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Raccolta funghi
amatoriale, raccomandazioni per l'utenza
In questi ultimi
giorni sono stati registrati, presso le strutture di
pronto intervento territoriale e pronto soccorso della
provincia, ben 4 focolai di intossicazione da funghi
epigei spontanei che hanno coinvolto complessivamente
7 persone.
Durante la presa in carico degli utenti è stato
richiesto l’intervento dei micologi reperibili
del Centro di Controllo Micologico della ASL BR ai fini
della determinazione di specie e conseguente supporto
all’azione dei sanitari. Tali casi di intossicazione,
pur richiedendo un intervento terapeutico in ambito
ospedaliero, hanno avuto un esito favorevole con dimissione
degli intossicati. Nonostante ciò, il Centro
ritiene utile comunicare all’utenza alcune informazioni
e raccomandazioni per non incorrere nei rischi di intossicazione.
I funghi spontanei che hanno determinato i quadri tossici
risultano essere stati raccolti in occasione di scampagnate
nei boschi e consumati in assenza di qualunque tipo
di precauzione: prime fra tutte, l’aver effettuato
una formazione obbligatoria in materia (necessaria per
ottenere il permesso di raccolta regionale) e l’esame
del raccolto da parte di un esperto micologo.
Colpisce una caratteristica comune a tutti i casi, ovvero
il consumo indiscriminato di specie fungine identificate
genericamente come funghi “cardellicchi”
o “monetole” o “ordinari”, definizioni
che riuniscono, in realtà, tipologie di funghi
a spiccata tossicità, di tipo gastroenterico
o muscarinico (con sudorazione, disturbi cardio-respiratori,
turbe neurologiche, vertigini).
Una considerazione a parte meritano alcune tipologie
di funghi, tradizionalmente presenti nella tradizione
alimentare salentina, come i cosiddetti “amarieddi”:
in questa generica definizione vengono annoverati i
“funghi di mucchio” (lactarius tesquorum),
tipici simbionti del cisto di macchia mediterranea,
che pur tuttavia presentano tossine gastroenteriche
in parte distrutte dalla cottura prolungata: in assenza
di conoscenze specifiche, accade che, anziché
il classico “amarieddu” (o “fungo
di mucchio”) si raccolgano altri funghi del genere
Lactarius (L. mairei, L. scrobiculatus, L. torminosus,
L. acerrimus, etc.) che, pur “ricordando”
i primi, tuttavia posseggono un corredo quali-quantitativo
di tossine ben più pericoloso.
Parimenti, l’illusione di raccogliere funghi “ordinari”
(Clitocybe nebularis, già considerato tossico
di per sé) conduce alla raccolta del ben più
pericoloso e, ad un occhio inesperto, somigliante Entoloma
sinuatum, causa di una delle più gravi intossicazioni
gastroenteriche che, se con prognosi finale favorevole
per soggetti già in buona salute, può
complicarsi - anche gravemente - per organismi sensibili
o debilitati (anziani, bambini, donne in gravidanza,
etc.).
L’unico mezzo di prevenzione di questi incidenti
è dato dalla conoscenza, che si acquisisce nei
corsi di formazione - organizzati da Comuni e Associazioni
Micologiche riconosciute - necessari per ottenere il
permesso di raccolta regionale (obbligatorio, per raccogliere
in Puglia) ed in cui si apprendono le nozioni utili
ad un necessario orientamento tra specie commestibili
e specie tossiche o francamente velenose.
Un altro passaggio fondamentale è costituito
dal fare esaminare costantemente, prima del consumo,
il proprio raccolto da un esperto micologo del Centro
di Controllo Micologico ASL BR (il calendario dell’ispettorato
micologico è disponibile presso tutti i Comuni
e gli Uffici sanitari) che certifica i funghi in modo
assolutamente gratuito.
Da non trascurare infine che l’acquisto dei funghi
presso raccoglitori professionali o altri esercenti
deve sempre avvenire alla presenza (obbligatoriamente
in esposizione) del certificato di commestibilità
rilasciato dai micologi della ASL.
Riassumendo, queste sono le principali regole da seguire:
- Frequentare corsi di formazione in micologia di base
per raccoglitori e munirsi del permesso di raccolta
regionale, rilasciato dai Comuni;
- Consumare solo funghi spontanei certificati (dal micologo),
in buono stato di conservazione;
- Sottoporre i funghi a cottura prolungata (almeno 25-30
minuti in umido), poiché scarsamente digeribili;
- Assumerne modeste quantità (come condimento,
contorno) e non in pasti ripetuti e frequenti;
- Consumare funghi epigei spontanei solo se si è
in buona salute (no anziani, bambini, donne in gravidanza);
- Non affidarsi alle credenze popolari.
Brindisi, 31 ottobre
2018
UFFICIO STAMPA ASL
BR
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