.:. CHIESE

SAN GIUSEPPE ARTIGIANO
Mesagne

Non è usuale che una chiesa, un luogo sacro, sorga su di un sito per mezzo secolo adibito a impianto industriale. La chiesa di San Giuseppe Artigiano in Mesagne, ora compresa nella parrocchia Tutti i Santi, ha proprio questo di originale: l’essere stata un felice esempio di riconversione. Da luogo dove si produceva energia elettrica per una società che si modernizzava, a fulcro generatore di energia spirituale per un popoloso quartiere contadino di Mesagne. La chiesa sorse in luogo di locali che, fino a metà del XX secolo, avevano ospitato le turbine in ghisa necessarie per la produzione di energia elettrica a vantaggio della città di Mesagne. La centrale, della Società Elettrica Mesagnese, assorbita il 1930 dalla Società Generale Pugliese di Elettricità, costituita in Napoli il 1912 dalla Società Tirrena di Elettricità, dalla Banca Commerciale Italiana, dalla Società per le Forze Idrauliche della Sila e dalla Società Adriatica di Elettricità, avviò la propria attività il 1913 e pare abbia avuto originariamente alimentazione a carbone.
Da un documento [1] del 1952 si desume non fosse più in funzione.
La zona in cui sorgeva la centrale elettrica era denominata degli “orti” ed era in parte paludosa. Antonio Profilo, descrivendo via della Posterla, e le altre ”Agnano, Duca Asparra, Ionima, Lucci, le piazzette Dopra e Riglietta, e il vico Marino” rileva che “sino al 1879 costituirono un fondo suburbano detto Pestergola”. Il termine, già ritenuto pertinente alla presenza dei mulini nell’area, è ricondotto dallo storico a indicativo di Porta Piccola
[2].
Anselmo Cosimo Leopardi offre un’interpretazione diversa, sostenendo la derivazione del nome Pestergola dal greco “proastaia”, significante zona intorno alla città, o meglio suburbana, destinata alla coltivazione per il fabbisogno della popolazione urbana
[3]. Da qui il significato di Pestergola come zona degli orti.
Verso la fine degli anni ’50 del sec. XX l’incremento abitativo nella zona determinò l’esigenza di un adeguato luogo di culto; l’allora arciprete don Daniele Cavaliere ottenne dal comune di Mesagne la donazione di una parte dell’hangar che ospitava la centrale da destinare a usi cultuali. Furono i cittadini stessi a porsi all’opera rimuovendo le turbine a olio interrate nel pavimento poi rifatto come il soffitto. Il sito industriale si trasformava in luogo di culto identificato da un semplice altare e un crocefisso, bastevole comunque a soddisfare le esigenze spirituali degli abitanti del rione.
Un contributo economico arrivò dal prefetto del tempo che in cambio volle la piccola chiesa con titolatura a san Giuseppe, cui era personalmente devoto, in luogo dell’altra a san Pietro scelta dai cittadini. La chiesa della “Centrale”, intitolata a San Giuseppe Artigiano, patrono dei lavoratori la cui festa ricorreva e ricorre il I maggio, fu aperta al culto il 18 marzo 1961, sotto l’egida di don Daniele Cavaliere, celebrante don Guglielmo Alfeo, già cappellano della chiesa del Cimitero. Col decreto arcivescovile dell’11 febbraio 1962 integrato con dichiarazione del 25 luglio 1962, fu elevata a parrocchia dall’arcivescovo Nicola Margiotta; con decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1963 seguì il riconoscimento civile. Fu don Damiano D’Adorante il primo responsabile della cura d’anime; seguita la sua rinuncia, il 10 ottobre 1965 fu investito dell’incarico don Angelo Galeone
[4]. Con la costruzione della chiesa di San Pio da Pietrelcina, completata il 2000, si ebbe il conseguente spostamento della sede parrocchiale e la riduzione di San Giuseppe a rettoria.
Dalla prima metà degli anni ’70 dello scorso secolo iniziarono lavori di rifacimento e ampliamento del luogo sacro con l’aiuto economico di privati cittadini e di vari enti pubblici. In corso d’opera, per le necessità di culto si utilizzò una casa privata, sita nel quartiere, adibita a centro di preghiera. I lavori di ampliamento terminarono nei primi anni ‘80 mentre la decorazione interna fu completata entro la fine del successivo decennio. I tecnici ingegner Luigi Giorgino e architetto Franco Cutrì contribuirono per i rifacimenti e gli ampliamenti architettonici. Le decorazioni interne furono eseguite dallo scultore Valeriano Tondo di Veglie e dal pittore decoratore Raffaele Murra di Mesagne che il 1990 dipinse il San Giuseppe sulla volta.
La chiesa prospetta su piazzetta Dopra; la facciata è divisa in due ordini. In quello inferiore è il portale centrale d’ingresso, cui si accede per due comodi e larghi gradini, sormontato da un moderno protiro rettangolare, sostenuto da due mensoline sospese. Al di sopra, in una lunetta è la figura dipinta del Cristo, rappresentato in gesto d’accoglienza, a braccia aperte, su fondo oro.
Due paraste, a destra e a sinistra del portale, scandiscono lo spazio della facciata; due angolari lo chiudono. Nelle due piccole nicchie fiancheggianti il portale sono i dipinti parietali aventi a soggetto i due apostoli Pietro e Paolo. Lo sfondo color oro li fa emergere in atteggiamento quasi ieratico.
L’ordine superiore, separato da una cornice marcapiano, è scandito da una cuspide centrale con base concava al cui interno è un piccolo rosone di ferro battuto. La cuspide è sormontata da una croce anch’essa in ferro battuto.
Agli angoli superiori, vi sono quattro campane, due per parte, entro due moderni campanili a vela che si affacciano tra paraste sporgenti. Una cornice in pietra corona il perimetro superiore. La parete esterna laterale è scandita da sei paraste sormontate da coppie di finestre. Al centro è una porta secondaria d’ingresso.
L’interno si presenta ad aula unica, divisa in sei campate separate da paraste. Ogni campata presenta una coppia di finestre; sulle belle vetrate sono rappresentati simboli eucaristici, degli evangelisti e della Passione. La volta è definita con figure angeliche dai colori tenui e leggeri.
La controfacciata è sovrastata da una cantoria in muratura. Sulla sua balaustra, scandita da semipilastrini, vi sono scene di vita Giuseppina, dipinte a tecnica mista.
Una tela che rappresenta San Giuseppe con il Bambino e due tondi con gli evangelisti Matteo e Luca, decorano gli spazi murali della parete dietro la cantoria.
Lungo le pareti laterali, nicchie poco profonde contengono bassorilievi che rappresentano le varie stazioni della Via Crucis. Un moderno altare in pietra è posto nella zona absidale. Alle sue spalle un tabernacolo di bronzo emerge dalla parete quasi come un vortice avvolgente un fulcro su cui sono scolpiti i simboli della Passione. Il tabernacolo è sovrastato dalla bronzea alta figura di Cristo, che si libera, verso l’alto, dalle reti e dalle catene della morte. Gli spazi della parete absidale sono definiti lateralmente da paraste.
In un moderno ambiente, adiacente alla parete laterale sinistra, è posta la cappella per l’adorazione del Santissimo Sacramento; le opere scultorie, ivi poste, sono bassorilievi di bronzo opera del benedettino padre Serafino da Benevento.
Notevole la festa che si tiene e che si è tenuta in onore di san Giuseppe a Mesagne; fin dalla fondazione della parrocchia, ha animato le tiepide serate primaverili d’inizio maggio. Per essa si riunivano i vari comitati di quartiere con grande senso di partecipazione e condivisione; la tria era il fulcro dei festeggiamenti, in cui rito religioso e spiritualità contadina si fondevano con l’antico senso di solidarietà e di vita in comunione. Don Angelo Galeone è sempre stato il custode di questa tradizione e preziosa guida spirituale per gli abitanti della Pestergola. A lui si deve l’impegno per il ritorno, il 2010, nel quartiere di questo rito, per circa un decennio trasferito al quartiere Seta, molto sentito dai suoi abitanti e fondato su remote precedenze; il culto per San Giuseppe è attestato da tre dedicazioni di edifici cultuali in Mesagne e si era esplicitato con le celebrazioni del 19 marzo scandite da luminarie, fuochi d’artificio e grandi falò, accesi in più punti della città.
La chiesa, ora non più sede parrocchiale, è importante punto di riferimento per gli emigrati mesagnesi, in occasione del loro ritorno, oltre che per gli immigrati e i non cattolici.

