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Mostra del pittore
Angelo Accardi
Personale di Angelo
Accardi a Brindisi, Palazzo Granafei – Nervegna
a cura di Giuseppe Benvenuto
Dal 21 gennaio 2017 al 26 febbraio 2017
21 Gennaio 2017 ore 18,00 - vernissage dei cicli Misplaced
e Blend
Parlare contemporaneo
è una via difficile, voler sfidare nel gioco
stili, epoche e storie diverse sembra un’alchimia
impossibile. Angelo Accardi ha trovato la via, la chimica
che relaziona materiali, tecniche e vita. Lo scherzo,
l’ironico fare che materializza struzzi e elementi
destabilizzanti è rincorrere e rincorrersi nei
significati. Misplaced e poi Blend, Accardi complica
apparentemente la vita ad uno spettatore offrendogli
stupore, non quella sensazione che spinge a volgere
altrove lo sguardo, ma la materia viva della chiamata
dell’opera che pretende di essere guardata alla
ricerca del DSC_2960_030senso. Staccare gli occhi da
questo gioco serissimo dove cose, fatti e persone si
intrecciano spinge alla soluzione non della mancanza
di un contatto delle opere tra loro e degli elementi
all’interno delle composizioni, ma della verità
di una materia vivente che connette come fibra ottica
temi e motivi lontanissimi in apparenza se non calati
nell’artista. Particelle impazzite? Assolutamente
no, lucidità ipnotica del ricorrere, scherzando
seriamente, alla tradizione. Ipnosi collettiva o sfuggente
raffinata ricerca, cosa resta di questo gioco dell’arte
se non un’estasi, un peccato mortale dei sensi,
una vista colma di simboli che trabocca lussuria a formare
quello che indicavamo con lo stupore, stupisce l’opera
che trafigge come il dio greco di un tempo e cristallizza
in un attimo infinito che sa di sogno il piacere. Scoprire
Accardi è l’attesa di sapere, l’anticamera
del piacere del significato.
Esperienza irripetibile
è poter trovare al centro di una grande metropoli
o di una architettura classica uno struzzo o un altro
elemento alieno. Questo struzzo, imponente animale,
alter-ego non cercato, ma voluto dall’artista
è la somma di una sospensione temporanea di senso
lucidissima, pronta a viaggiare oltre il confine sconosciuto
ai più dell’arte. Ecco, ora possiamo dirlo
ancora, si parla contemporaneo.
Lo struzzo cosa possa
essere non possiamo dirlo con l’esattezza matematica,
ma riluce il tema portante del dissenso, della forte
protesta all’intero dei simboli che la storia
ci consegna, con una dote inesauribile di voler osare,
giocare ancora, perché il serio, la forma, la
compostezza è vuota apparenza e inutile affanno.
Gioca Accardi con la verità dei sensi perché
vedo cose che non potrei o dovrei vedere, non osiamo
immaginare uno struzzo, per noi la mimica di chi alza
la testa da sotto la terra contro tutto e tutti, o un
rinoceronte, il custode dei simboli, cromaticamente
vario, plasticamente massiccio, incredibile sotto la
fredda logica della vista. Sporcare la storia la depura
come ci depura una tisana dalla pesantezza dell’autorità
metafisica della storia dell’arte e ci permette
di parlare. Torniamo a questo dialogo, Accardi fa questo,
mescola prima in Misplaced e poi in Blend elementi,
schegge folli come frame di pellicole famose che hanno
colpito il suo immaginario, la scultura di DSC_5137_1948Giacometti
che sosta sulla testa di un Ercole Farnese, mentre un
Homer Simpson fa capolino assieme ai Minions. Non è
follia della licenza poetica, non è un delirio
del gusto, ma la materia di un inconscio che galleggia
e vuole vivere nonostante tutto e che si emoziona stupendosi,
origine dello stupore del fruitore. Vivere come un fanciullo
che alla prima esperienza vede il mondo e sa di poterlo
modificare perché ancora non gli hanno insegnato
a stare fermo, immobile mentre il tempo scorre perché
scomodo per una società fredda e immobile.
Un mondo in cui la
solitudine e il freddo dello spirito convergono a minare
le basi della solidità sociale, della spontaneità
e della gratuità della relazione, del bello dello
stare insieme, un mondo liquido, spento, un posto dove
la luce filtra e che Accardi trasforma nell’angoscia,
meglio, nell’attesa di un qualcosa di imminente
che poi accade. Cosa accade? Uno struzzo non è
una figura ingenua e non è un animale e basta,
ma la sconvolgente verità della deriva, della
frammentazione e dell’assenza. Una mancanza, potrebbe
essere l’elemento di disturbo in una società
addormentata, anestetizzata, alla deriva concettuale
e spirituale. Accardi, gioca, lo fa con serietà,
lo fa sapientemente e giocando mette in luce, coi cromatismi,
coi simboli, coi riferimenti storici, con la faccia
familiare di Homer Simpson e con la brillante trovata
dell’arte che guarda se stessa, che si giudica
oggi di fronte alla storia e a un presente non più
attuale perché attualità è vita
di significato. Questa stessa vita, questa realtà
Accardi la pone cruda come l’odore della pioggia
prima che il cielo rovesci. Si percepisce nell’aria
un profumo nuovo, nelle opere questo profumo di pioggia
imminente cavalca i simboli dell’arte entrando
come attesa di qualcosa nell’animo umano.
Accardi non è
solo questa tensione che pure c’è, ma è
anche la forma familiare e fanciullesca della scoperta,
l’unica cosa in grado di trasmettere il brivido
del vivere contro i neri cieli di questo mondo dal significato
precotto e decadente. Lo struzzo che alza la testa dalla
terra correndo non so dove è come un eroe di
un romanzo, un Peter Pan che contro il vecchio capitano
vanta freschezza e la capacità di volare. Peter
Pan volava da Wendy avendo in sé un pensiero
felice, chi guarda un’opera di Accardi vola oltre
l’orizzonte di un senso già dato, di là
del freddo esistere. Non teme Accardi di accostare i
Simpsons o i Minions alla grande tradizione perché
c’è il piacere estetico di una ricerca
di nuovo, ancora, di una tensione che lo spettatore
avverte forte come lussuria nella testa che da razionale
e fredda vorrebbe solo spiccare il volo oltre il muro
dei significati già dati. L’esperienza
sensoriale delle opere di Accardi è uno stimolo
fortissimo ad andare oltre e a non aver paura di elaborare
i contenuti del passato perché vivere è
raccontare qualcosa di noi a chi è altro da noi.
Riuscitissimo viaggio cerebrale della materia dell’arte.
Dottor Giuseppe
Marrone – Critico d’arte – Società
Filosofica Italiana
Comunicato CONTEMPORANEA
GALLERIA D'ARTE di Giuseppe Benvenuto
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