.:. CHIESE

SAN GIORGIO
Locorotondo

Di una ecclesiam Sancti Georgii pertinenza della monopolitana abbazia benedettina di Santo Stefano è memoria in un documento del 1195. Non dovrebbe tuttavia trattarsi dell'altra, di cui è menzione negli atti di Santa Visita del 1558, che, in altro documento del 1642, si dice edificata a iniziativa della civica amministrazione, a unica aula, coperta da volta a botte. Sull'altar maggiore era il gruppo scultoreo di San Giorgio a cavallo, ora nella Madonna della Greca.
Nel 1578-9 viene eretta con fondi comuni la nuova chiesa di San Giorgio Martire, a pianta basilicale a tre navate, senza transetto e con un ampio coro rettangolare. Ciascuna navata era divisa in tre campate coperte da volte a crociera. La vecchia chiesa fu in questa ricompresa quale cappella ben identificata negli atti di santa visita del 1642 nei quali si riferisce che "era la chiesa vecchia di questa Terra, che era molto bassa".
Nel 1775 Vitantonio Montanaro (1694-1779) dispone che con le rendite del Monte assistenziale, da lui stesso creato, si provveda all'ampliamento di San Giorgio. Gli incaricati si resero conto dell'impossibilità d'intervenire sul vecchio edificio: "Il tetto antico della chiesa era vecchio, e rovinoso al pari delle fabbriche, che minacciavano di crollare; oltre a tutto ciò, essendo la chiesa situata come nel centro di questo antico paese, mancava da ogni lato di un sito proprio o di qualche atrio per eseguire l'ordinata ampliazione". Era necessario demolire il vecchio edificio e acquistare caseggiati contermini per procedere a una nuova fabbrica.
Fu il regio architetto Giuseppe Gimma (+1828), il 1784, a redigere il progetto per la cui realizzazione i lavori furono dapprima affidati a Donato Bruno e Donato Paolo Chiarelli di Martina Franca e in seguito, insorte controversie, il 13 aprile 1790 agli ostunesi Carlo Fasano e Donato Antelmi. I lavori presero avvio il 19 luglio 1790 e, con varie soluzioni di continuità, si protrassero per 35 anni; la chiesa verrà poi consacrata il 1829.
Si crea, scrive Pasquale Montanaro, "un organismo architettonico basato su uno schema a pianta centrale ben definito e non di risulta: una chiesa a croce greca inscritta con presbiterio allungato ed absidato […] Dai bracci della croce contenuta nel quadrato si innestano il presbiterio con coro semicircolare, rialzato su un sottostante soccorpo, il cappellone del SS. Sacramento a sinistra, quello della Madonna del Rosario dal lato opposto; il quarto braccio si prolunga di poco in una sorta di vestibolo per l'ingresso principale. Dei quattro spazi risultanti agli angoli del quadrato, campate più che cappelle, solo i due verso il presbiterio ospitano un altare ciascuno". La facciata è divisa in tre parti di cui la centrale sporgente, inquadrata da un largo ritmo di semicolonne.
Quattro degli altari sono recuperi della distrutta Matrice: si tratta di quelli del Rosario, sul braccio destro della croce, del Santissimo Sacramento, sul braccio sinistro della croce, dell'Assunta, già di San Giorgio, e di San Michele, nelle due campate del quadrato prossime al presbiterio; i primi tre furono realizzati in Napoli nel 1764 dalla bottega Lamberti. Unico altare realizzato ex novo, il 1851, fu il maggiore, opera del napoletano Fedele Caggiano, autore anche del battistero.
I seriori interventi possono compendiarsi nelle modifiche al sagrato intervenute il 1893, nei restauri del 1928-31, nell'adeguamento del presbiterio ai dettami del Vaticano II nel 1971-2.
Di rilevante interesse il patrimonio storico artistico; le formelle a rilievo della cappella del Santissimo Sacramento, originariamente dipinte, aventi a soggetto episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, tardo rinascimentali, sono già menzionate in un documento del 1642.
Gennaro Maldarelli (1796-1858) dipinge nel 1838 l'Assunzione della Vergine, nel 1839 San Michele arcangelo e la caduta degli angeli ribelli, nel 1840 San Giorgio che uccide il drago, nel 1841 l'Ultima cena. Francesco De Mauro (+ post 1777) il 1769 realizzò la Vergine del Rosario con i santi Domenico e Caterina da Siena, affidando ad aiuti i 15 ovali contenenti i Misteri del Santo Rosario. Onofrio Bramante (1927-2000) è autore delle dodici tavole del ciclo Sinfonia Mariana e dell'Assunzione della Vergine. In sagrestia è il secentesco affresco avente a soggetto San Donato Vescovo; attribuibile a Barnaba Zizzi (1762-1828) pare La morte di san Giuseppe mentre riconducibili alla bottega di Francesco De Mauro sembrano Il martirio di san Bartolomeo e Gesù dopo la flagellazione alla colonna. A botteghe pugliesi operanti tra XVIII e XIX secolo sono riferibili La resurrezione di Gesù e Gesù al tempio. Ottocentesche sono le tele con rappresentazione di San Vito, San Luigi Gonzaga, San Biagio vescovo; Don Michele Palmisano. Del 1858 è il ritratto di don Paolo Baccaro, del 1860 La beata Vergine del Carmelo e i santi Simone Stock e Teresa d'Avila, del 1872 San Giuseppe e il bambin Gesù, dei primi del XX secolo la Pietà.
Sulla facciata della chiesa è la vetrata dell'Assunzione della Vergine Maria in cielo realizzata dalla bottega Jorger di Torino negli anni '40 del XX secolo.

Bibliografia
La chiesa di San Giorgio Martire in Locorotondo, a cura di P. GUARELLA, Locorotondo 2004

clicca per ingrandire
1
2
3
4
5
6
7
8

Foto (Umberto de Vitti per l'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici):
in alto a destra: Chiesa di San Giorgio. Facciata
in alto a sinistra: Chiesa di San Giorgio. Acquerello di J.L. Desprez
1 - Altar Maggiore
2 - Altare Santissimo Sacramento
3 - Altare Vergine del Rosario. Fastigio
4 - Cupola e volte
5 - Vergine del Rosario
6 - San Giorgio. Olio su tela
7 - Altare Vergine del Rosario. Tabernacolo
8 - Altare Vergine del Rosario. Puttino

Non è consentito l'utilizzo non autorizzato delle immagini e dei testi

<- indietro