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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

IL PASSAGGIO DEL MAHATMA GANDHI DA BRINDISI
14 dicembre 1931

Quando scese dalla carrozza di terza classe del treno proveniente dalla stazione Termini, con un codazzo di personaggi al seguito, la gente si chiese chi fosse quell’uomo minuto, dalla testa rapata e occhialini rotondi in ferro, avvolto in un umile manto bianco e un paio di semplicissimi sandali ai piedi. Ma bastarono pochi minuti e la notizia si diffuse rapidamente in tutta la città: a Brindisi era arrivato il Mahatma Gandhi, ovvero la “Grande Anima” fondatore della non violenza e padre dell'indipendenza indiana dall'Impero britannico.


L'arrivo di Mohandas Karamchand Gandhi alla stazione marittima di Brindisi

Mohandas Karamchand Gandhi (1869 – 1948) quel mattino del 14 dicembre 1931 era appena giunto da Roma, dove aveva sostato per due giorni dopo la partecipazione a Londra alla seconda conferenza sulla questione dell'India, conclusasi con un nulla di fatto. Prima di rientrare in patria, si era trattenuto per qualche giorno a Losanna dal suo fervente ammiratore e Premio Nobel per la letteratura Romain Rolland, e quindi era giunto in treno nella capitale italiana, una tappa inizialmente non prevista. Infatti dalla Svizzera il leader indiano avrebbe dovuto raggiungere direttamente Venezia per imbarcarsi sulla motonave diretta in India, ma decise di cambiare itinerario e fare tappa a Roma per poi salire su quel piroscafo allo scalo di Brindisi. Nella città eterna visitò alcune scuole e i servizi per l'infanzia della classe operaia, gli alberghi della Garbatella e il servizio della maternità dell'Onmi, ma anche i principali monumenti della città eterna tra cui la Cappella Sistina, un suo grande desiderio che finalmente si realizzò. Non fu ricevuto dal Papa a cui aveva chiesto udienza, incontrò invece Mussolini in un colloquio privato di circa venti minuti. Alle 22.40 salì nuovamente sul treno che lo condusse a Brindisi dove arrivò poco dopo le ore undici del giorno successivo.

Sulla banchina del porto brindisino attese l’arrivo - previsto per le ore 15 - del piroscafo del Lloyd Triestino "Pilsna" partito da Trieste e che lo doveva riportare a Bombay in un viaggio lungo due settimane. Qui pian piano si affollarono numerosi curiosi e ammiratori del grande condottiero del popolo indiano, che basava la sua lotta sui principi di verità, di amore e sulla non-violenza (ahimsa); sembra che qualcuno dei suoi seguaci brindisini espose un cartello che onorava il pensatore e attivista indiano, accompagnato nel lungo viaggio dal quarto e più giovane figlio Devdas Mohandas, dalla fedele segretaria Madeleine Slade (Mirabehn) e dai suoi più stretti collaboratori e consiglieri che lo seguivano ovunque, Mahadev Desaj e Pyarelal Nayyar.


Gandhi e don Pasquale Camassa

Giunse sul molo brindisino anche don Pasquale Camassa, uno dei principali artefici della divulgazione della cultura e dell'istruzione alla popolazione locale nonché direttore del museo civico locale, la folla si aprì spontaneamente per lasciare passare il carismatico personaggio brindisino che portava con se anche una coppa risalente all’epoca romana. Il canonico brindisino porse al Mahatma l’antico vaso che fu utilizzato per raccogliere e quindi bere il latte appena munto della capra che lo seguiva in ogni suo viaggio, Gandhi infatti era fautore di una vita semplice, viveva coerentemente i propri principi di sobrietà e dignitosa povertà pertanto si nutriva esclusivamente di verdure crude o bollite e di frutta, principalmente datteri, arance e uva, e solo per i sopraggiunti motivi di salute aveva accettato di bere il latte di capra, “è stata la tragedia della mia vita” così definì la scelta in una autobiografia dopo che aveva fatto del non bere latte un caposaldo della propria esistenza.
Il filantropo “papa Pascalino”, oltre ad esternare tutta la propria ammirazione, fece conservare al Mahatma un ricordo durevole di quella visita, infatti il prof. Del Sordo ricorda che "della sosta a Brindisi e dell’incontro con il Camassa, Gandhi dovette, senza dubbio, parlare in patria se una coppia di giovani indiani, giunti nella nostra città, una decina di anni orsono (primi anni ’70, ndr) si portò al Museo per rintracciare e fotografare quell’inusitato storico recipiente, in cui il Mahatma aveva bevuto".

