.:. CHIESE

Tele collocate nella Basilica Cattedrale di Brindisi
Brindisi

TRANSETTO

1. Ignoto meridionale, Comunione di San Girolamo, XVIII secolo
Provenienza: Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi . Brindisi
Il tema appartiene alla diffusa e varia iconografia di san Girolamo, vissuto tra il IV e il V secolo d.C.; il santo, ormai prossimo alla morte, riceve l'ultima Eucarestia. Il dipinto, che si credeva avesse a soggetto San Paolo Eremita, già in Santa Teresa degli Scalzi, si deve ad anonimo pittore del tardo seicento o primo settecento di cultura romana. Lo suggerisce lo schema compositivo, la natura morta in primo piano. Il paesaggio ricco di vegetazione, i biondi e riccioluti angeli, l’articolazione del panneggio si direbbero elementi di vago eco cortonesca. La fonte di questo dipinto è una delle tre lettere apocrife del beato Eusebio, in cui si narrano gli ultimi istanti della vita del santo che, nel suo convento, ricevette dalle mani di Eusebio stesso la Comunione per l’ultima volta. Gerolamo, traduttore della Bibbia in latino, era uno dei quattro padri della Chiesa occidentale e dopo aver dedicato la vita agli studi della filosofia e della teologia si recò nel deserto siriano dove studiò l’ebraico per poter leggere le sacre scritture in lingua originale. La scelta di questa iconografia, più rara rispetto a quella del santo ritratto nel suo studio intento alle letture, sembra connettere l’opera con il clima di rinnovamento spirituale indotto dalla riforma tridentina e di cui gli scalzi erano non secondaria espressione. Non si tratta dunque del solito san Girolamo eremita e studioso. O meglio, l'usuale iconografia del vecchio santo penitente con il leone in un paesaggio selvaggio o desertico, ai bordi di una grotta, qui è arricchita dalla figura dell'angelo del Giudizio e dal gesto e dall'espressione di meraviglia-terrore del protagonista, costretto dal suono della tromba angelica a interrompere lo studio (piuttosto che a svegliarsi). L'evidenza data, oltre che al gesto del santo, all'angelo con la tromba e alla bellissima natura morta di libri (si tratta dei classici antichi di cui Girolamo era studiosissimo) si spiega con il riferimento a una visione avuta da Girolamo durante il suo primo viaggio in Palestina, narrata in una lettera dello stesso santo a Eutichio: "Improvvisamente venni afferrato in ispirito e trascinato di fronte al seggio del Giudice... Mi fu chiesto di dichiarare la mia condizione e io risposi che ero cristiano. Ma Colui che presiedeva disse: "Tu menti, tu sei ciceroniano, non cristiano. Infatti ove è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore"... Giurando feci appello al nome del Signore: "O Signore, se mai possiederò ancora libri mondani o li leggerò, ti avrò rinnegato"" (Girolamo, ed. 1980, pp. 125-129). Il riferimento all’asino si spiega col noto ordine dato da san Girolamo ordina al leone di custodirlo.

2. Ignoto meridionale, San Giuseppe col Bambino, olio su tela, XVIII secolo.
Provenienza: Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi . Brindisi
Il dipinto, già nella chiesa di Santa Teresa degli Scalzi e da qui traslato nella basilica Cattedrale, pare attribuibile al mandurino Diego Oronzo Bianco

3. Ignoto meridionale, Trasverberazione di Santa Teresa, XVIII secolo.
Provenienza: Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi . Brindisi
La " trasverberazione ", chiamata da alcuni " assalto del Serafino ", è una grazia eminente santificatrice: l'anima, " infuocata di amore di Dio, è interiormente assalita da un Serafino ", il quale, bruciandola, " la trafigge fino in fondo con un dardo di fuoco ", e l'anima è pervasa da soavità deliziosissime. Il dipinto, già nella chiesa di Santa Teresa degli Scalzi e da qui traslato nella basilica Cattedrale, pare attribuibile al mandurino Diego Oronzo Bianco. L'opera pittorica evidenzia un angelo che trafigge la Santa abbandonata in un sereno sonno e circondata da angeli. Qui la luce, modulata e pulviscolare, evidenzia attraverso passaggi chiaroscurali le forme morbide e lievitanti delle figure. Pare evidente, in questo caso, una derivazione diretta dalla Morte di Sant’Andrea Avellino di Sebastiano Conca. Ciò per lo schema compositivo con le figure dei santi innanzi alla mensa e gli angeli adulti in alto; la figura dell’angelo che sorregge da tergo; una quasi fedele trascrizione risultano essere i due puttini posti in basso a sinistra.

