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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

LA SCUOLA ELEMENTARE CAMASSA
un monumento al degrado e all'inciviltà

L’edificio scolastico intitolato al canonicoe storico brindisino da molti anni versa in un pietoso stato di abbandono: potrebbe essere recuperato e riutilizzato per scopi diversi

Le scuole sono - tra i beni abbandonati - quelli che mettono più malinconia, poiché un tempo hanno rappresentato luoghi di crescita e di divertimento per tanti bambini, ma anche un importante spazio di aggregazione per l'intera comunità rionale. È questa la prima sensazione che si percepisce guardando quel che rimane dell'ex scuola intitolata al sacerdote e storico brindisino Pasquale Camassa, un intero isolato da anni tristemente abbandonato nel cuore del rione Commenda, a due passi da viale Aldo Moro e viale Commenda, divenuto un monumento al degrado e all'inciviltà.
L'ampio immobile, all'epoca ad un solo piano, venne inaugurato per l'anno scolastico 1957-58, quando solo alcune classi di alunni di scuola elementare furono qui trasferite dal locale al pian terreno dello stabile sito in via Imperatore Augusto, angolo via Mecenate, utilizzato per cinque anni a scopo didattico con non poche difficoltà.


L'ex scuola P. Camassa vista da via Sardegna ang. via Puglia

Il rione Commenda alla fine degli anni Quaranta era interessato da una continua e rapida espansione demografica ed abitativa, "tanto che i bambini delle scuole elementari dovevano recarsi nell'edificio del rione Cappuccini di via Vittorio Veneto per poter frequentare le lezioni" scrisse Giuseppe Catanzaro nel suo eccellente studio sulla storia di questi due quartieri popolari. Vista la presenza contemporanea di tanti alunni (1.374 suddivisi in ben 32 sezioni), la scuola elementare - disponendo di sole dodici aule - fu costretta a far ricorso a doppi e tripli turni di lezione, un grave disagio che si ripercuoteva soprattutto sui molti bambini costretti a percorrere lunghe distanze prima di raggiungere l'istituto scolastico, in particolare durante l'inverno e nelle giornate piovose, quando il disagio causato da maltempo, freddo, buio e strade impervie divennero causa determinante della forte diserzione e dispersione scolastica.

Vista l'urgenza della situazione e in attesa della costruzione di un nuovo istituto nel rione Commenda, il sindaco Francesco Lazzaro, con delibera votata all'unanimità dal Consiglio Comunale nel 1951, riuscì a concludere una trattativa con il costruttore Pietro Acquaviva che prevedeva l'utilizzo in locazione, sin dall'anno successivo, dell'intero piano terra del palazzo sito in via Imperatore Augusto, occupato in precedenza dalla vetreria artigianale Vitti. Questi locali però, nonostante i vari adeguamenti effettuati alla "meno peggio", rimanevano comunque inadatti allo svolgimento delle lezioni: il pavimento era in buona parte in terra battura, le condutture fognarie erano a vista e spesso rilasciavano effluvi maleodoranti, i muri presentavano problemi di umidità e di muffe, spesso si vedevano circolare insetti nocivi e persino topi attratti dall'ambiente malsano. In quegli anni diverse famiglie decisero di trasferire i propri figli in altre scuole, presentando certificazioni mediche attestanti reumatismi o problematiche di natura sanitaria. Vista la situazione, nel 1953 il Comune decise di prendere in locazione anche l'intero secondo piano del palazzo, all'epoca di proprietà di Filippo Pugliese (il primo e il terzo piano erano occupati da famiglie già residenti), furono così allestite ulteriori cinque aule, con accesso da via Mecenate. Nonostante le tante difficoltà, nel quinquennio il numero di studenti aumentò vertiginosamente, soprattutto in considerazione del rapido popolamento dell'intero quartiere: si passò dai 325 alunni iscritti nel 1952 ai 1.115 del 1956, in particolare tra il 1953 e il 1954 l'affluenza alla didattica fu più che raddoppiata, passando da 429 a 966 iscritti. Tutto ciò determinò situazioni di sovraffollamento, alcune classi superavano persino le quaranta unità, pertanto fu necessario organizzare le lezioni in più turni, in orari sia antimeridiani che pomeridiani.