Durante la salita a bordo del piroscafo, Gandhi fu acclamato con particolare entusiasmo dai tantissimi brindisini presenti, un video dell’epoca mostra l’illustre ospite fermo sul ponte della nave a ricambiare sorridente il saluto sventolando un fazzoletto bianco, mentre le sirene suonavano per annunciare la partenza, ritardata proprio per il pacifico ardore della folla che celebrava l’importante presenza.
Sulla banchina anche i due poliziotti di Scotland Yard che durante i due mesi di permanenza di Gandhi in Inghilterra erano stati addetti alla sua sorveglianza, “agitavano fazzoletti con un'emozione che non riuscivano a nascondere” ricorda nel suo libro Ines Belski Lagazzi “si erano sinceramente legati a Gandhi che ricambiava l'affetto. Era stato lui stesso, infatti, a esprimere il desiderio che le sue ‘guardie del corpo’ lo accompagnassero fino a Brindisi. Uno dei due in particolare, lo aveva curato come una madre, portando ovunque la sua coperta e il suo cuscino, e proteggerlo con il suo corpo robusto per le strade gremite di gente. Dall'India, Gandhi manderà ad entrambi un orologio con incise le parole ‘Con affetto. M.K. Gandhi".


Gandhi sale sul piroscafo "Pilsna" che lo porterà a Bombay

Anche in questo caso le consuetudini di Gandhi vennero rispettate, come in tutti i suoi viaggi - per scelta etica - prenotò il poco confortevole posto-ponte per se stesso e le cabine di terza classe per il suo seguito. Sul Pilsna, dove Gandhi passava il tempo a filare a mano con l’arcolaio, viaggiavano anche le cugine Durru Shehvar e Niloufer, le ultime principesse dell’impero ottomano, entrambe in luna di miele spose dei figli del Nizam della famiglia reale indiana di Hyderabad. Durante il lungo viaggio le principesse incontrarono e dialogarono con il Mahatma, e probabilmente il fascino ed il mito della guida spirituale indiana influenzarono anche le scelte future ed il carattere di Niloufer, all’epoca appena quindicenne: qualche anno dopo la principessa infatti, nonostante la notorietà acquisita (era considerata una delle dieci donne più belle del mondo, appariva frequentemente sulle copertine di molte riviste internazionali e le vennero offerti numerosi ruoli cinematografici), divenne la pioniera del progresso e della salute delle donne, fondò un ospedale specializzato per partorienti e bambini e si adoperò come infermiera nelle operazioni di soccorso durante la seconda guerra mondiale.
Il passaggio da Brindisi delle due eleganti e raffinate principesse di ritorno in India fu del tutto trascurato vista la presenza del carismatico personaggio, che ispirò anche il filosofo e poeta sanvitese Lanza del Vasto, definito dallo stesso Mahatma “shantidas”, ovvero servitore della pace.

Il piroscafo attraccò nel porto di Bombay la mattina del 28 dicembre e Gandhi fu accolto come un eroe. Era un lunedì di silenzio, ma quella volta dovette fare un'eccezione e partecipare alla conferenza stampa. Subito dopo venne nuovamente arrestato per aver proposto la reintroduzione della disobbedienza civile.
Il 30 gennaio del 1948 il profeta indiano venne ucciso con tre colpi di pistola a New Delhi da un fanatico nazionalista indù, la notizia sconvolse il mondo così come l’intera popolazione brindisina, che lo aveva accolto e acclamato anche se solo per qualche ora.

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.26 (15-21 dic. 2017)


Video: Gandhi mentre sale sul piroscafo Pilsna nel porto di Brindisi (da GandhiServe Foundation)

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