Testo di Carmela Gentile

Ringrazio il rev. don Angelo Galeone per le informazioni fornitemi e l’aiuto prestatomi nella ricerca
[1] Archivio Storico del comune di Mesagne, Registro delle Determinazioni Originali, 1952.

[2] A. PROFILO, Vie, Piazze, Vichi e Corti di Mesagne, Ostuni, Tip. E. G. Tamborrino, 1894 (Ristampa anastatica con introduzione, appendice, indici e tavole di DOMENICO URGESI, Fasano: Schena, [1993]), pp.230-1.
[3] A. C. LEOPARDI, Mesagne: città dalle cinquanta chiese, Bari: Tip. Mare, 1982, pp. 86-.
[4] Cartella San Giuseppe Artigiano in Fondo Amministrazione, Archivio Storico Diocesano, Brindisi.


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1. San Giuseppe Artigiano. Interno. Area presbiterale
2. San Giuseppe Artigiano. Interno. Cantoria
3. San Giuseppe Artigiano. Interno. Cappella del Santissimo Sacramento.Crocefisso
4. San Giuseppe Artigiano. Interno. Cappella del Santissimo Sacramento
5. San Giuseppe Artigiano. Interno. Cappella del Santissimo Sacramento.Simbolo eucaristico
6. San Giuseppe Artigiano. Interno. Cappella del Santissimo Sacramento.Ultima Cena
7. San Giuseppe Artigiano. Interno
8. San Giuseppe Artigiano. Esterno. Prospetto
9. San Giuseppe Artigiano. Esterno. Prospetto laterale
10. San Giuseppe Artigiano. Interno. Tabernacolo
11. San Giuseppe Artigiano. Interno. Volta
 

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