto prima di arrivarci.” 
                 
                (J.L. Borges, L’Aleph,) 
               
             
            
             
               Il labirinto con tutto il suo apparato simbolico, 
                più o meno cristianizzato, era un dato acquisito dell’immaginario 
                del pellegrino e del devoto medievale in genere, non solo un simbolo 
                della cultura dotta bensì uno di quei prodotti culturali 
                alla cui definizione hanno concorso entrambi i livelli di cultura 
                attraverso un intricato e complesso rapporto combinatorio e dialettico. 
                Simboleggiava esso il viaggio un cui tratto fortemente connotativo 
                è, indubbiamente, il richiamo all’esplorazione; in 
                questo senso, assume una significanza percettibile nel momento 
                in cui chi lo percorre è cosciente di intraprendere un’esperienza. 
                Quest’ultima si riconosce nel momento in cui diviene itinerario 
                e, in tale contesto, propone una vera e propria sfida la cui accettazione, 
                con tutte le sue incognite, è già un merito. Sulla 
                soglia del labirinto si spalanca la vertiginosa pluralità 
                dei percorsi; da questo momento scatta per il ricercatore il meccanismo 
                di una scelta che sarà determinante per il suo progresso 
                di conoscenza. L’ingresso, la partenza per il viaggio è 
                un atto di libera scelta, voluto come via per il dispiegarsi del 
                mistero che si trova al di là del conoscibile e contemporaneamente 
                collocarsi in volontaria solitudine. La consapevolezza di trovare 
                solo un cammino malsicuro e indefinibile, si trasforma in un itinerario 
                per la piena coscienza di sé. L’esordio del viaggio, 
                la partenza, contrassegna il primo fattore attraverso il quale 
                si mette in scena volontà e proponimento. L’impulso 
                motivazionale del partire è fornito da uno degli elementi 
                più importanti dell’immagine archetipa del labirinto, 
                ovvero il centro. La sua rappresentazione è da intendersi 
                sia come luogo geometrico, sia come luogo geografico che identifica 
                lo sforzo ardente e la necessità così connaturata 
                nell’uomo di raggiungerlo.1 In questo senso, il centro si 
                può considerare come la fine di un percorso, sia esso reale/materiale 
                o interiore/spirituale. Un luogo di verifica e trasformazione, 
                “cosicché la fine del viaggio diviene il fine del 
                viaggio stesso” e “diviene centro ogni luogo geograficamente 
                concretato nella realtà del vissuto”. Giungere al 
                centro significa mettere in atto le due Avanzare progressivamente 
                verso il centro significa allora approdare a un ordine delle cose, 
                conquistare la chiarezza. L’intento del viaggio, che trova 
                la sua conclusione e compiutezza nell’avvento del centro, 
                non può prescindere tuttavia da un momento altrettanto 
                importante, quello del transito, del durante che si esplica attraverso 
                l’estensione di un tracciato generante una moltitudine di 
                alternative e deviazioni. Il viaggio verso Gerusalemme, dunque, 
                mette in scena l’eterna tensione tra l’uno e il molteplice, 
                tra il sapere globale dell’architetto e l’impossibilità 
                di una conoscenza aprioristica del viaggiatore, sospeso in una 
                condizione d’incertezza in cui tutto diventa fluido, imprecisato. 
                I percorsi sono adescanti, ma proprio in virtù di ciò 
                insidiosi. Una sola, in breve, si rivelerà la scelta adeguata 
                e risolutiva. 
                
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