4. Ignoto meridionale, Estasi di Santa Teresa, secolo XVIII
Provenienza: Basilica Cattedrale, Testata sinistra del transetto
La raffigurazione delle estasi mistiche dei santi e delle loro visioni del divino, rappresenta uno dei temi più cari all'arte barocca: i santi "con gli occhi al cielo" aiutano – seguendo le raccomandazioni dei Gesuiti sulle funzioni pedagogiche dell’arte sacra – a sentire emozionalmente, con il sangue e con la carne, cosa significhi l’afflato mistico che porta alla comunicazione con Cristo e che è prerogativa della devozione più profonda.
Sul piano iconografico l'Estasi di Santa Teresa è direttamente ispirata ad un celebre passo degli scritti della santa, in cui essa descrive una delle sue numerose esperienze di rapimento celeste:
"Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio".
Il resoconto che la santa ci offre è raffigurato quasi alla lettera dall’anonimo artista nella sua composizione pittorica, con il corpo completamente esamine e abbandonato della santa, il suo volto dolcissimo con gli occhi socchiusi rivolti al cielo e le labbra che si aprono per emettere un gemito, mentre un cherubino dall’aspetto di fanciullo giocoso, con in mano un dardo che fa pensare a Cupido, scosta le vesti della santa per colpirla nel cuore.

NAVATA

5. Ignoto meridionale, San Giovanni della Croce, XVIII secolo.
Provenienza: Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Brindisi
Il dipinto, già nella chiesa di Santa Teresa degli Scalzi e da qui traslato nella basilica Cattedrale, pare attribuibile al mandurino Diego Oronzo Bianco.

6. Ignoto meridionale, Il miracolo di Soriano, XVIII secolo
Provenienza: Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi . Brindisi
Maria assieme a Santa Caterina e a Maddalena appare ai domenicani del paese calabro per mostrare loro la miracolosa effigie di san Domenico fondatore dell’ordine.
Il dipinto è iconograficamente riferibile a modelli seicenteschi.

7. Giovanni Scatigno, Pietà, 1750
Provenienza: Basilica Cattedrale
La tela aveva collocazione sull’altare sotto il titolo della Pietà demolito a metà dello scorso secolo. Il pittore brindisino Giovanni Scatigno pare qui far riferimento ad opere del martinese Leonardo Antonio Olivieri.

8. Niccolò Perillo, Visitazione, XVIII secolo
Provenienza: Basilica Cattedrale
Pare qui ripreso un dipinto eseguito da Federico Barocci tra 1683 e 1589 in Roma e divulgato in seguito da stampe.

9. Ignoto meridionale, Il transito di San Giuseppe, XVIII secolo
Provenienza: Basilica Cattedrale
La tela aveva collocazione sull’altare dedicato al Transito di San Giuseppe demolito a metà dello scorso secolo.
Il dipinto, “rappresentante il santo morente, la Vergine che piange e Gesù che assiste e consola”, si è pensato possa essere stato realizzato dal pittore brindisino Giovanni Scatigno. Riprende, direttamente o più verosimilmente indirettamente attraverso una stampa, un soggetto presente nella chiesa napoletana dei Santi Severino e Sossio attribuito al pittore Giovanni Bernardo Azzolino

10. Serafino Elmo, Ss. Andrea, Ignazio e Francesco Saverio , XVIII secolo
Provenienza: Basilica Cattedrale

La tela aveva collocazione sull'altare dedicato a Sant'Andrea demolito a metà dello scorso secolo. Attribuita all'Elmo (1696-1777) da Michele Paone, secondo Milena Loiacono, sembra potersi ascrivere agli anni cinquanta del Settecento "sulla scorta della datazione riportata su alcuni autografi: Pietà (1750) nella matrice di Salice Salentino, Madonna e Santi nel Gesù a Lecce (1752), Adorazione dei pastori (1752) nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Lecce (1752)".

CONTROFACCIATA

11. Ignoto meridionale, San Giovanni Battista, XVIII secolo.
La tela aveva collocazione sull’altare con lo stesso titolo demolito a metà dello scorso secolo; in essa è la rappresentazione del Battesimo di Gesù.

clicca per ingrandire
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)
(8)
(9)

(1) Ignoto meridionale, Comunione di San Girolamo, XVIII secolo
(2) Ignoto meridionale, Trasverberazione di Santa Teresa, XVIII secolo
(3) Ignoto meridionale, San Giovanni della Croce, XVIII secolo
(4) Ignoto meridionale, Il miracolo di Soriano, XVIII secolo
(5) Giovanni Scatigno, Pietà, 1750
(6) Niccolò Perillo, Visitazione, XVIII secolo
(7) Ignoto meridionale, Il transito di San Giuseppe, XVIII secolo
(8) Ignoto meridionale, Sant’Andrea e santi, XVIII secolo
(9) Ignoto meridionale, San Giovanni Battista, XVIII secolo

Foto Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici
Non è consentito l'utilizzo non autorizzato delle immagini e dei testi

<- indietro