Edificio di via Imperatore Augusto ang. via Mecenate utilizzato per cinque anni come scuola elementare

Purtroppo, ricorda ancora il compianto prof. Catanzaro, l'atavica lentezza burocratica non permise la costruzione del nuovo istituto scolastico già progettato per venti aule su un suolo di proprietà comunale, la superficie venne ceduta nel 1955 alla Curia Arcivescovile di Brindisi per l'edificazione della chiesa del quartiere, oggi parrocchia di San Vito Martire, pertanto due anni dopo si decise di utilizzare come nuovo edificio scolastico uno stabile ubicato poco più avanti, tra le vie Sardegna, Puglia, Sicilia e Lazio, costruito per uso case popolari ma ancora non assegnato alle famiglie senza tetto. Anche in questo caso l'immobile venne adattato e "adeguato a scuola elementare data la centralità del sito, la mancanza di un edificio scolastico nel rione e la scarsezza di altri suoli disponibili". Furono abbattute alcune pareti divisorie per rendere intercomunicanti le aule con i corridoi e furono realizzati due ingressi, uno su via Sardegna e l'altro su via Lazio. Inizialmente presero posto undici classi che divennero venticinque dopo l'ampliamento dello stabile deliberato nel luglio del 1958: oltre alla sopraelevazione del primo piano furono sostituiti gli infissi e allestiti nuovi impianti igienici e di energia elettrica. Per un importo di poco inferiore a dieci milioni di lire, l'Impresa Edile Capeto completò i lavori in brevissimo tempo e rese disponibile l'edificio interamente rinnovato. Qui si trasferirono tutti i restanti alunni sino ad allora dislocati nell'ex vetreria poco distante, che successivamente venne utilizzata come officina meccanica della Ford e dal 1986 come supermercato, attività commerciale ancora oggi molto ben avviata.


L'edificio a piano unico destinato a scuola elementare Camassa nel 1957 (arch. G. Catanzaro)


La scuola elementare Camassa nel 1988 (arch. G. Catanzaro)


L'edificio abbandonato dell'ex scuola elementare Camassa nel 2021

La scuola elementare di via Sardegna, con provvedimento della Giunta Municipale guidata dal sindaco Manlio Poto, fu intitolata all'emerito studioso, cultore e divulgatore della storia locale e delle tradizioni brindisine Pasquale Camassa.
Le aule di cui disponeva l'edificio non erano comunque sufficienti a contenere il numero complessivo di alunni iscritti, sicché ancora una volta fu necessario il doppio turno di lezione.

L'istituto ha poi subito ulteriori rimaneggiamenti e adeguamenti, nel 1984 vennero infatti demoliti alcuni muri divisori al piano terra così da ottenere una piccola palestra coperta utile all'educazione fisica dei ragazzi, dotata di un pavimento ricoperto da un tappetino in gomma e di attrezzature necessarie all'attività ginnica. Fu inoltre chiuso e recintato, con una cancellata metallica, il tratto di strada in corrispondenza di via Sardegna, tra via Puglia e via Toscana, in questo modo gli alunni potevano sostare in una zona protetta dal passaggio delle auto in attesa dell'ingresso nelle aule, un "nuovo" spazio utilizzato anche per l'attività fisica all'aperto. "Inizialmente gli abitanti, le cui finestre si affacciavano sul predetto tratto di strada, elevarono risentite proteste", ma col tempo compresero il vantaggio e accettarono tale soluzione.

Ex scuola Camassa (clicca per ingrandire le immagini)
Prospetto su via Sardegna
Ingresso principale della scuola
Maestre e alunni nel 1960

La scuola, al centro di uno dei quartieri più popolosi della città, è ormai chiusa da circa trent'anni e versa in un pietoso stato di abbandono, le segnalazioni dei passanti e soprattutto dei residenti della zona non sono mai mancate, per un certo periodo l'edifico era una groviera, si poteva entrare da più parti e per tanti ragazzi quel dedalo di stanze vuote rappresentava un'attrazione irresistibile, sino a quando il Comune rese il fabbricato inaccessibile. Ma i problemi restano e sono evidenti: le finestre continuano a sbattere durante le giornate ventose, c'è tanta sporcizia, escrementi ma anche carcasse di animali morti, bottiglie e persino estintori vuoti nel cortiletto interno. I muri dei prospetti sono tutti imbrattati da scritte, mentre lungo l'intero perimetro vengono gettati, ad ogni ora del giorno e con disinvoltura, numerosi sacchi dell'immondizia, una pessima consuetudine, purtroppo, che persiste da anni in tutta la zona. La situazione è davvero assurda, potrebbe essere risolta includendo l'immobile in un adeguato progetto di salvataggio e rilancio del patrimonio edilizio pubblico ancora recuperabile, compreso l'ex asilo di corte Tirolo, il basso fabbricato con un giardino di pertinenza anch'esso chiuso da tanti anni. La speranza è che entrambi tornino a rivivere, magari come contenitori culturali o come laboratori artistici permanenti.


Il cortiletto interno dell'ex scuola elementare Camassa

Chi abita da quelle parti racconta che basta chiudere gli occhi per immaginare il suono della tipica campanella e l'entusiasmo dei ragazzini pronti ad entrare nelle aule, ma una volta riaperti si torna alla realtà, tra devastazione e tanta incuria.

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.190 del 12/03/2021

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