.:. CHIESE

SANTI MARCO EVANGELISTA E CATERINA D'ALESSANDRIA
Cellino San Marco

La chiesa matrice di Cellino San Marco, sotto il titolo dei Santi Marco Evangelista e Caterina d'Alessandria, costruita il 1738, restaurata più volta nel 1769-70 e nel 1830, fu riedificata, sulle basi della preesistente, circa il 1870 su progetto del brindisino architetto e ingegnere Antonio Rubini cui si deve il disegno neoclassico della monocuspidale facciata. La chiesa settecentesca constava "di una sola navata centrale, fornita di quattro altari, e di una trasversale che serviva da coro e che aveva l'altare maggiore nel centro e nei lati, rispettivamente, quelli del Santissimo Sacramento e di San Marco".
L'ampliamento avviato il 22 maggio 1769, si giustificò nella coeva conclusione capitolare"per evitare che li secolari stessero uniti con gli ecclesiastici nella celebrazione delli divini uffici, e per dare maggiormente comodo al popolo". La civica amministrazione di Cellino, che aveva il diritto di patronato sulla chiesa, non disponeva tuttavia dei fondi necessari a una sollecita conclusione dell'intrapresa; si rese così necessario che due sacerdoti s'incaricassero della questua all'interno del feudo di Cellino e altri quattro in quelli di San Pietro Vernotico, Valesio, Tuturano, Sandonaci, San Pancrazio Salentino. Se si considera che il clero della Collegiata non superò mai le sette unità lo si può considerare al tutto attivato nell'attività di raccolta di eventuali offerte dei fedeli che risultarono comunque insufficienti tanto che si dovè ricorrere alla contrazione di un prestito di 30 ducati con la marchesa Stefania d'Afflitto, moglie di Pasquale Chyurlia, signore di Cellino. Completati i lavori nel 1770, a fornire di arredi sacri la chiesa provvide il lascito di Stefania d'Afflitto che legò a beneficio d'essa trenta annui ducati. Fu così possibile l'acquisto di argenti quali un calice, un ostensorio, una piccola statua-reliquiario di san Marco, una croce, un turibolo, una navicella dell'incenso e di tessili quali un piviale e due tonacelle.
La fabbrica settecentesca non doveva essere delle migliori; nel 1830 la chiesa minacciava crollo e fu necessario eseguire interventi di consolidamento statico. Altri ne seguiranno nel 1838, 1839, 1843, 1847, 1849 e 1860. Nel 1863 la civica amministrazione decise infine di abbattere l'antica facciata, di allargare la navata centrale, di aggiungere altre due navicelle; il progetto sarà attuato solo dieci anni dopo quando si ottennero dal prefetto della provincia 500 ducati e si darà incarico per la loro realizzazione al brindisino Antonio Rubini. Nel 1863 s'incominciò bensì a costruire il campanile, minacciando crollo l'antico; ne venne allora completato solo il primo piano.
Gli interventi ottocenteschi resero alla Matrice l'aspetto descritto dal Gambardella il 1927:
"L'interno è a forma basilicale, a tre navate, sorrette da colonne con archi a tutto sesto. Tutti gli altari che in esso si trovano, fatta eccezione per quelli posti nella navicella trasversale, rimontano al secolo scorso e non hanno alcuna importanza per l'arte. Nella navata destra, dopo il fonte battesimale in pietra dura, opera del XVIII secolo, recante in mezzo lo stemma del comune, sormontato da una corona marchesale, si trovano, successivamente gli altari dei Santi Cosma e Damiano, della Madonna del Carmelo, del Sacro Cuore di Gesù, di San Biagio; e, nella navata sinistra quello di San Giuseppe, imitazione barocca del secolo scorso, quello del Crocifisso e quello del Rosario, quest'ultimo dichiarato privilegiato da Leone XIII nel 1895. Nella navata trasversale, infine, sono da notarsi l'altare maggiore, l'altare di San Marco e quello del Santissimo Sacramento, tutti e tre del secolo XVIII. Il primo, cinto di balaustrata, è ornato con decorazioni quasi esclusivamente floreali. Venne isolato dal muro al quale era addossato nel 1769, quando fu necessario abbattere questo per la costruzione dell'odierno coro. Il secondo, indicato anche nelle conclusioni capitolari col nome di altare del Barone, è colorato variamente ed ha una tela che raffigura San Marco, dipinta nel 1754 da un tal Giovanni Scatigni. Identico a questo, per lo stile e per la decorazione, è l'altare del Santissimo Sacramento, circondato di solida balaustrata in pietra dura, con una tela del cenacolo, opera dello stesso Scatigni".
Gli interventi compiuti, reiteratamente, fra 1955-6, 1961-4 e 1983, rendono valore documentario alla testimonianza del Gambardella; molto infatti è stato modificato. Permane la tela di San Marco dipinta dal brindisino Giovanni Scatigno la cui bottega fu molto attiva nella seconda metà del XVIII secolo.
L'area presbiteriale è stata variata, pochi anni or sono, con il recupero del novecentesco dipinto parietale, opera di Leonardo Perrone, avente a soggetto Santa Caterina dAlessandria fra i dottori del Tempio. Di Salvatore Murra, che li realizzò il 1955, sono i dipinti sulla volta con rappresentazione dei Santi Evangelisti.

Circa il menzionato privilegio legato all'altare del Rosario è da rilevarsi che Altare privilegiato è quello che gode della indulgenza plenaria, da applicarsi al defunto per il quale si celebra la Messa. Il Codice di Diritto Canonico del 1917 precisava che in linea generale non poteva aversene più d'uno per chiesa:

Can. 916. Episcopi, Abbates vel Praelati nullius, Vicarii ac Praefecti Apostolici et Superiores maiores religionis clericalis exemptae, possunt designare et declarare unum altare privilegiatum quotidianum perpetuum, dummodo aliud non habeatur, in suis ecclesiis cathedralibus, abbatialibus, collegiatis, conventualibus, paroecialibus, quasi-paroecialibus, non autem in oratoriis publicis vel semi-publicis, nisi sint ecclesiae paroeciali unita seu eiusdem subsidiaria.

Nel giorno della commemorazione dei defunti tutti gli altari erano considerati privilegiati come lo sono quelli della chiesa ove si celebrano le Quarantore:

Can. 917. § 1. Die Commemorationis omnium fidelium defunctorum, omnes Missae gaudent privilegio ac si essent ad altare privilegiatum celebratae.

§ 2. Omnia altaria ecclesiae per eos dies quibus in ea peragitur supplicatio Quadraginta Horarum sunt privilegiata.

L'altare privilegiato andava indicato con una semplice scritta e per le celebrazioni era proibito chiedere maggiorazioni delle elemosine previste:

Can. 918. § l. Ut indicetur altare esse privilegiatum, nihil aliud inscribatur, nisi: altare privilegiatum, perpetuum vel ad tempus, quotidianum vel non, secundum concessionis verba.

§ 2. Pro Missis celebrandis in altari privilegiato nequit, sub obtentu privilegii, maior exigi Missae eleemosyna.

Privilegiato è, su tali precedenze, l'altare della Santissima Beata Vergine del Rosario nella parrocchiale di Cellino San Marco. Per volontà del pontefice Leone XIII ha infatti privilegio di plenaria indulgenza per i defunti ogni qualvolta vi si celebri Messa di suffragio.

Leo P.P. XIII

Ad perpetuam [rei memoriam]. Omnium saluti [paterna charitate intenti sacra interdum loca spiritualibus indulgentiarum muneribus decoramus, ut inde fidelium defunctorum animae D. N. J. C. eiusque Sanctorum suffragia meritorium consequi et illis adiutore a Purgatorii poenis ad aeternam salutem per Dei misericordiam] perduci valeant.

Volentes igitur ecclesiam parochialem sub titolo S. Marci loci vulgo - Zellino - nunc diocesis Brundusinae - eiusque ecclesiae altare Sanctissimae Beatae Mariae Virginis Rosarii dicatum dummodo praeter unum ad septem et aliud [inibi privilegiatum altare reperiatur concessum] hoc speciali dono illustrare, de [Omnipotentis Dei misericordia ac B.B. Petri et Pauli Apostolorum eius auctoritate] confisi ut quandocumque sacerdos [aliquis Saecularis vel cujusvis Ordinis Congregationis et Istituti Regularis missam] pro anima cujuscumque Christifidelis [quae Deo in charitate coniuncta ab hac luce migraverit, ad praefatum altare] celebrabit anima ipsa [de thesauro Ecclesiae per modum suffragii indulgentiam consequatur at D.N.J.C. ac Beatae Virginis Mariae Sanctorumque omnium meritis sibi suffragantibus a Purgatorii poenis, si ita Deo placuerit] liberetur concedimus et indulgemus.

[Non obstantibus] in contrarium [facientibus quibuscumque.

Praesentibus perpetuis valituris].

Datum [Romae apud] Sanctum Petrum [sub anulo Piscatoris die] IV Decembris 1895 [Pontificatus Nostri Anno] XVIII

Decor Altari Privilegi Apostolici
De speciali mandato
Pro Domino Card. De Ruggiero
Nicolaus Marini

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Foto di Umberto de Vitti per l' Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici:
in alto a destra: Chiesa matrice. Esterno
in alto a sinistra: Chiesa Matrice. Navata centrale vista dall'ingresso
1 - Facciata, fiancata e campanile
2 - Interno.Volta
3 - Interno
4 - L'altar maggiore nell'anno del grande giubileo del 2000
5 - L. Perrone, Santa Caterina d'Alessandria fra i dottori del tempio
6 - Interno. Navata centrale

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